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Determinazione della pena: limiti del ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava l’eccessività della pena inflitta. Con questa ordinanza, si ribadisce il principio secondo cui la determinazione della pena da parte del giudice di merito è insindacabile in sede di legittimità, a meno che la sanzione non si discosti significativamente dal minimo edittale o la motivazione sia palesemente illogica o assente. Il caso riguarda una condanna a un anno di reclusione e 3.000 euro di multa.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della pena: quando è inutile il ricorso in Cassazione

La determinazione della pena è una delle fasi più delicate del processo penale, in cui il giudice esercita un potere discrezionale significativo. Tuttavia, tale discrezionalità non è illimitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui precisi confini entro cui un condannato può contestare l’entità della sanzione inflitta, chiarendo quando un ricorso fondato su questo motivo è destinato a essere dichiarato inammissibile.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che aveva confermato una condanna emessa dal Giudice per l’Udienza Preliminare. L’imputato era stato giudicato colpevole per reati legati agli stupefacenti (previsti dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990) e alle armi (ai sensi della L. 110/1975). La pena inflitta era di un anno di reclusione e 3.000,00 euro di multa.

Ritenendo la pena eccessiva, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso e la Critica alla Determinazione della Pena

Il ricorso si basava su un unico motivo: l’illogicità e la contraddittorietà della motivazione fornita dai giudici di merito riguardo al trattamento sanzionatorio. In sostanza, la difesa lamentava che la pena fosse sproporzionata rispetto ai fatti commessi e che i giudici non avessero adeguatamente giustificato la loro scelta.

Questo tipo di contestazione mira a sottoporre al vaglio della Suprema Corte non la colpevolezza dell’imputato, ma la congruità della punizione ricevuta, un aspetto che spesso è al centro delle strategie difensive in appello e in cassazione.

La Decisione della Suprema Corte: Limiti alla Revisione della Pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la valutazione sull’entità della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame da parte della Cassazione, se non in casi eccezionali.

La Suprema Corte ha sottolineato che un obbligo di motivazione specifica e dettagliata sulla determinazione della pena sorge solo in due circostanze:

1. Quando la pena si avvicina al massimo previsto dalla legge per quel reato.
2. Quando la pena è comunque superiore alla media edittale.

In tutti gli altri casi, specialmente quando la pena è media o vicina al minimo legale (come nel caso di specie), si presume che la scelta del giudice sia implicitamente basata sui criteri generali dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, etc.). Questa scelta è considerata insindacabile in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Il Principio di Diritto Consolidato sulla Determinazione della Pena

Citando numerosi precedenti, la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo giudice di merito, ma di un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, un ricorso che si limita a lamentare l’eccessività della pena, senza individuare un vizio logico-giuridico manifesto nella sentenza impugnata, si risolve in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, non consentita in Cassazione.

le motivazioni

La motivazione della Corte si concentra sulla distinzione fondamentale tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La quantificazione della pena è un’attività tipica del giudice di merito, che valuta tutte le circostanze del caso concreto. La Corte di Cassazione interviene solo per correggere errori di diritto, non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente. L’ordinanza chiarisce che una pena fissata in misura media o prossima al minimo non richiede una giustificazione analitica, poiché si presume che il giudice abbia correttamente applicato i criteri di legge.

le conclusioni

In conclusione, questa pronuncia conferma che le possibilità di ottenere una riduzione della pena tramite ricorso in Cassazione sono estremamente limitate. La difesa deve concentrarsi non sulla mera lamentela per una pena ritenuta ‘troppo alta’, ma sull’individuazione di vizi logici gravi e palesi nel ragionamento del giudice di merito. In assenza di tali vizi, e con una pena non esorbitante, il ricorso sulla determinazione della pena è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sempre possibile contestare in Cassazione l’entità di una pena ritenuta eccessiva?
No, non è sempre possibile. La contestazione è ammissibile solo se si dimostra che la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, oppure se la pena applicata è vicina al massimo edittale o ben superiore alla media senza un’adeguata giustificazione.

Quando il giudice deve motivare in modo specifico la determinazione della pena?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica e dettagliata solo quando decide di applicare una pena vicina al massimo previsto dalla legge o comunque superiore alla media. Per pene medie o vicine al minimo, la motivazione può essere anche implicita.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito nel provvedimento, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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