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Determinazione della pena: limiti del ricorso

Un ricorso per Cassazione contro la determinazione della pena per reati fallimentari è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione del giudice di merito sulla congruità della sanzione è insindacabile se supportata da una motivazione logica e coerente, specialmente quando viene applicata la pena minima prevista dalla legge.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Determinazione della Pena: Quando la Decisione del Giudice è Intoccabile

La determinazione della pena rappresenta uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice traduce in una sanzione concreta il giudizio di colpevolezza. Ma fino a che punto questa decisione può essere contestata davanti alla Corte di Cassazione? Un’ordinanza recente offre un chiarimento fondamentale, ribadendo i confini del sindacato di legittimità sul potere discrezionale del giudice di merito. Analizziamo il caso per comprendere i principi in gioco.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una complessa vicenda giudiziaria relativa a reati fallimentari. Dopo un lungo iter processuale, che ha visto anche un annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione, la Corte d’Appello aveva rideterminato la pena per un imputato a un anno e quattro mesi di reclusione. Nella sua decisione, la Corte aveva assolto l’imputato da un’accusa e, per il reato residuo, aveva concesso le attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti, tenendo conto anche della riduzione prevista dal rito processuale scelto.

Il Ricorso per Cassazione e la corretta Determinazione della Pena

Nonostante la pena inflitta fosse relativamente mite, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava proprio la determinazione della pena, sostenendo che il giudice d’appello avesse violato la legge (in particolare l’art. 133 del codice penale) e non avesse motivato adeguatamente la sua decisione.

In sostanza, la difesa contestava il modo in cui il giudice aveva esercitato il proprio potere discrezionale nel quantificare la sanzione, ritenendola non congrua.

Le Motivazioni: Il Potere Discrezionale del Giudice di Merito

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile perché manifestamente infondato. La motivazione della Suprema Corte è un’importante lezione sul riparto di competenze tra giudici di merito e giudice di legittimità.

Il punto centrale è il seguente: la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato entro i limiti fissati dalla legge e supportato da una motivazione che dia conto dei criteri seguiti (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, ecc.).

Nel caso specifico, la Cassazione ha osservato che la pena di un anno e quattro mesi era la pena minima applicabile, considerando le attenuanti generiche dichiarate prevalenti e la riduzione per il rito. Il giudice d’appello aveva fornito una spiegazione adeguata e coerente del suo operato. Di fronte a una motivazione logica e all’applicazione della sanzione più bassa possibile, non vi è spazio per un intervento della Corte di Cassazione.

La Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato i fatti. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la decisione sia supportata da una motivazione logica e non contraddittoria. Qualsiasi ulteriore sindacato invaderebbe il campo del merito, che è precluso alla Corte di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: impugnare in Cassazione la misura della pena è un’operazione estremamente difficile. Il ricorso ha possibilità di successo solo se si riesce a dimostrare un vizio palese, come un’errata applicazione della legge (ad esempio, una pena fuori dai limiti edittali) o una motivazione inesistente, palesemente illogica o contraddittoria. Criticare semplicemente la congruità della sanzione, quando il giudice ha spiegato le sue ragioni in modo plausibile, non è sufficiente. La decisione ribadisce la fiducia dell’ordinamento nel prudente apprezzamento del giudice di merito, che resta il dominus della valutazione dei fatti e della commisurazione della pena.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa da un giudice?
Sì, ma solo in circostanze limitate. Il ricorso è ammissibile se si contesta un errore di diritto o un vizio di motivazione grave (ad esempio, motivazione assente, manifestamente illogica o contraddittoria). Non è sufficiente sostenere che la pena sia troppo severa se il giudice ha fornito una spiegazione coerente del suo potere discrezionale.

Cosa significa che un ricorso è ‘manifestamente infondato’?
Significa che le argomentazioni presentate nel ricorso sono palesemente prive di qualsiasi fondamento giuridico. In questo caso, il ricorso chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare una scelta discrezionale del giudice di merito che era già stata adeguatamente motivata e che aveva portato all’applicazione della pena minima, un compito che esula dalle funzioni della Corte di legittimità.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Come stabilito in questa ordinanza, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte può condannarlo al pagamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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