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Determinazione della pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato a sei mesi di arresto. L’imputato lamentava una mancanza di motivazione sulla determinazione della pena. La Corte ha ribadito che una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo per pene vicine al massimo edittale, mentre per pene medie o minime la scelta rientra nel potere discrezionale del giudice e non necessita di un’analitica giustificazione.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della pena: i confini della discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: i limiti dell’obbligo di motivazione del giudice nella determinazione della pena. La decisione offre importanti chiarimenti su quando la scelta del trattamento sanzionatorio rientri nella piena discrezionalità del magistrato e quando, invece, richieda una giustificazione analitica. Questo principio è fondamentale per comprendere le dinamiche del processo penale e le strategie difensive.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato alla pena di sei mesi di arresto per un reato previsto dal Codice della Strada. La sentenza, emessa in primo grado dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello, veniva impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. L’imputato, tramite il suo difensore, presentava un unico motivo di ricorso: la violazione di legge e il difetto di motivazione riguardo alla quantificazione della pena inflitta, ritenuta ingiustificata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, la decisione della Corte d’Appello era basata su un apparato argomentativo solido e pienamente rispettoso della normativa vigente in materia di determinazione del trattamento sanzionatorio. Il ricorso, pertanto, non presentava vizi che potessero essere esaminati nel merito.

Le Motivazioni: i criteri per la determinazione della pena

Il fulcro dell’ordinanza risiede nel principio, consolidato in giurisprudenza, relativo all’obbligo di motivazione sulla pena. La Cassazione ha ribadito che una motivazione specifica e dettagliata sui criteri seguiti dal giudice (indicati dall’art. 133 del codice penale) è necessaria solo in determinate circostanze. In particolare, il giudice è tenuto a spiegare analiticamente la sua scelta quando la sanzione si colloca in una misura prossima al massimo edittale previsto dalla legge, o comunque in una misura superiore alla media.

Al contrario, quando la pena inflitta è di entità media o prossima al minimo edittale – come nel caso di specie – la scelta del giudice è considerata insindacabile. Si presume, infatti, che essa sia implicitamente basata su una valutazione complessiva degli elementi previsti dall’art. 133 c.p., senza che sia necessaria un’esposizione dettagliata di ogni singolo criterio. Questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, non soggetto al controllo di legittimità della Cassazione.

A seguito della dichiarazione di inammissibilità, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge in assenza di ragioni di esonero.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia conferma un orientamento giurisprudenziale stabile e offre importanti indicazioni pratiche. Per gli operatori del diritto, emerge la necessità di calibrare attentamente i motivi di ricorso per cassazione, evitando di contestare aspetti, come la quantificazione di una pena minima, che rientrano nella sfera discrezionale del giudice di merito. Un ricorso basato su tali motivi rischia quasi certamente di essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria. Per l’imputato, ciò significa che la contestazione sulla misura della pena ha concrete possibilità di successo solo quando la sanzione appare sproporzionata e il giudice non ha fornito una giustificazione adeguata per essersi discostato significativamente dal minimo previsto dalla legge.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la determinazione di una pena vicina al minimo legale, una decisione che rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e che non richiede una motivazione dettagliata, a meno che non sia manifestamente illogica.

Quando un giudice deve motivare in modo dettagliato la pena che infligge?
Un giudice deve fornire una motivazione specifica e dettagliata solo quando la sanzione applicata è prossima al massimo previsto dalla legge per quel reato, o comunque superiore alla media. Per pene medie o minime, la motivazione può essere implicita.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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