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Determinazione della pena: la discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per omicidio stradale che lamentava un’eccessiva entità della sanzione. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena, se non si discosta dal minimo edittale, rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, non richiedendo una motivazione particolarmente dettagliata.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Determinazione della Pena: Quando la Scelta del Giudice è Insindacabile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sui limiti del sindacato di legittimità in materia di determinazione della pena. Il caso esaminato offre lo spunto per chiarire quando la decisione del giudice di merito sulla quantificazione della sanzione diventa insindacabile e quali sono i requisiti per un ricorso ammissibile su questo punto. La vicenda riguarda un imputato, condannato per omicidio stradale, che aveva impugnato la sentenza d’appello lamentando unicamente l’eccessiva entità della pena inflitta.

I Fatti del Caso

Il percorso processuale ha origine con una sentenza di condanna a un anno di reclusione emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare per il reato previsto dall’art. 589-bis del codice penale. La decisione veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva quindi ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e la manifesta illogicità della motivazione in merito al trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo.

La Decisione della Corte di Cassazione e la determinazione della pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la valutazione sull’entità della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e, se esercitata correttamente, non è soggetta a riesame in sede di Cassazione. Il ricorso è stato ritenuto privo dei requisiti minimi per poter essere esaminato, in quanto la decisione impugnata risultava supportata da un apparato argomentativo coerente e rispettoso della normativa vigente.

Le Motivazioni: la Discrezionalità del Giudice di Merito

Il cuore della pronuncia risiede nella spiegazione dei limiti entro cui il giudice deve motivare la sua scelta sanzionatoria. La Cassazione chiarisce che un obbligo di motivazione specifica e dettagliata sulla pena sorge solo in due casi: quando la sanzione si attesta su valori prossimi al massimo edittale previsto dalla legge, oppure quando supera in modo significativo la media.

Al di fuori di queste ipotesi, se il giudice irroga una pena contenuta entro la media o vicina al minimo edittale, la sua scelta è considerata ‘insindacabile’. Si presume, infatti, che essa sia implicitamente fondata sui criteri generali di valutazione indicati dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). In tali circostanze, non è richiesta un’analitica esposizione delle ragioni che hanno portato a quella specifica quantificazione. Il ricorso che si limita a lamentare un’eccessiva severità, senza individuare un vizio logico manifesto o una violazione di legge nella sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione pratica per la difesa: un ricorso in Cassazione incentrato esclusivamente sulla presunta eccessività della pena ha scarse probabilità di successo se la sanzione non è palesemente sproporzionata e vicina ai massimi di legge. La discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena è molto ampia. La conseguenza processuale di un ricorso inammissibile, inoltre, non è neutra: comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile contestare in Cassazione l’entità di una pena ritenuta troppo alta?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. Secondo la Corte, il ricorso è generalmente inammissibile se la pena è stata fissata in una misura media o prossima al minimo previsto dalla legge. La scelta del giudice è considerata discrezionale e non riesaminabile, a meno che la sanzione non si avvicini al massimo edittale o la motivazione sia manifestamente illogica o del tutto assente.

Quando il giudice deve motivare in modo specifico la determinazione della pena?
L’ordinanza chiarisce che una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo quando la pena inflitta è prossima al massimo edittale o comunque superiore alla media. Per pene vicine al minimo, si ritiene sufficiente il richiamo implicito ai criteri dell’art. 133 del codice penale.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Come conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità, la legge prevede che il ricorrente venga condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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