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Dichiarazione di latitanza: annullata per vizi

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per traffico di stupefacenti a causa di una illegittima dichiarazione di latitanza. È stato stabilito che, essendo nota la residenza dell’imputato all’estero, le autorità avrebbero dovuto seguire la procedura di notifica internazionale invece di dichiararlo genericamente latitante. Tale errore ha invalidato l’intero processo, violando il diritto di difesa dell’imputato.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione di Latitanza: Annullamento Totale del Processo se l’Imputato Risiede all’Estero

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la dichiarazione di latitanza non può essere utilizzata come scorciatoia quando le autorità sono a conoscenza della residenza dell’imputato all’estero. In tal caso, è obbligatorio seguire le procedure di notifica internazionali. La violazione di questa regola costituisce un vizio insanabile che porta all’annullamento dell’intero processo, come accaduto nel caso di specie, relativo a una condanna per importazione di sostanze stupefacenti.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un cittadino straniero, residente nella Repubblica Dominicana, condannato in primo e secondo grado per aver importato cocaina in Italia. L’intero processo si era svolto in sua assenza. Le autorità italiane, non riuscendo a notificargli l’ordinanza di custodia cautelare, lo avevano dichiarato latitante. Di conseguenza, tutte le successive notifiche, inclusa la citazione a giudizio per il processo di primo grado e per l’appello, erano state effettuate al difensore d’ufficio.

La condanna era diventata definitiva, ma solo in seguito l’imputato era venuto a conoscenza del procedimento a suo carico. Tramite la sua difesa, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la nullità dell’intero iter processuale a causa dell’illegittimità della dichiarazione di latitanza iniziale.

Il Vizio nella Dichiarazione di Latitanza

Il fulcro del ricorso si basa su un punto cruciale: dagli atti del procedimento emergeva chiaramente che le forze dell’ordine italiane non solo sapevano che l’indagato si trovava nella Repubblica Dominicana, ma avevano anche individuato il suo domicilio e stabilito un contatto con lui in quel territorio durante le indagini. Esisteva, quindi, una ‘notizia precisa’ della sua residenza all’estero.

In presenza di tali elementi, la procedura corretta non era quella di basarsi su un generico verbale di ‘vane ricerche’ sul territorio nazionale per dichiarare la latitanza. Al contrario, il codice di procedura penale (art. 169 c.p.p.) impone di tentare la notifica all’estero tramite raccomandata con avviso di ricevimento. Solo in caso di fallimento di tale procedura si sarebbero potute attivare altre forme di notifica. La scelta di dichiarare l’imputato latitante ha di fatto precluso la sua conoscenza del processo e la possibilità di esercitare il proprio diritto di difesa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, annullando senza rinvio la sentenza d’appello, quella di primo grado e la citazione a giudizio. L’intero procedimento è stato azzerato e gli atti sono stati trasmessi nuovamente alla Procura della Repubblica per ricominciare daccapo.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito la fondamentale differenza tra lo status di ‘irreperibile’ e quello di ‘latitante’. L’irreperibilità è una condizione di mera non rintracciabilità. La latitanza, invece, presuppone una ‘volontaria sottrazione’ dell’imputato alla giustizia, ovvero la consapevolezza di essere ricercato e la volontà di sfuggire a un provvedimento restrittivo.

Nel caso in esame, non vi era alcuna prova di tale volontà. L’imputato si trovava semplicemente nella sua residenza nota all’estero. L’impossibilità di notificargli un atto in Italia non poteva essere automaticamente interpretata come una fuga. Le autorità avevano il dovere di utilizzare gli strumenti previsti per le notifiche internazionali. La dichiarazione di latitanza è stata quindi ritenuta illegittima perché fondata su un presupposto errato: le ricerche non erano state complete ed esaustive, avendo omesso il passaggio fondamentale della notifica all’indirizzo estero conosciuto.

Questo errore iniziale ha prodotto un effetto a catena: la citazione a giudizio, notificata al difensore d’ufficio sulla base di una latitanza invalida, è da considerarsi ‘tamquam non esset’ (come se non fosse mai esistita). Di conseguenza, tutti gli atti successivi, comprese le sentenze di condanna, sono stati travolti dalla nullità.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del rispetto rigoroso delle norme procedurali in materia di notifiche, specialmente quando coinvolgono soggetti residenti all’estero. Un’errata dichiarazione di latitanza non è un semplice errore formale, ma una grave violazione del diritto di difesa che compromette la validità dell’intero processo. La decisione impone alle autorità inquirenti un controllo giurisdizionale rigoroso sulla completezza delle ricerche prima di dichiarare la latitanza di un indagato, esigendo che vengano esperiti tutti i canali di notifica possibili, inclusi quelli internazionali, quando vi siano informazioni precise sulla dimora di una persona all’estero.

Quando è illegittima una dichiarazione di latitanza?
Una dichiarazione di latitanza è illegittima quando le autorità giudiziarie, pur avendo conoscenza precisa del luogo di residenza o dimora dell’imputato all’estero, omettono di seguire la procedura di notifica internazionale prevista dalla legge e si basano su un generico verbale di vane ricerche sul territorio nazionale.

Qual è la differenza tra latitanza e irreperibilità?
L’irreperibilità è la condizione oggettiva di una persona che non viene rintracciata dopo le ricerche effettuate nei luoghi previsti dalla legge. La latitanza, invece, implica un elemento soggettivo: la volontaria sottrazione a un provvedimento restrittivo della libertà personale, che presuppone la consapevolezza dell’esistenza di tale provvedimento.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di latitanza illegittima?
Una dichiarazione di latitanza illegittima rende invalido il decreto stesso e, di conseguenza, inficia la validità della citazione a giudizio e di tutti gli atti processuali successivi, incluse le sentenze di primo grado e di appello. L’effetto è l’annullamento dell’intero processo e la regressione del procedimento alla fase iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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