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Determinazione della pena: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la determinazione della pena stabilita dalla Corte d’Appello, basato su un presunto vizio di motivazione. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione sulla congruità della pena non è sindacabile in sede di legittimità, a meno di manifesta illogicità o arbitrio, e che non è richiesta una motivazione rafforzata se la pena non si discosta significativamente dal minimo edittale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La determinazione della pena è una delle fasi più delicate del processo penale, in cui il giudice, sulla base della legge, stabilisce la sanzione da applicare all’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini entro cui è possibile contestare tale decisione. Con l’ordinanza n. 12916/2025, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso che mirava a una nuova valutazione della congruità della pena, chiarendo i principi che regolano la motivazione del giudice in questo ambito.

I Fatti del Caso: La Contestazione sulla Sanzione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. L’unico motivo di doglianza riguardava un presunto vizio di motivazione in ordine alla determinazione della pena. Secondo il ricorrente, la sanzione inflitta non era congrua e la Corte territoriale non aveva adeguatamente giustificato la propria scelta. L’obiettivo del ricorso era, in sostanza, ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova valutazione nel merito della pena, ritenuta eccessiva.

La Decisione della Corte e la Determinazione della Pena

La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno sottolineato un principio fondamentale: la valutazione sulla congruità della pena è un’attività riservata ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere oggetto di un nuovo esame in sede di Cassazione. Il ruolo della Suprema Corte, infatti, non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che il controllo sulla motivazione della determinazione della pena è consentito solo in casi eccezionali, ovvero quando la decisione del giudice di merito è frutto di “mero arbitrio o di ragionamento illogico”. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito argomentazioni coerenti e prive di illogicità manifeste per giustificare la pena, basandosi sulla gravità delle condotte.

Inoltre, la Cassazione ha richiamato un importante principio di diritto: l’obbligo di una “motivazione rafforzata” scatta solo quando la pena si discosta in modo significativo dal minimo edittale previsto dalla legge. Al contrario, quando la pena irrogata si colloca al di sotto della media o comunque non si allontana eccessivamente dal minimo, è sufficiente che il giudice faccia riferimento al criterio generale di adeguatezza della pena. Questo criterio, secondo la Corte, include implicitamente la valutazione di tutti gli elementi indicati dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, ecc.).

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato, stabilendo chiari paletti al sindacato della Corte di Cassazione sulla determinazione della pena. La decisione non può essere contestata semplicemente perché ritenuta non congrua dall’imputato. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra un vizio logico palese o un’arbitrarietà nella decisione del giudice di merito. Per le pene che non si discostano in modo rilevante dal minimo legale, una motivazione sintetica ma ancorata al principio di adeguatezza è considerata pienamente sufficiente a giustificare la scelta del giudice.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione non può riesaminare la congruità (cioè l’adeguatezza) della pena. Può intervenire solo se la decisione del giudice è basata su un ragionamento manifestamente illogico o arbitrario.

Quando il giudice deve fornire una motivazione “rafforzata” per la determinazione della pena?
Secondo l’ordinanza, il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione più dettagliata (rafforzata) solo quando la pena inflitta si discosta in modo significativo dal minimo previsto dalla legge per quel reato.

Cosa succede se un ricorso contro la determinazione della pena viene dichiarato inammissibile?
L’imputato che ha presentato il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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