LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Determinazione della pena: il potere del giudice

Due imputati hanno impugnato la sentenza di condanna lamentando una carenza di motivazione sulla determinazione della pena. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ribadendo l’ampio potere discrezionale del giudice nel quantificare la sanzione entro i limiti di legge. La decisione è stata ritenuta corretta poiché basata su elementi concreti come l’entità del profitto e la condotta successiva al reato (la fuga), escludendo ogni arbitrarietà.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando il Giudice è Sovrano

La determinazione della pena è una delle fasi più delicate del processo penale, in cui il giudice è chiamato a tradurre la gravità di un reato in una sanzione concreta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i confini del potere discrezionale del giudice e i limiti entro cui la sua decisione può essere contestata. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato da due imputati contro la quantificazione della loro pena, ritenuta immotivata.

I Fatti del Caso

Due soggetti, condannati in primo grado e in appello, decidevano di ricorrere per Cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava la determinazione della pena. A loro avviso, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente spiegato in base a quali criteri avesse quantificato la sanzione, limitandosi a una valutazione generica. Chiedevano, pertanto, l’annullamento della sentenza impugnata per violazione di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Determinazione della Pena

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti, dichiarando i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato nel nostro ordinamento: il giudice di merito gode di un ampio potere discrezionale nella quantificazione della pena tra il minimo e il massimo edittale.

Il Ricorso Dichiarato Inammissibile

Il primo punto affrontato dalla Corte è la genericità del ricorso. Gli ermellini hanno sottolineato come i ricorrenti non si fossero confrontati in modo specifico con la motivazione della Corte d’Appello, che invece era stata ritenuta logica, congrua e corretta in punto di diritto. Il motivo di ricorso è stato quindi giudicato non consentito in sede di legittimità.

Il Potere Discrezionale del Giudice di Merito

Il cuore della pronuncia risiede nella riaffermazione dell’ampio potere discrezionale del giudice di merito. La legge, attraverso l’articolo 133 del codice penale, fornisce una serie di criteri (gravità del danno, intensità del dolo, condotta di vita, etc.), ma la loro ponderazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudicante. La Cassazione ha ribadito che il giudice assolve al suo obbligo di motivazione anche quando valuta globalmente e intuitivamente tali elementi, purché la sua decisione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Le Motivazioni

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse tutt’altro che arbitraria. I giudici di secondo grado avevano correttamente giustificato una pena superiore al minimo edittale sulla base di due elementi specifici e concreti:
1. L’entità del profitto conseguito: un fattore che incide direttamente sulla gravità del fatto.
2. La condotta successiva alla commissione del reato: gli imputati si erano dati alla fuga per due chilometri, nonostante l’inseguimento delle forze dell’ordine, dimostrando una maggiore pericolosità e noncuranza delle regole.

Questi elementi, secondo la Suprema Corte, costituiscono una giustificazione più che sufficiente per la pena inflitta, rendendo la decisione del tutto immune da vizi di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale: la determinazione della pena è prerogativa del giudice di merito. Il sindacato della Corte di Cassazione su questo punto è estremamente limitato e interviene solo in presenza di un’illogicità manifesta o di una totale assenza di motivazione. Un imputato che intenda contestare la misura della pena non può limitarsi a sostenere di meritarne una più mite, ma deve dimostrare che la valutazione del giudice è stata arbitraria o irragionevole. In assenza di tali vizi, la decisione del giudice di merito è da considerarsi definitiva, come dimostra la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria per l’inammissibilità del ricorso.

Quando è possibile contestare in Cassazione la misura di una pena?
È possibile contestare la determinazione della pena in Cassazione solo quando la quantificazione decisa dal giudice di merito costituisce il frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Non è sufficiente ritenere la pena semplicemente eccessiva.

Quali elementi può usare il giudice per la determinazione della pena?
Il giudice può utilizzare tutti i criteri indicati nell’art. 133 del codice penale. Nel caso specifico, sono stati considerati rilevanti l’entità del profitto ottenuto dal reato e la condotta successiva al fatto, come la fuga protratta per diversi chilometri per sottrarsi all’arresto.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, e non si ravvisa un’assenza di colpa nel ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati