Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21603 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21603 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 07/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a TIVOLI il 08/03/1990
avverso la sentenza del 23/09/2024 della CORTE D’APPELLO DI PALERMO
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME propone ricorso avverso la sentenza della Corte di Appello di Palermo, che ha confermato la sentenza del Tribunale di Trapani per il reato di cui agli artt. 81 56, 610 cod. pen. e 71, comma 1, d.lgs. 1592011 e condannato il ricorrente alla pena di mesi 1 e giorni 10 di reclusione;
Considerato che il primo ed unico motivo di ricorso – che lamenta violazione di legge e vizio di motivazione in relazione alla determinazione della pena inflitta ex art. 133 cod. pen. non è consentito dalla legge in sede di legittimità ed è manifestamente infondato perché, secondo l’indirizzo consolidato della giurisprudenza, la graduazione della pena, anche in relazione agl aumenti ed alle diminuzioni previsti per le circostanze aggravanti ed attenuanti e per fissare l pena base,rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai princi enunciati negli artt. 132 e 133 cod. pen.; che nella specie l’onere argomentativo del giudice è adeguatamente assolto attraverso un congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti (si veda, in particolare pag. 4 della sentenza impugnata); che per altro, la pe applicata è prossima al minimo edittale, rispetto a quella massima consentita, anche con la riduzione di due terzi per il tentativo, di anni uno e mesi quattro; in sostanza la pena determinat in primo grado e confermata in secondo, risulta prossima al minimo edittale e ben al di sotto della media edittale cosicché la motivazione resa dalle sentenze di merito in assenza di motivi di censura specifici in appello e in cassazione, risulta assolutamente corredata di adeguata motivazione. Infatti, se, in tema di determinazione della pena, quanto più il giudice intend discostarsi dal minimo edittale, tanto più ha il dovere di dare ragione del corretto esercizio d
proprio potere discrezionale, indicando specificamente, fra i criteri oggettivi e soggettivi enunci
dall’art. 133 cod. pen., quelli ritenuti rilevanti ai fini di tale giudizio (Sez. 6, n. 3
12/06/2008, COGNOME, Rv. 241189), tuttavia, nel caso in cui venga irrogata, come nel caso in
esame, una pena al di sotto della media edittale, non è necessaria una specifica e dettagliata
motivazione da parte del giudice, essendo sufficiente il richiamo al criterio di adeguatezza dell
pena, nel quale sono impliciti gli elementi di cui all’art. 133 cod. pen. (Sez. 4, n. 46412
05/11/2015, COGNOME, Rv. 265283), ovvero se il parametro valutativo è desumibile dal
testo della sentenza nel suo complesso argomentativo e non necessariamente solo dalla parte
destinata alla quantificazione della pena (Sez. 3, n. 38251 del 15/06/2016, COGNOME, Rv.
267949): tali requisiti sussistono nel caso in esame, avendo la Corte territoriale esplicitat
motivi della propria decisione, affermando che la pena calibrata dal primo giudice è già prossima
al minimo edittale e quindi insuscettibile di ulteriore riduzione, così rendendo una motivazion
congrua ed esente da vizi logici;
Rilevato, pertanto, che il ricorso devono essere dichiarato inammissibile, con la condanna
del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della
Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 7 maggio 2025
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Il Consig iere estensore
Il Presidente
Corte di Cassazione – copia non ufficiale