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Determinazione della pena: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte di Appello. La Corte ha chiarito i limiti del sindacato di legittimità sulla determinazione della pena, stabilendo che la scelta del giudice di merito è insindacabile se la pena è fissata in misura media o prossima al minimo edittale. L’analisi si è concentrata sulla corretta applicazione dei criteri di dosimetria della pena e sulla valutazione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della pena: quando la decisione del giudice è insindacabile?

La corretta determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i limiti entro cui la decisione del giudice può essere contestata e quando, invece, essa diventa insindacabile. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato contro una condanna per violazione della legge sugli stupefacenti, in cui l’imputato lamentava un’eccessiva severità della sanzione e la mancata concessione delle attenuanti generiche.

I fatti del processo

Un individuo, condannato in primo grado dal Tribunale, vedeva la sua pena riformata dalla Corte di Appello a due anni e due mesi di reclusione e 4.200 euro di multa per un reato previsto dall’art. 73, comma 4, del D.P.R. 309/1990. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su presunti vizi della motivazione, quali mancanza, contraddittorietà e illogicità, oltre alla violazione degli articoli 132, 133 e 81 del codice penale. In sostanza, si contestava l’eccessiva entità della pena e il diniego delle attenuanti generiche.

La questione della determinazione della pena in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il sindacato di legittimità sulla determinazione della pena è limitato. I giudici supremi hanno chiarito che una motivazione specifica e dettagliata sui criteri di dosimetria della pena è richiesta solo quando la sanzione si avvicina al massimo edittale o supera la media. Al contrario, quando la pena inflitta si colloca in una misura media o prossima al minimo, come nel caso di specie, la scelta del giudice di merito è considerata implicitamente basata sui criteri dell’art. 133 c.p. e, pertanto, non è sindacabile in Cassazione.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche riguardo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), la Corte ha ritenuto la decisione della Corte di Appello corretta e adeguatamente motivata. I giudici di secondo grado avevano evidenziato i molteplici e specifici precedenti penali dell’imputato, giustificando così il diniego del beneficio. Questa motivazione, secondo la Cassazione, è priva di vizi logici e coerente con le risultanze processuali, rendendola insindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché proponeva motivi non deducibili in sede di legittimità. La valutazione sulla congruità della pena e sulla concessione delle attenuanti generiche rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il cui operato può essere censurato solo in caso di manifesta illogicità o violazione di legge, vizi non riscontrati nel caso in esame. La pena applicata, non essendo né prossima al massimo né sproporzionata, non richiedeva una motivazione analitica, essendo sufficiente il richiamo implicito ai criteri generali. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti era stato giustificato in modo logico e coerente con i precedenti dell’imputato.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che la determinazione della pena è una prerogativa quasi esclusiva del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti o sulla valutazione della pena. Solo una motivazione palesemente illogica o l’applicazione di una sanzione sproporzionata e vicina al massimo edittale possono aprire la strada a un riesame in sede di legittimità. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Quando la determinazione della pena da parte del giudice è insindacabile in Cassazione?
La scelta del giudice sulla determinazione della pena è insindacabile in Cassazione quando la sanzione è quantificata in una misura media o prossima al minimo edittale. In questi casi, non è richiesta una motivazione specifica e dettagliata.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure mosse (eccessività della pena e mancata concessione delle attenuanti generiche) riguardavano valutazioni di merito riservate al giudice dei gradi precedenti e non erano motivi deducibili in sede di legittimità, mancando vizi di manifesta illogicità o violazione di legge.

Quali elementi possono giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Nel caso specifico, la Corte di Appello ha giustificato il diniego delle attenuanti generiche evidenziando i molteplici e specifici precedenti penali dell’imputato. Tale motivazione è stata ritenuta logica, coerente e priva di vizi dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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