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Detenzione stupefacenti: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 537/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti (cannabis, hashish e cocaina). La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione della Corte d’Appello, che aveva escluso l’uso personale basandosi sulla diversità delle sostanze e sul materiale per il confezionamento. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche e della particolare tenuità del fatto a causa di un precedente specifico.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione di Stupefacenti: la Cassazione fissa i paletti per un ricorso ammissibile

L’ordinanza n. 537/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità in materia di detenzione di stupefacenti. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la condanna dei giudici di merito e ribadendo come una motivazione logica e coerente da parte della Corte d’Appello renda insindacabile la valutazione dei fatti.

I Fatti del Caso: La Condanna per Possesso di Diverse Sostanze

Il caso trae origine da una condanna per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90. L’imputato era stato ritenuto responsabile per aver detenuto illecitamente diverse tipologie di sostanze stupefacenti, tra cui cannabis, hashish e cocaina, in quantità specificate nel capo di imputazione. La Corte d’Appello di Cagliari aveva confermato la sua responsabilità penale, escludendo che la detenzione fosse finalizzata al solo uso personale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Errata valutazione della destinazione della sostanza: si contestava la mancanza di prove concrete che dimostrassero la finalità di spaccio, sostenendo l’ipotesi dell’uso personale.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: la difesa riteneva che il reato, per le sue caratteristiche, dovesse essere considerato non punibile ai sensi dell’art. 131-bis c.p.
3. Erronea determinazione della pena: si lamentava un’errata applicazione degli articoli 132, 133 e 163 del codice penale.
4. Diniego delle attenuanti generiche: si criticava la decisione di non concedere le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) e la sospensione condizionale della pena.

La Decisione della Suprema Corte: L’inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul principio che il giudice di legittimità non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente argomentata, del giudice di merito.

Le Motivazioni sulla Detenzione di Stupefacenti e l’Uso Personale

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una risposta adeguata e non manifestamente illogica. Gli elementi valorizzati per escludere l’uso personale e confermare l’ipotesi della detenzione di stupefacenti a fini di spaccio erano solidi:
* La diversità qualitativa delle sostanze (cannabis, hashish e cocaina).
* Le modalità di presentazione delle stesse.
* Il rinvenimento, nell’abitazione dell’imputato, di ritagli di carta stagnola, materiale tipicamente utilizzato per il confezionamento delle dosi.

Questi elementi, complessivamente considerati, costituivano una base fattuale sufficiente a sostenere la decisione, precludendo alla Cassazione una nuova valutazione.

Le Motivazioni su Tenuità del Fatto e Trattamento Sanzionatorio

Anche gli altri motivi sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha ritenuto immune da censure la decisione di non applicare l’art. 131-bis c.p., poiché i giudici di merito avevano correttamente valutato il disvalore oggettivo della condotta e l’intensità del dolo.

Il diniego delle attenuanti generiche è stato giustificato sulla base della personalità negativa dell’imputato, gravato da un precedente specifico, e dall’assenza di elementi positivi da valorizzare. La Cassazione ha ricordato che, per negare le attenuanti, è sufficiente indicare gli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi, come un precedente penale che formula un giudizio di disvalore sulla personalità del reo. Infine, la determinazione della pena è stata considerata frutto di un ragionamento non arbitrario né illogico, e come tale non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel perimetro del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio sui fatti, ma un organo che controlla la corretta applicazione del diritto e la logicità della motivazione. Quando la sentenza impugnata presenta una ricostruzione dei fatti basata su un apprezzamento coerente delle prove, come nel caso di specie, alla Cassazione è preclusa ogni rilettura degli elementi fattuali. La decisione della Corte d’Appello era fondata su elementi concreti (diversità delle droghe, materiale per il confezionamento) che, secondo un criterio logico, deponevano per la destinazione a terzi della sostanza. Questa coerenza argomentativa ha reso il ricorso inattaccabile su questo punto.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per contestare efficacemente una condanna per detenzione di stupefacenti in Cassazione, non è sufficiente proporre una lettura alternativa dei fatti. È necessario dimostrare una manifesta illogicità o una contraddittorietà nella motivazione della sentenza impugnata. In assenza di tali vizi, la valutazione del giudice di merito rimane sovrana. La presenza di indizi plurimi e concordanti, come la varietà delle sostanze e gli strumenti per il dosaggio, costituisce una base motivazionale solida per escludere l’uso personale e confermare la responsabilità penale per spaccio.

Quali elementi possono escludere l’uso personale nella detenzione di stupefacenti?
Secondo l’ordinanza, la diversità qualitativa delle sostanze detenute (ad esempio, droghe leggere e pesanti insieme) e il ritrovamento di materiale utile per il confezionamento in dosi (come ritagli di carta stagnola) sono elementi sufficienti a sostenere una motivazione che esclude l’uso puramente personale.

Perché può essere negata l’applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
La sua applicazione può essere esclusa quando il giudice di merito, con motivazione logica, valuta un rilevante disvalore oggettivo della condotta e un’intensità del dolo non trascurabile. In questo caso, il fatto non viene considerato di “speciale tenuità”.

Un precedente penale specifico è sufficiente per negare le attenuanti generiche?
Sì. La Corte ha confermato che un precedente penale specifico, unitamente a un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato e all’assenza di altri elementi positivi di valutazione, costituisce una ragione valida e sufficiente per negare la concessione delle attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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