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Determinazione della pena: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. Il motivo principale risiede nella genericità delle censure mosse riguardo la determinazione della pena. La Suprema Corte ha ribadito che non è possibile una nuova valutazione della congruità della sanzione in sede di legittimità se la motivazione del giudice di merito non è palesemente illogica o arbitraria, soprattutto quando fondata su elementi concreti come la personalità negativa dell’imputato.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: La Cassazione Boccia i Ricorsi Generici

La determinazione della pena è una delle fasi più delicate del processo penale, in cui il giudice è chiamato a bilanciare la gravità del reato con la personalità dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su come devono essere formulate le critiche a tale valutazione in sede di ricorso. Quando le lamentele sono generiche e non si confrontano specificamente con le ragioni del giudice, il rischio è uno solo: l’inammissibilità.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Milano, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I suoi motivi di doglianza si concentravano su un unico punto: la presunta violazione dell’articolo 133 del Codice Penale e un vizio di motivazione riguardo alla determinazione della pena inflittagli. Secondo la difesa, la sanzione era eccessiva e non adeguatamente giustificata dai giudici di secondo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione e la corretta determinazione della pena

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove si può rinegoziare la pena. Il ruolo della Cassazione è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria, non di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una conseguenza tipica dei ricorsi ritenuti inammissibili.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile

La Suprema Corte ha spiegato in modo chiaro e netto le ragioni della sua decisione, evidenziando le carenze del ricorso presentato.

Il Principio di Diritto: Non Basta un Mero Dissenso

Il punto centrale della motivazione risiede nella natura del ricorso. I giudici hanno sottolineato come i motivi fossero “manifestamente infondati, in quanto generici, privi di confronto con la decisione impugnata, non scanditi da necessaria critica alle argomentazioni”. In altre parole, la difesa si era limitata a esprimere un dissenso sulla quantificazione della pena, senza però smontare pezzo per pezzo il ragionamento logico-giuridico della Corte d’Appello. Un ricorso efficace deve individuare le specifiche illogicità o le palesi arbitrarietà nella valutazione del giudice, non limitarsi a proporre una valutazione alternativa.

L’Importanza della Personalità dell’Imputato nella determinazione della pena

La Corte ha inoltre specificato che la sentenza d’appello era sorretta da una “congrua motivazione”. In particolare, i giudici di merito avevano posto in evidenza la “negativa personalità dell’imputato” come fattore decisivo per la determinazione della pena. Questo elemento, basato su fatti e circostanze emerse nel processo, costituisce un fondamento solido che non può essere scalfito da critiche generiche. La Cassazione, citando un proprio precedente (sentenza n. 5582/2014), ha ricordato che è inammissibile una censura che miri a una nuova valutazione sulla congruità della pena, a meno che questa non sia “frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico”.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per ogni difensore. Quando si impugna una sentenza per questioni relative alla determinazione della pena, non è sufficiente affermare che la sanzione sia sproporzionata. È indispensabile condurre un’analisi critica e puntuale della motivazione del giudice, evidenziando i passaggi illogici, le contraddizioni o la mancata considerazione di elementi decisivi. In assenza di una critica specifica e argomentata, che si confronti direttamente con le ragioni esposte nella sentenza, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione sulla determinazione della pena è considerato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, generici, privi di un confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata e non evidenziano un’illogicità o arbitrarietà palese nel ragionamento del giudice di merito.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per giustificare la pena inflitta?
La Corte d’Appello ha basato la sua decisione su una congrua motivazione, ponendo in particolare evidenza la personalità negativa dell’imputato come fattore rilevante per la quantificazione della pena.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza in esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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