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Determinazione della pena: inammissibile il ricorso

Un soggetto condannato a tre mesi di arresto per una violazione del codice della strada ha presentato ricorso in Cassazione, ritenendo la pena eccessiva. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che la determinazione della pena da parte del giudice di merito è insindacabile se non palesemente illogica o arbitraria. Nel caso specifico, la pena è stata ritenuta congrua in virtù dei numerosi precedenti penali dell’imputato, che ne delineavano una personalità negativa e non meritevole di attenuanti.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando il Giudice di Merito è Sovrano

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5404 del 2024, torna a pronunciarsi sui limiti del proprio sindacato in materia di determinazione della pena. Il caso offre uno spunto fondamentale per comprendere perché un ricorso basato sulla presunta eccessività della sanzione viene spesso dichiarato inammissibile, specialmente in presenza di precedenti penali a carico dell’imputato.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato alla pena di tre mesi di arresto per un reato previsto dall’art. 116 del Codice della Strada. Ritenendo la sanzione sproporzionata rispetto alla gravità del fatto commesso, il suo difensore proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione proprio in relazione alla quantificazione della pena.

La Decisione della Corte e la corretta determinazione della pena

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: il giudizio di cassazione non costituisce un terzo grado di merito. Ciò significa che la Corte non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o della congruità della pena, a meno che la decisione del giudice precedente non sia palesemente illogica o frutto di un mero arbitrio.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel dettaglio, i giudici hanno osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione solida e coerente. La pena era stata giudicata congrua sulla base di un elemento decisivo: la personalità negativa dell’imputato. Tale valutazione non era astratta, ma basata su dati oggettivi, ovvero i suoi numerosi precedenti penali.

La presenza di un ‘curriculum’ criminale significativo ha avuto due conseguenze dirette:
1. Ha giustificato una pena non mite, ritenuta adeguata alla luce della scarsa affidabilità del soggetto.
2. Ha portato all’esclusione delle attenuanti generiche, poiché l’imputato è stato considerato non meritevole di tale beneficio.

La Corte ha ribadito che criticare la determinazione della pena senza dimostrare un’irragionevolezza manifesta si traduce in una richiesta di nuova valutazione del merito, preclusa in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena è molto ampia. Per contestare con successo una sanzione in Cassazione non è sufficiente affermare che sia ‘eccessiva’. È necessario, invece, individuare un preciso errore logico nel ragionamento del giudice, dimostrando che la sua decisione è stata arbitraria e non ancorata ai criteri di legge e ai fatti processuali. In assenza di ciò, e in particolare di fronte a precedenti penali, le possibilità di ottenere una riduzione della pena in Cassazione sono estremamente ridotte.

Perché il ricorso sulla pena è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione non può riesaminare la congruità della pena decisa dal giudice di merito, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica o arbitraria. In questo caso, la motivazione era ritenuta coerente.

Quali elementi ha considerato il giudice per stabilire l’entità della pena?
Il giudice ha considerato la personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali. Questo elemento ha giustificato sia l’entità della pena inflitta sia la decisione di non concedere le attenuanti generiche.

Si può contestare in Cassazione una pena ritenuta troppo alta?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. Non è sufficiente sostenere che la pena sia eccessiva, ma bisogna dimostrare che la decisione del giudice è viziata da un errore logico manifesto o che è frutto di puro arbitrio, senza alcun legame con i criteri stabiliti dalla legge e le risultanze processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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