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Detenzione stupefacenti: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la detenzione di stupefacenti (189 grammi, per circa 1990 dosi). Il ricorso è stato ritenuto una mera ripetizione di argomenti già adeguatamente respinti dalla Corte d’Appello, la quale aveva valutato non solo la quantità della sostanza, ma anche le modalità della condotta, confermando la responsabilità penale. A causa della manifesta infondatezza del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione di Stupefacenti: Quando la Ripetitività dei Motivi Rende il Ricorso Inammissibile

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui criteri di ammissibilità dei ricorsi in Cassazione in materia di detenzione di stupefacenti. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza sollevare nuove e specifiche censure contro la sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Una Cospicua Quantità di Sostanza Stupefacente

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un soggetto condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. L’imputato era stato trovato in possesso di circa 189 grammi di sostanza stupefacente, una quantità ritenuta idonea alla preparazione di quasi 2000 dosi singole.

Nel suo ricorso, l’imputato ha censurato la decisione dei giudici di merito, sostenendo che la sua responsabilità fosse stata valutata unicamente sulla base del dato quantitativo della sostanza, senza considerare altri elementi a suo favore. Questa linea difensiva, tuttavia, era già stata presentata e rigettata in appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e sulla natura meramente riproduttiva dei motivi di ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Detenzione di Stupefacenti

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della Corte riguardo alla struttura del ricorso. I giudici hanno osservato che i motivi presentati dall’imputato non erano altro che una pedissequa ripetizione di quanto già sostenuto e adeguatamente smentito dalla Corte d’Appello.

Oltre il Dato Quantitativo

La Suprema Corte ha sottolineato come i giudici d’appello avessero correttamente motivato la loro decisione, non limitandosi a considerare il solo “dato ponderale e qualitativo” della sostanza, che era di per sé già significativo. La sentenza impugnata aveva infatti analizzato anche le “modalità della condotta”, fornendo una motivazione “logica ed adeguata” che confutava le tesi difensive tese a sminuire la gravità del fatto basandosi unicamente sulla quantità.

La Ripetitività del Ricorso come Causa di Inammissibilità

Il principio applicato dalla Cassazione è consolidato: il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle stesse questioni già decise. Deve, invece, contenere specifiche critiche alla logicità e correttezza giuridica della sentenza di secondo grado. Quando un ricorso si limita a ripetere argomenti già vagliati e respinti, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, esso perde la sua funzione e viene considerato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: per avere successo in Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con le decisioni dei giudici di merito. È necessario articolare censure specifiche, pertinenti e nuove, che mettano in luce vizi logici o violazioni di legge presenti nella sentenza impugnata. Un ricorso fondato sulla mera riproposizione di tesi già respinte non solo è destinato al fallimento, ma espone il ricorrente a ulteriori sanzioni economiche, come la condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, a causa della sua manifesta infondatezza.

Quando un ricorso in Cassazione per detenzione di stupefacenti viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si limita a riproporre le stesse censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare specifiche critiche alla logicità o correttezza giuridica della sentenza impugnata.

Nella valutazione della responsabilità per detenzione di stupefacenti, conta solo la quantità della sostanza?
No. Secondo la Corte, oltre al significativo dato quantitativo e qualitativo della sostanza, devono essere valutate anche le modalità della condotta. Una motivazione logica e adeguata deve considerare tutti questi elementi per smentire eventuali deduzioni dell’imputato tese a dare rilevanza solo al dato quantitativo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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