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Determinazione della pena: Cassazione e attenuanti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto. L’analisi si concentra sulla corretta determinazione della pena, sottolineando che il giudizio di legittimità non può rivalutare la congruità della sanzione se la decisione del giudice di merito è motivata logicamente, basandosi su gravità del fatto, intensità del dolo e precedenti penali.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Determinazione della Pena: Quando la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del suo potere di revisione sulla determinazione della pena. Quando un giudice di merito motiva in modo logico e coerente la quantificazione della sanzione, non è compito della Suprema Corte effettuare una nuova valutazione. Analizziamo questa pronuncia per capire meglio i confini del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: Dal Furto al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di furto aggravato e furto semplice. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano confermato la sua colpevolezza. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione di due norme cardine del diritto penale sostanziale: l’articolo 133 del codice penale, che elenca i criteri per la commisurazione della pena, e l’articolo 62-bis, relativo alla concessione delle circostanze attenuanti generiche.

In sostanza, la difesa contestava la severità della pena inflitta e il mancato riconoscimento di elementi che avrebbero potuto portare a una sua riduzione.

La Decisione della Corte e la corretta Determinazione della Pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati come “manifestamente infondati”. Secondo gli Ermellini, le doglianze erano generiche e non si confrontavano criticamente con le argomentazioni della sentenza d’appello.

La Corte d’Appello, infatti, aveva fornito una motivazione congrua e completa sia sulla determinazione della pena sia sul diniego delle attenuanti generiche. La decisione si basava su elementi concreti e specifici:

* Gravità del fatto: La natura e le modalità dei furti commessi.
* Intensità del dolo: Il grado di intenzionalità e consapevolezza criminale dimostrato.
* Personalità negativa dell’imputato: La presenza di numerosi precedenti penali, anche specifici per reati contro il patrimonio, che indicavano una spiccata tendenza a delinquere.

Questi fattori hanno giustificato non solo l’entità della pena ma anche il giudizio di bilanciamento sfavorevole all’imputato, che ha visto le circostanze aggravanti prevalere sulle eventuali attenuanti.

Le Motivazioni: I Limiti del Sindacato di Legittimità

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. La Suprema Corte è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: la censura che mira a ottenere una nuova valutazione sulla congruità della pena è inammissibile in sede di legittimità, a meno che la decisione impugnata non sia frutto di “mero arbitrio o di un ragionamento illogico”. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva chiaramente esposto le ragioni della sua decisione, ancorandole ai criteri previsti dall’articolo 133 c.p. e alla storia criminale dell’imputato. Di conseguenza, non vi era spazio per un intervento della Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: un ricorso in Cassazione non può limitarsi a una generica lamentela sulla severità della pena. Per avere una speranza di accoglimento, deve individuare vizi specifici nella motivazione della sentenza impugnata, dimostrando in che modo il giudice di merito si è discostato dalla legge o ha seguito un percorso argomentativo palesemente illogico. In assenza di tali vizi, la valutazione sulla pena, se adeguatamente motivata, è destinata a rimanere insindacabile, con la conseguenza della condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando un ricorso contro la quantificazione della pena viene considerato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso è inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, generici e non si confrontano criticamente con la decisione impugnata. Inoltre, è inammissibile se mira a una nuova valutazione nel merito della congruità della pena, quando questa non è frutto di arbitrio o di un ragionamento illogico da parte del giudice precedente.

Quali elementi ha considerato la Corte di merito per negare le attenuanti generiche e confermare la pena?
La Corte di merito ha basato la sua decisione sulla gravità del fatto, l’intensità del dolo (l’intenzione criminale) e la personalità negativa dell’imputato, evidenziata dalla presenza di numerosi precedenti penali specifici.

Può la Corte di Cassazione effettuare una nuova valutazione sull’adeguatezza della pena imposta?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione sulla congruità della pena. Il suo ruolo è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza, non sostituire il proprio giudizio a quello dei giudici di merito, a meno che la decisione non sia palesemente arbitraria o illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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