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Determinazione della pena: quando è insindacabile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava l’entità della pena inflittagli per spaccio di stupefacenti. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale sulla determinazione della pena: la scelta del giudice di merito è insindacabile in sede di legittimità se la sanzione si colloca in una misura media o prossima al minimo, non richiedendo una motivazione specifica e dettagliata, necessaria solo in caso di pene vicine al massimo edittale.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della pena: i limiti al sindacato della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cruciale in materia di determinazione della pena. Quando è possibile contestare l’entità di una condanna? E quali sono i limiti del sindacato della Suprema Corte? Il caso analizzato offre una risposta chiara: la discrezionalità del giudice di merito nella quantificazione della sanzione è ampia e il ricorso per cassazione che ne contesta l’eccessività, senza evidenziare vizi di legalità, è destinato all’inammissibilità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla decisione di una Corte d’Appello che, in parziale riforma di una sentenza di primo grado, aveva rideterminato la pena per un imputato, condannandolo a quattro anni di reclusione e 20.600,00 euro di multa per un reato legato agli stupefacenti (previsto dall’art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990). L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità e la contraddittorietà della motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio. In particolare, riteneva la pena eccessiva e criticava la limitata riduzione concessa per le circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Cassazione e la corretta determinazione della pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che distingue nettamente tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio dove ridiscutere l’entità della pena. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che la stabilisce basandosi sui criteri indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo).

Le Motivazioni

Il Collegio ha spiegato che l’obbligo di una motivazione specifica e dettagliata sulla quantificazione della pena sorge solo in determinate circostanze. In particolare, una giustificazione analitica è richiesta quando la sanzione applicata è prossima al massimo edittale previsto dalla legge o comunque superiore alla media. In questi casi, il giudice deve dare conto delle ragioni che lo hanno spinto a infliggere una pena così severa.

Al contrario, quando la pena si attesta su valori medi o prossimi al minimo, la scelta del giudice si considera implicitamente motivata dal corretto uso dei poteri discrezionali conferitigli dalla legge. La decisione di non discostarsi significativamente dal minimo edittale è, di per sé, una motivazione sufficiente. Pertanto, un ricorso basato unicamente sulla percezione di ‘eccessività’ della pena, senza denunciare una violazione di legge o un vizio logico manifesto e decisivo nella motivazione, non è ammissibile in sede di legittimità. La Corte ha concluso che la decisione impugnata era sorretta da un apparato argomentativo coerente e rispettoso delle norme sulla determinazione della pena.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che le possibilità di ottenere una riduzione della pena in Cassazione sono estremamente limitate. L’imputato che intende contestare la sanzione deve dimostrare un errore di diritto o un’assoluta mancanza o manifesta illogicità della motivazione, specialmente se la pena è stata fissata ben al di sopra della media. In assenza di tali vizi, la valutazione del giudice di merito rimane insindacabile, e il ricorso verrà dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile ricorrere in Cassazione lamentando che la pena inflitta sia troppo alta?
No, se la critica riguarda esclusivamente la valutazione discrezionale del giudice (il merito). Il ricorso è inammissibile se la pena si colloca in una misura media o vicina al minimo e non vengono evidenziati vizi di legittimità, come una violazione di legge o una motivazione manifestamente illogica.

Quando il giudice deve motivare in modo dettagliato la determinazione della pena?
Secondo la Corte, una motivazione specifica e dettagliata sui criteri seguiti è richiesta solo quando la sanzione viene quantificata in una misura prossima al massimo edittale o comunque superiore alla media. In caso contrario, la scelta è implicitamente motivata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato per legge al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso 3.000,00 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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