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Determinazione della pena: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la misura della pena inflitta. Con questa ordinanza, si ribadisce il principio secondo cui la determinazione della pena, se non si discosta significativamente dal minimo edittale, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non richiede una motivazione specifica, risultando quindi non contestabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della pena: quando la scelta del giudice è insindacabile

La determinazione della pena è una delle fasi più delicate del processo penale, in cui il giudice, sulla base della legge, stabilisce la sanzione da applicare al condannato. Ma fino a che punto questa decisione può essere contestata? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso quando l’oggetto della doglianza è proprio la misura della sanzione applicata.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole di un reato previsto dal Codice della Strada e condannato alla pena di cinque mesi di arresto e 5.000 euro di ammenda.

Ritenendo la pena eccessiva e non contenuta nel minimo edittale, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso era unico e specifico: la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione in merito al trattamento sanzionatorio applicato dai giudici di merito.

La Decisione sulla determinazione della pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la scelta della misura della pena da parte del giudice di merito è ampiamente discrezionale e non può essere oggetto di un nuovo esame in Cassazione, a meno che non si verifichino condizioni particolari.

Il Principio di Diritto sulla Discrezionalità del Giudice

Il Collegio ha ribadito che l’obbligo di fornire una motivazione specifica e dettagliata sulla quantificazione della pena sorge solo in determinati casi. In particolare, il giudice è tenuto a spiegare le ragioni della sua scelta quando irroga una sanzione:

* Prossima al massimo edittale previsto dalla legge.
* Comunque superiore alla media.

Al di fuori di queste ipotesi, se la pena si attesta su valori medi o vicini al minimo, la scelta del giudice è considerata insindacabile. Si presume, infatti, che essa sia implicitamente fondata su una valutazione complessiva dei criteri indicati dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, etc.), senza che sia necessaria un’analitica esposizione delle ragioni per ogni singolo aspetto.

Le Motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla natura del giudizio di Cassazione. La Corte non è un terzo grado di merito, ma un giudice di legittimità. Il suo compito non è quello di rivalutare i fatti o la congruità della pena, ma di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva confermato la pena decisa in primo grado con un apparato argomentativo ritenuto adeguato e rispettoso della normativa. Poiché la pena inflitta non era prossima al massimo edittale, non era richiesta una motivazione rafforzata. Di conseguenza, il motivo di ricorso proposto dall’imputato, che mirava a ottenere una nuova valutazione sulla misura della pena, è stato giudicato non proponibile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa pronuncia offre importanti spunti pratici. Chi intende impugnare una sentenza di condanna per la sola entità della pena deve essere consapevole dei ristretti margini di manovra davanti alla Corte di Cassazione. Il ricorso ha probabilità di successo solo se si può dimostrare che la pena è esorbitante e che il giudice di merito ha completamente omesso di motivare la sua scelta o lo ha fatto in modo palesemente illogico o contraddittorio. In tutti gli altri casi, in cui la pena rientra in una fascia ‘media’ o ‘bassa’, la scelta del giudice è sovrana e, come ribadito dalla Corte, insindacabile.

È sempre possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice?
No. Il ricorso è inammissibile se la pena è fissata in una misura media o prossima al minimo previsto dalla legge. In questi casi, la scelta del giudice è considerata discrezionale e non necessita di una motivazione specifica, risultando quindi non contestabile in sede di legittimità.

In quali casi il giudice deve motivare in modo dettagliato la determinazione della pena?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica e dettagliata solo quando la sanzione è quantificata in una misura prossima al massimo edittale o comunque superiore alla media.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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