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Determinazione pena: il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello. L’imputato lamentava un’errata valutazione delle circostanze e una pena eccessiva. La Suprema Corte ha ribadito che la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se la motivazione è logica e non contraddittoria, come nel caso di specie, dove si è tenuto conto della personalità negativa del soggetto.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: I Limiti del Ricorso in Cassazione

La corretta determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice è chiamato a bilanciare la gravità del reato con la personalità dell’imputato. Ma fino a che punto questa valutazione può essere contestata davanti alla Corte di Cassazione? Un’ordinanza recente (n. 5277/2024) offre chiarimenti cruciali, dichiarando inammissibile un ricorso che criticava proprio questo aspetto e confermando i consolidati limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. Il ricorrente sollevava due questioni principali: un errato giudizio di valenza tra le circostanze e l’eccessività della pena che gli era stata inflitta. In sostanza, egli riteneva che i giudici di secondo grado non avessero adeguatamente valorizzato le circostanze attenuanti generiche e avessero applicato una sanzione sproporzionata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La Corte ha stabilito che i motivi presentati non erano consentiti dalla legge, in quanto si limitavano a contestare il merito del trattamento sanzionatorio, che era stato invece adeguatamente motivato dai giudici dei precedenti gradi di giudizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: il Potere Discrezionale nella Determinazione della Pena

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. La Corte Suprema ha ribadito un principio fondamentale: la determinazione della pena e il bilanciamento delle circostanze sono attività che rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere, guidato dai criteri stabiliti dall’art. 133 del codice penale (gravità del danno, intensità del dolo, capacità a delinquere, etc.), non può essere messo in discussione in Cassazione, a meno che la motivazione della sentenza non sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva giustificato la propria decisione facendo puntuale riferimento alla ‘personalità negativa dell’imputato’ e all’assenza di elementi positivi da valorizzare. Questa motivazione, seppur sintetica, è stata ritenuta sufficiente e non illogica, precludendo così ogni possibilità di riesame da parte della Cassazione. La Corte ha inoltre sottolineato che, quando la pena inflitta è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato, non è necessaria un’argomentazione particolarmente dettagliata da parte del giudice.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame conferma che tentare di ottenere uno ‘sconto di pena’ ricorrendo in Cassazione è una strategia processuale molto rischiosa e spesso infruttuosa. Il ricorso per legittimità non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti o la congruità della sanzione. L’impugnazione deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici macroscopici della motivazione. In assenza di tali elementi, il ricorso viene dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, che funge da deterrente contro impugnazioni meramente dilatorie o pretestuose.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, non se la contestazione riguarda la valutazione discrezionale del giudice (il cosiddetto ‘merito’). Il ricorso è ammesso solo se la motivazione della sentenza è palesemente illogica, contraddittoria, assente, o se il giudice ha commesso un errore nell’applicazione della legge.

Cosa significa che la valutazione del giudice sulla pena è ‘insindacabile in sede di legittimità’?
Significa che la Corte di Cassazione non ha il potere di sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di merito (Tribunale o Corte d’Appello) su aspetti come la valutazione della personalità dell’imputato o la scelta della pena, purché la decisione sia stata giustificata in modo logico e coerente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Come stabilito in questa ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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