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Determinazione della pena: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10560/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava la motivazione sulla determinazione della pena. La Corte ha stabilito che, quando la pena base inflitta è vicina al minimo previsto dalla legge, il giudice non è tenuto a fornire una spiegazione dettagliata, essendo sufficiente un richiamo alla gravità del fatto o l’uso di formule come ‘pena congrua’.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando una Motivazione Sintetica è Sufficiente

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali è un pilastro del nostro ordinamento. Tuttavia, la sua estensione può variare a seconda del contesto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 10560 del 2024, offre un importante chiarimento sulla determinazione della pena, specificando quando una motivazione succinta da parte del giudice può essere considerata legittima. Analizziamo questo caso per comprendere meglio i confini del dovere di motivazione del giudice penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva parzialmente riformato una condanna per furto aggravato. La Corte territoriale aveva assolto l’imputato da uno degli episodi contestati, rideterminando di conseguenza la pena per il reato residuo.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo di doglianza: il vizio di motivazione in merito alla quantificazione della sanzione. Secondo il ricorrente, il giudice d’appello non avrebbe adeguatamente spiegato le ragioni che lo avevano portato a stabilire una pena di un certo ammontare.

La Decisione della Corte e la Determinazione della Pena

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede in un principio consolidato in giurisprudenza, che bilancia l’obbligo di motivazione con criteri di economia processuale e logicità.

La Corte ha osservato che la pena base inflitta all’imputato (due anni di reclusione) era molto vicina al minimo edittale previsto dalla legge per quel tipo di reato. In queste circostanze, l’obbligo motivazionale del giudice si attenua notevolmente.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha chiarito che quando un giudice fissa una pena poco superiore al minimo legale, non è tenuto a fornire una giustificazione analitica e dettagliata. È sufficiente che dalla sentenza emergano gli elementi presi in considerazione, come la gravità oggettiva del reato.

Nel caso specifico, il giudice di merito aveva dato conto delle evidenze fattuali e della gravità dell’illecito. Secondo la Suprema Corte, in un quadro del genere, l’adempimento dell’obbligo di cui all’art. 125, comma 3, cod. proc. pen., è soddisfatto anche attraverso l’uso di espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”, o con un semplice richiamo alla gravità del reato. Questo approccio è supportato da precedenti giurisprudenziali (come la sentenza n. 33773/2007), che confermano come una pena vicina al minimo non richieda una motivazione complessa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ribadisce un’importante regola pratica per gli operatori del diritto. L’onere di motivazione per la determinazione della pena è direttamente proporzionale allo scostamento della sanzione dal minimo edittale. Più la pena si avvicina al massimo, più il giudice dovrà fornire una spiegazione dettagliata e specifica dei criteri adottati. Al contrario, una pena vicina al minimo può essere giustificata in modo più sintetico.

Questa decisione implica che le strategie difensive debbano attentamente valutare l’entità della pena inflitta prima di impugnare una sentenza per vizio di motivazione su questo punto. Un ricorso basato su una presunta carenza motivazionale, a fronte di una pena mite, ha alte probabilità di essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un giudice deve sempre motivare in modo approfondito la quantità della pena inflitta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di fornire una motivazione dettagliata si attenua notevolmente quando la pena base fissata è prossima al minimo edittale previsto dalla legge per quel reato.

Quando è sufficiente una motivazione sintetica per la determinazione della pena?
Una motivazione sintetica è considerata sufficiente quando la pena non si discosta eccessivamente dal minimo legale. In tali casi, il giudice adempie al suo obbligo anche utilizzando espressioni come “pena congrua” o richiamandosi genericamente alla gravità del reato o alla personalità del reo.

Cosa succede se un ricorso per cassazione sulla determinazione della pena viene giudicato manifestamente infondato?
Se il ricorso è ritenuto manifestamente infondato, viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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