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Determinazione della pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso sul tema della determinazione della pena. Si ribadisce che la graduazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale può usare espressioni come ‘pena congrua’ per motivare la sua decisione, specialmente se la pena è inferiore alla media edittale.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando la Motivazione del Giudice è Sufficiente

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice è chiamato a bilanciare la gravità del fatto con la necessità di rieducazione del condannato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 22378/2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità riguardo la motivazione sulla quantificazione della sanzione. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello, lamentando un presunto vizio di motivazione proprio sulla scelta del trattamento sanzionatorio.

I Fatti del Ricorso

L’imputata, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso in Cassazione deducendo un unico motivo: un vizio di motivazione in merito alla determinazione della pena. Secondo la difesa, il giudice d’appello non avrebbe adeguatamente spiegato le ragioni che lo avevano portato a stabilire una certa entità della sanzione, incluse le decisioni su attenuanti e aggravanti. La richiesta era, quindi, di annullare la sentenza su questo punto specifico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ricorrente è stata di conseguenza condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su principi consolidati nella giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni: Ampia Discrezionalità nella Determinazione della Pena

Il cuore della pronuncia risiede nel ribadire un principio fondamentale: la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Questo potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato seguendo i criteri guida stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono di tener conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole.

La Corte ha specificato che, per adempiere all’obbligo di motivazione, non è sempre necessaria una disamina analitica di ogni singolo elemento. Secondo l’orientamento consolidato, è sufficiente l’uso di espressioni sintetiche come «pena congrua», «pena equa» o «congruo aumento». Queste formule, pur essendo concise, sono considerate idonee a manifestare che il giudice ha valutato il complesso degli elementi a sua disposizione e ha ritenuto la pena adeguata al caso specifico.

Un obbligo di motivazione più dettagliata e specifica sorge, invece, solo in una circostanza precisa: quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media edittale. In tale ipotesi, il giudice deve fornire una spiegazione approfondita delle ragioni che giustificano una sanzione particolarmente severa.

Nel caso di specie, la Cassazione ha osservato che la pena comminata era addirittura inferiore alla media edittale, facendo venire meno la necessità di una motivazione analitica. Inoltre, la Corte ha rilevato che il motivo di appello originario sulla determinazione della pena era stato formulato in modo generico e, pertanto, era già di per sé inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che contestare in Cassazione la misura della pena è un’operazione complessa. Il sindacato di legittimità non può entrare nel merito delle valutazioni discrezionali del giudice, ma si limita a verificare l’esistenza di un vizio logico o di una violazione di legge nella motivazione. L’uso di formule standard come “pena congrua” è legittimo e sufficiente nella maggior parte dei casi. Per poter sperare in un accoglimento del ricorso, è necessario dimostrare non solo che la pena è severa, ma che la motivazione del giudice è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, specialmente quando la sanzione si discosta significativamente verso l’alto rispetto ai minimi previsti dalla legge.

Quando è necessario che un giudice fornisca una motivazione dettagliata per la determinazione della pena?
Secondo la Corte, una spiegazione specifica e dettagliata è necessaria soltanto quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per quel reato.

L’uso di espressioni come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’ è sufficiente a motivare una sentenza?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tali espressioni sono sufficienti per assolvere all’obbligo di motivazione, a meno che la pena non sia notevolmente superiore alla media edittale.

Cosa succede se un motivo di ricorso sulla quantificazione della pena è considerato ‘generico’?
Se il motivo di ricorso è ritenuto generico, come nel caso di specie, viene considerato inammissibile. Di conseguenza, il ricorso basato su tale motivo viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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