LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Determinazione della pena: la discrezionalità del giudice

La Cassazione chiarisce i limiti del proprio sindacato sulla determinazione della pena. In un caso di omicidio e lesioni, il ricorso dell’imputato contro la quantificazione della pena, ritenuta troppo alta nonostante le attenuanti, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito che la graduazione della sanzione è potere discrezionale del giudice di merito, insindacabile se la motivazione non è illogica o arbitraria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando la Decisione del Giudice è Insindacabile

La corretta determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, un’attività che bilancia la gravità del reato con la personalità dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5942 del 2024, offre un’importante lezione sui limiti del controllo di legittimità sulla discrezionalità del giudice di merito in questa materia. Analizziamo il caso per comprendere i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una vicenda processuale complessa. L’imputato era stato condannato per gravi reati, tra cui omicidio aggravato e tentato omicidio. La Corte di Cassazione, in un primo momento, aveva annullato parzialmente la sentenza di condanna, rinviando il caso alla Corte d’Assise d’Appello per una nuova valutazione. In particolare, la Corte doveva riconsiderare l’esclusione di un’aggravante (il mezzo insidioso) e il riconoscimento di un’attenuante (la provocazione).

Nel giudizio di rinvio, la Corte d’Assise d’Appello ha effettivamente escluso l’aggravante e riconosciuto l’attenuante della provocazione. Insieme alle attenuanti generiche già concesse, queste sono state giudicate prevalenti sulla recidiva contestata all’imputato. Di conseguenza, la pena è stata rideterminata in dodici anni e sei mesi di reclusione. Nonostante la significativa riduzione, la difesa ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando un’errata quantificazione della pena.

I Motivi del Ricorso e la Determinazione della Pena

Il ricorso dell’imputato si fondava su tre motivi principali:
1. Violazione procedurale: Si lamentava che il Procuratore Generale non si fosse espresso su una richiesta di ‘concordato in appello’ (un accordo sulla pena), impedendo di fatto alla Corte di valutare questa opzione.
2. Vizio di motivazione sulla riduzione della pena: La difesa sosteneva che la riduzione applicata per le attenuanti riconosciute fosse stata troppo modesta e giustificata con motivazioni generiche, come la ‘gravità delle condotte’ e la ‘personalità non tranquillizzante’ dell’imputato.
3. Motivazione apparente sugli aumenti di pena: Si contestava la mancanza di una chiara spiegazione su come le attenuanti avessero inciso sulla pena per ciascun reato satellite (tentato omicidio e lesioni) e sulle ragioni degli aumenti per la continuazione tra i reati.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Determinazione della Pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna e la pena inflitta. La decisione si basa su argomentazioni nette che ribadiscono principi consolidati in materia processuale e sostanziale.

L’Inammissibilità della Questione sul Concordato in Appello

Sul primo punto, la Corte ha osservato che, non avendo il Procuratore Generale formalizzato alcun parere (neanche negativo), non si era mai formato un accordo tra le parti. Di conseguenza, la Corte d’Appello non è mai stata investita della decisione, rendendo il motivo di ricorso privo di interesse. Non c’era alcuna statuizione da impugnare.

La Genericità delle Censure sul Quantum della Pena

La Corte ha ritenuto i motivi relativi alla determinazione della pena generici e manifestamente infondati. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione completa e plausibile per le sue scelte.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è un chiaro esempio di come funzioni il sindacato di legittimità. Il Collegio ha ribadito che la graduazione della pena, inclusi gli aumenti e le diminuzioni per le circostanze, rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Questo potere deve essere esercitato seguendo i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).

La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma può solo verificare che la motivazione fornita non sia manifestamente illogica, contraddittoria o inesistente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la mancata applicazione della massima riduzione possibile, valorizzando elementi concreti come la gravità complessiva dei fatti (l’uso di un bastone per colpire ripetutamente la vittima dopo un investimento) e la personalità dell’imputato, incline a reazioni violente. La pena finale, inoltre, non è stata ritenuta sproporzionata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame conferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legittimità, non del fatto. Le censure che mirano a ottenere una nuova e diversa valutazione del merito, come una differente quantificazione della pena, sono inammissibili se la decisione impugnata è sorretta da una motivazione sufficiente e logica. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a formulare motivi di ricorso che attacchino la coerenza logico-giuridica del ragionamento del giudice, piuttosto che contestare l’opportunità delle sue scelte discrezionali in materia di determinazione della pena.

La Corte di Cassazione può modificare l’ammontare di una pena decisa da un giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito per modificare l’ammontare della pena. Il suo compito è controllare che la motivazione della sentenza sia logica, non contraddittoria e basata sulla corretta applicazione della legge. La determinazione del quantum della pena è un potere discrezionale del giudice di merito.

Perché il ricorso sulla quantificazione della pena è stato respinto in questo caso?
Il ricorso è stato respinto perché i motivi sono stati ritenuti generici e manifestamente infondati. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione compiuta e plausibile per non applicare la massima riduzione di pena, basandosi sulla gravità delle condotte (plurime offese, uso di un bastone) e sulla personalità dell’imputato, ritenuta incline a episodi di violenza.

È ammissibile un’istanza di concordato in appello (patteggiamento in appello) nel giudizio di rinvio?
La sentenza non si pronuncia direttamente sulla questione, ma evidenzia un ostacolo procedurale. Poiché il Procuratore Generale, aderendo a un orientamento che ritiene inammissibile tale istanza nel giudizio di rinvio, non ha espresso il proprio parere, non si è formato un accordo. Senza un accordo o un rigetto formale, la Corte d’Appello non è stata investita della decisione, rendendo il motivo di ricorso inammissibile per carenza di interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati