Determinazione pena: la Cassazione annulla per errore di calcolo
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46831/2024) ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto penale riguardo la corretta determinazione della pena. Il caso, relativo a un furto in abitazione, dimostra come un errore nel calcolo della sanzione da parte del giudice possa portare all’annullamento della sentenza, garantendo che la pena sia sempre giusta e conforme alla legge.
I Fatti del Processo
Un individuo era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Siracusa per furto in abitazione, aggravato dalla violenza sulle cose. In seguito, la Corte d’appello di Catania, pur confermando la colpevolezza, aveva riformato la sentenza. I giudici di secondo grado avevano riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, considerandole equivalenti alle aggravanti contestate, e avevano rideterminato la pena in quattro anni di reclusione e 930,00 euro di multa.
L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando proprio le modalità con cui era stata calcolata la nuova pena.
La corretta determinazione della pena secondo la Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza della Corte d’appello limitatamente al trattamento sanzionatorio. Il motivo risiede in un errore tecnico commesso dai giudici d’appello. La Cassazione ha chiarito che, una volta riconosciute le attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti, il giudice deve calcolare la pena partendo dalla ‘pena base’ stabilita in primo grado, che in questo caso corrispondeva al minimo previsto dalla legge per quel reato.
La Corte d’appello, invece di applicare la diminuzione prevista per le attenuanti a quella base, aveva proceduto a una rideterminazione complessiva in modo non conforme ai criteri di legge.
Le Motivazioni
I giudici della Cassazione hanno spiegato che la determinazione della pena è un’operazione che spetta al giudice di merito, il quale deve basarsi sui criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). Tuttavia, questo potere discrezionale deve essere esercitato seguendo un percorso logico-giuridico corretto.
Nel caso specifico, avendo la Corte d’appello riconosciuto le attenuanti, avrebbe dovuto applicare la relativa diminuzione partendo dalla pena base già fissata dal Tribunale. L’errore ha viziato la sentenza, rendendo necessario l’annullamento.
Le Conclusioni
La sentenza è stata quindi annullata con rinvio a un’altra sezione della Corte d’appello di Catania. I nuovi giudici dovranno riesaminare il caso, ma solo per ricalcolare la pena in modo corretto, seguendo le indicazioni della Cassazione. Questa decisione sottolinea l’importanza del rigore procedurale nel diritto penale e assicura che ogni condanna sia il risultato di un’applicazione precisa e trasparente della legge, specialmente in una fase delicata come la determinazione della pena.
Per quale motivo la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’appello ha commesso un errore nel calcolare la pena. Dopo aver concesso le circostanze attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, non ha applicato la diminuzione sulla pena base corretta, violando le regole per la determinazione della sanzione.
Cosa accadrà adesso nel processo?
Il caso torna a una diversa sezione della Corte d’appello di Catania, che dovrà svolgere un nuovo esame limitatamente al trattamento sanzionatorio. I nuovi giudici dovranno ricalcolare la pena, applicando correttamente le attenuanti sulla base di partenza indicata dalla Cassazione.
Qual è il principio di diritto riaffermato in questa sentenza?
La Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena deve seguire un percorso logico-giuridico preciso. Quando le attenuanti generiche sono ritenute equivalenti alle aggravanti, il calcolo deve partire dalla pena base (in questo caso, il minimo edittale) e solo successivamente applicare le eventuali diminuzioni previste, senza alterare la base stessa in modo arbitrario.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 46831 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 5 Num. 46831 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 11/11/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato ad AUGUSTA (SR) il 25/08/1999 avverso la sentenza del 22/01/2024 della CORTE d’APPELLO di CATANIA; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore NOME COGNOME concluso chiedendo l’annullamento senza rinvio limitatamente al ‘,determinazione della pena; udito il difensore di fiducia dell’imputato NOME COGNOME l’avv NOME COGNOME che si riporta al ricorso ed insiste per il suo accoglimen
RITENUTO IN FATTO
La Corte d’appello di Catania ha riformato la sentenza del Tribunal Siracusa, emessa all’esito di giudizio abbreviato, di condanna di COGNOME Salvatore per il reato di furto in abitazione commesso in concorso con soggetto e aggravato dalla violenza sulle cose, ai sensi degli articoli comma 3, e 625, comma 1, numero 2, cod. pen.
In particolare, la Corte d’appello, ritenute le circostanze attenuanti ge equivalenti alle aggravanti, ha rideterminato in quattro anni di reclusione e
la diminuzione prevista per le menzionate attenuanti. Tale determinazione spe però, al giudice del merito, che, sulla base dei noti criteri e in pa dell’articolo 133 cod. pen., stabilirà in concreto quale pena sia corretto ir ricorrente nel caso in questione, applicando, come detto, le stesse circo attenuanti generiche sulla pena base irrogata dal Tribunale ed equivalen minimo edittale previsto dal menzionato comma 3 dell’art. 624-bis cod. pen.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio e rin per nuovo esame ad altra sezione della Corte d’appello di Catania. Così deciso in data 11/11/2024
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