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Determinazione della pena: Cassazione e ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la determinazione della pena inflitta dalla Corte d’Appello. Il ricorso è stato giudicato generico e assertivo, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti, attività che esula dalle competenze della Cassazione. La Corte ha ribadito che la valutazione degli elementi per la quantificazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, sindacabile solo per vizi di logica o di diritto, non per un mero dissenso sulla valutazione operata.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La corretta determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice deve bilanciare la gravità del reato con la personalità dell’imputato. Ma quali sono i limiti per contestare questa decisione in Cassazione? Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce che un ricorso basato su una generica contestazione della valutazione del giudice, senza individuare specifici vizi logici o giuridici, è destinato all’inammissibilità.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un processo in cui l’imputato vedeva la sua posizione giudiziaria modificata dalla Corte d’Appello, a seguito di un rinvio della Cassazione. Il reato contestato veniva riqualificato da riciclaggio a ricettazione. La Corte territoriale, pur concedendo le attenuanti generiche in regime di equivalenza con le aggravanti, rideterminava la pena in tre anni e quattro mesi di reclusione e quattromila euro di multa, eliminando la misura di sicurezza dell’espulsione.

Il Ricorso in Cassazione e la questione sulla determinazione della pena

Nonostante la pena ridotta, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando illogicità e contraddittorietà della motivazione proprio in merito alla quantificazione della sanzione. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente considerato le concrete modalità del fatto (un incendio appiccato a un fabbricato disabitato, in orario notturno) e il fatto che la tipologia di reato fosse diversa da quelle per cui l’imputato aveva precedenti, elementi che, a suo dire, indicavano una non aumentata pericolosità sociale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la valutazione degli elementi utili alla determinazione della pena, secondo i parametri dell’art. 133 del codice penale, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito.

Le Motivazioni: La Discrezionalità del Giudice di Merito

I giudici di legittimità hanno spiegato che il loro compito non è quello di effettuare una nuova e diversa valutazione dei fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a contrapporre una propria valutazione a quella del giudice, né può lamentare che siano stati trascurati elementi considerati favorevoli dalla difesa.

Il ricorso è stato definito “fortemente generico e meramente assertivo” proprio perché non evidenziava un vizio logico manifesto o una violazione di legge nel ragionamento della Corte d’Appello. Al contrario, si limitava a sollecitare una rivalutazione di elementi di fatto (le modalità del reato, i precedenti) già esaminati o che si assumevano indebitamente pretermessi. Tale richiesta esula completamente dalle funzioni della Corte di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: per contestare efficacemente la determinazione della pena in sede di legittimità, non è sufficiente sostenere che la sanzione sia eccessiva. È indispensabile individuare e argomentare un vizio specifico nel percorso motivazionale del giudice. Bisogna dimostrare che la valutazione è stata palesemente illogica, contraddittoria o che ha violato una precisa disposizione di legge. In assenza di tali elementi, il ricorso si espone a una quasi certa declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare una sentenza in Cassazione solo perché si ritiene la pena troppo alta?
No, non è possibile contestare una sentenza solo perché la pena è percepita come eccessiva. Il ricorso deve dimostrare un errore giuridico specifico o una palese illogicità nel ragionamento del giudice riguardo alla determinazione della pena, non limitarsi a chiedere una nuova valutazione dei fatti.

Cosa significa che un ricorso è ‘generico e assertivo’?
Un ricorso viene definito ‘generico e assertivo’ quando non identifica un preciso vizio di legge o di logica nella sentenza impugnata, ma si limita a esprimere un disaccordo con la valutazione discrezionale del giudice di merito, proponendo una propria interpretazione dei fatti senza un valido fondamento giuridico.

Perché in questo caso la parte civile non ha ottenuto il rimborso delle spese legali?
La parte civile non ha ottenuto il rimborso delle spese perché il ricorso dell’imputato era ‘quoad poenam’, cioè verteva esclusivamente sulla quantificazione della pena e non sulla dichiarazione di colpevolezza. Di conseguenza, gli interessi della parte civile non erano direttamente coinvolti dall’esito dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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