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Determinazione della pena: discrezionalità del giudice

Un individuo ha impugnato in Cassazione la propria condanna per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, lamentando un’eccessiva determinazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione sulla congruità della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e sufficiente, poiché le giustificazioni personali dell’imputato, legate a una passata separazione, non possono scusare condotte violente. L’ordinanza conferma che il giudizio di Cassazione non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando il Giudice è Sovrano

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice è chiamato a tradurre in una sanzione concreta la valutazione di un fatto illecito. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 43988/2024, offre spunti cruciali per comprendere i confini della discrezionalità del giudice e i limiti del sindacato di legittimità su tale decisione. Il caso analizzato riguarda un ricorso contro una condanna per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, in cui l’imputato lamentava una pena eccessiva.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato nei primi due gradi di giudizio, decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione. Il motivo principale del suo ricorso era incentrato sulla, a suo dire, errata determinazione della pena da parte della Corte d’Appello. Il ricorrente sosteneva che i giudici di merito non avessero tenuto adeguatamente conto delle sue scuse e delle sue difficili condizioni personali, legate a una separazione dalla compagna e dalle figlie avvenuta alcuni mesi prima dei fatti. A suo avviso, questi elementi avrebbero dovuto portare a una pena più mite.

La Decisione della Cassazione sulla Determinazione della Pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: la graduazione della pena rientra nella sfera di potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere, esercitato in aderenza ai criteri stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, non può essere oggetto di una nuova valutazione nel giudizio di Cassazione. Il ruolo della Suprema Corte, infatti, non è quello di stabilire se la pena sia ‘giusta’ o ‘congrua’, ma di verificare che la decisione del giudice non sia frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse del tutto adeguata e priva di vizi. I giudici di legittimità hanno osservato che la Corte d’Appello aveva correttamente considerato le giustificazioni addotte dall’imputato. Tuttavia, aveva logicamente concluso che le dichiarazioni di scusa e la condizione di prostrazione personale non potessero giustificare o attenuare in modo significativo la gravità di condotte violente come la resistenza a un pubblico ufficiale e il danneggiamento.

In particolare, è stato sottolineato che la separazione familiare, per quanto dolorosa, era un evento risalente a diversi mesi prima e non poteva costituire una valida scusante per reazioni violente. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva legittimamente ritenuto prevalente la gravità oggettiva della condotta, basando la propria decisione su una motivazione logica e coerente con le prove emerse nel processo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con forza il principio della discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena. Le implicazioni pratiche sono chiare: un ricorso per Cassazione basato unicamente sulla percezione di un’eccessiva severità della sanzione ha scarse probabilità di successo se non è in grado di dimostrare un vizio logico manifesto o un’assoluta carenza di motivazione nella decisione impugnata. Le circostanze personali dell’imputato, pur rilevanti, vengono bilanciate con la gravità del reato e non costituiscono un’automatica causa di attenuazione della pena, soprattutto di fronte a reati caratterizzati da violenza.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza solo perché si ritiene la pena troppo alta?
No, non è possibile se la decisione del giudice di merito è basata su una motivazione logica e non arbitraria. La Cassazione non può riesaminare la congruità della pena, ma solo la correttezza giuridica e la logicità della motivazione.

Le scuse dell’imputato e le sue difficoltà personali possono sempre ridurre la pena?
Non necessariamente. Secondo questa ordinanza, le scuse e le difficoltà personali (come una separazione) possono non essere considerate sufficienti ad attenuare la gravità di reati violenti, specialmente se la condotta è grave e i problemi non sono una causa diretta e immediata del reato.

Cosa significa che la determinazione della pena è ‘discrezionale’?
Significa che il giudice, nel rispetto dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge (artt. 132 e 133 c.p.), ha il potere di scegliere la pena più adatta al caso concreto, valutando la gravità del reato e la personalità del colpevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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