LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Determinazione della pena: quando la motivazione basta

Un individuo condannato per spaccio di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione sulla determinazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: una motivazione dettagliata sulla quantificazione della sanzione è necessaria solo per pene vicine al massimo edittale. Per pene medie o minime, la valutazione del giudice di merito è ampiamente discrezionale e non sindacabile in sede di legittimità se non palesemente illogica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando la Motivazione del Giudice è Insindacabile

La quantificazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice esercita un potere discrezionale basato su criteri normativi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i limiti entro cui la decisione del giudice sulla determinazione della pena può essere contestata. Il caso riguarda un ricorso avverso una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti, giudicato inammissibile perché basato su una presunta illogicità della motivazione, ritenuta dalla Corte insussistente.

I Fatti del Caso: La Condanna per Spaccio e il Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Milano, che confermava la condanna emessa in primo grado nei confronti di un individuo per la cessione a terzi di eroina e cocaina. La pena inflitta era di un anno e otto mesi di reclusione e 4.000 euro di multa.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e la manifesta illogicità della motivazione in ordine alla determinazione del trattamento sanzionatorio. In sostanza, la difesa contestava non la colpevolezza, ma il modo in cui i giudici di merito avevano quantificato la pena, ritenendolo ingiustificato.

La Decisione sulla Determinazione della Pena: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, il motivo di ricorso non era proponibile in sede di legittimità. La difesa, infatti, non si confrontava criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre censure già correttamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

La Corte ha sottolineato come la motivazione della sentenza di secondo grado fosse tutt’altro che carente o illogica, risultando invece coerente con le prove emerse nel processo e, pertanto, non sindacabile in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede in un principio consolidato in giurisprudenza. La Corte territoriale aveva adeguatamente giustificato la congruità della pena applicata, facendo riferimento a elementi concreti quali:

* La pluralità delle condotte di cessione contestate;
* Le specifiche modalità di esecuzione del reato;
* La natura delle sostanze stupefacenti cedute (eroina e cocaina);
* La personalità dell’imputato.

La Cassazione ha poi ribadito una regola fondamentale sulla motivazione della pena: un obbligo di motivazione specifica e dettagliata sorge solo quando la sanzione si attesta su livelli prossimi al massimo edittale o comunque superiori alla media. Al contrario, quando la pena è media o vicina al minimo previsto dalla legge – come nel caso di specie – la scelta del giudice è insindacabile se basata implicitamente sui criteri dell’articolo 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole). La scelta di irrogare una pena contenuta non richiede una giustificazione analitica, essendo essa stessa espressione di una valutazione di merito riservata al giudice.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che le possibilità di contestare in Cassazione la misura della pena sono estremamente limitate. La determinazione della pena è un’attività che rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Un ricorso basato su questo aspetto ha speranze di successo solo se la motivazione è totalmente assente, oppure se è talmente contraddittoria e irrazionale da risultare incomprensibile (la cosiddetta “motivazione apparente”). Lamentare genericamente che la pena sia ‘eccessiva’ o che il giudice non abbia ‘spiegato abbastanza’ non costituisce un valido motivo di ricorso, specialmente quando la sanzione inflitta è lontana dai massimi previsti dalla legge.

È sempre necessario che il giudice motivi in modo dettagliato la quantità della pena inflitta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo quando la pena è vicina al massimo o superiore alla media. Per pene medie o vicine al minimo, è sufficiente che la scelta si basi implicitamente sui criteri dell’art. 133 del codice penale.

Si può contestare in Cassazione la congruità della pena decisa dal giudice di merito?
Generalmente no. La scelta della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione, a meno che la motivazione sia totalmente assente, palesemente illogica o contraddittoria.

Quali elementi ha considerato il giudice in questo caso per confermare la pena?
I giudici hanno confermato la congruità della pena tenendo conto della pluralità delle cessioni di droga, delle modalità delle condotte, della natura delle sostanze stupefacenti (eroina e cocaina) e della personalità dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati