LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Detenzione stupefacenti: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione stupefacenti in concorso. Il ricorso mirava a una rivalutazione delle prove, come il rumore di uno scarico del bagno e il ritrovamento di dosi di cocaina, ma la Corte ha ribadito che tale riesame non è consentito in sede di legittimità, confermando la condanna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Stupefacenti: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32586 del 2024, torna a pronunciarsi su un caso di detenzione stupefacenti, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità. La pronuncia sottolinea un principio fondamentale: la Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove, ma deve limitarsi a un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le ragioni che hanno portato a dichiarare inammissibile il ricorso dell’imputato.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da un’operazione di polizia giudiziaria del 2017. Le forze dell’ordine, durante un servizio di appostamento presso l’abitazione di un soggetto agli arresti domiciliari, notavano un sospetto viavai. Decidendo di intervenire, facevano irruzione nell’appartamento. Al secondo piano, vedevano l’imputato e una coimputata uscire da un piccolo bagno, dopo aver sentito il rumore dello sciacquone del water. All’interno del wc veniva rinvenuta una dose di cocaina.

La perquisizione personale dell’imputato portava al ritrovamento di altre due dosi della stessa sostanza e di una somma di denaro. Successivamente, nella rete fognaria dell’edificio, venivano scoperte altre dosi di cocaina, confezionate in modo identico a quella trovata nel bagno. Sulla base di questi elementi, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano condannato l’imputato per il reato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti in concorso, riqualificando il fatto come di lieve entità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Violazione di norme processuali: Si lamentava una presunta nullità della sentenza d’appello. Il processo si era svolto con trattazione scritta e, secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva erroneamente affermato la mancata presentazione delle conclusioni difensive, che invece erano state depositate, seppur tardivamente, al pari di quelle del Procuratore Generale, le quali erano state invece considerate.
2. Mancanza e manifesta illogicità della motivazione: La difesa contestava la ricostruzione dei fatti, sostenendo che l’unico elemento a carico dell’imputato fosse il rumore dello scarico del wc. Tale rumore, secondo il ricorrente, poteva essere attribuito anche al soggetto agli arresti domiciliari, che avrebbe potuto salire al piano superiore per disfarsi della droga e poi tornare ad aprire la porta agli agenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla detenzione stupefacenti

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

Rigetto del Primo Motivo: Nullità Processuale

In merito alla presunta violazione delle norme processuali, la Cassazione ha richiamato un suo precedente orientamento (sent. n. 22090/2019). Ha chiarito che la semplice mancata verbalizzazione o valutazione delle conclusioni difensive non è sufficiente a causare la nullità della sentenza. Affinché si configuri un vizio rilevante, è necessario che la parte ricorrente specifichi nell’atto di impugnazione non solo il contenuto delle conclusioni ignorate, ma anche e soprattutto il pregiudizio concreto che ne è derivato. Nel caso di specie, la difesa non aveva fornito tali specificazioni, rendendo il motivo manifestamente infondato.

Inammissibilità del Secondo Motivo: Rivalutazione delle Prove

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile perché, di fatto, non censurava un vizio di motivazione, ma chiedeva alla Corte una nuova e diversa valutazione delle prove. La difesa, infatti, proponeva una ricostruzione alternativa dei fatti, ma questo tipo di attività è preclusa nel giudizio di legittimità. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un “terzo giudice” del merito, ma di un controllore della logicità e coerenza della motivazione della sentenza impugnata.

La Corte ha inoltre evidenziato come la decisione della Corte d’Appello fosse puntuale e priva di aporie logiche. I giudici di merito avevano correttamente collegato una serie di indizi gravi, precisi e concordanti: l’imputato e la coimputata erano stati visti uscire dal bagno subito dopo il rumore dello scarico; l’imputato era stato trovato con dosi di cocaina dello stesso tipo e confezionamento di quelle rinvenute nel water e nelle fognature. La tesi difensiva alternativa era stata motivatamente scartata come illogica e incompatibile con i dati fattuali.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa sentenza ribadisce due principi cardine del processo penale: primo, le nullità procedurali devono essere dedotte specificando il danno concreto subito dalla difesa; secondo, il ricorso per cassazione non può essere utilizzato come un pretesto per ottenere una nuova valutazione del merito della causa. Per contestare la ricostruzione dei fatti, è necessario dimostrare una “manifesta illogicità” della motivazione del giudice, e non semplicemente proporre una lettura alternativa delle prove. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come la testimonianza su un rumore?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una richiesta di rivisitazione del compendio probatorio, ovvero un riesame delle prove, è preclusa in sede di legittimità. Il suo compito è verificare la correttaapplicazione della legge e la logicità della motivazione, non rivalutare i fatti.

La mancata verbalizzazione delle conclusioni della difesa in una sentenza comporta automaticamente la sua nullità?
No. Secondo la sentenza, l’asserita mancata verbalizzazione delle conclusioni difensive non è idonea a produrre nullità se nell’impugnazione non vengono specificati sia il contenuto di tali conclusioni sia il pregiudizio concreto derivato dal loro mancato esame.

Come ha giustificato la Corte la colpevolezza dell’imputato per la detenzione stupefacenti trovati nel bagno e nelle fognature?
La Corte ha ritenuto provato il concorso dell’imputato sulla base di una motivazione logica: gli agenti hanno sentito lo sciacquone del bagno poco prima che l’imputato e la coimputata ne uscissero. Inoltre, l’imputato è stato trovato in possesso di cocaina dello stesso tipo e confezionata nello stesso modo di quella rinvenuta nel water e nelle fognature dell’edificio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati