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Detenzione stupefacenti: quando il ricorso è inammissibile

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per detenzione stupefacenti. La Corte ha confermato che la quantità di droga, unita a strumenti per il confezionamento e denaro, prova l’intento di spaccio, escludendo attenuanti e la particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Stupefacenti: La Cassazione e i Limiti dell’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, si è pronunciata su un caso di detenzione stupefacenti, delineando con chiarezza i confini che determinano l’inammissibilità di un ricorso. La decisione sottolinea come la valutazione della finalità di spaccio non dipenda solo dalla quantità di droga, ma da un complesso di indizi che, se correttamente analizzati dai giudici di merito, rendono le censure in sede di legittimità prive di fondamento.

I Fatti del Caso: Oltre la Semplice Quantità

Il caso trae origine da una condanna per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basato su cinque motivi, contestando la propria responsabilità, la mancata applicazione di attenuanti e la congruità della pena. La difesa sosteneva che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a provare la destinazione della sostanza al mercato illegale.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva evidenziato una serie di circostanze cruciali: non solo la quantità della sostanza (cocaina con principio attivo del 68,4%, sufficiente per 5 dosi singole), ma anche il suo confezionamento frazionato, il possesso di uno strumento per la pesatura e una considerevole somma di denaro, ritenuta provento di precedenti cessioni. Questi elementi, valutati nel loro insieme, rendevano inverosimile la tesi dell’uso personale, comprovando l’illecita detenzione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende. La decisione si fonda su una disamina rigorosa di ciascun motivo di ricorso, ritenendoli tutti infondati o non proponibili in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Analisi Puntuale dei Motivi di Ricorso nella detenzione stupefacenti

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive punto per punto, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza in materia di detenzione stupefacenti.

Primo Motivo: L’errata valutazione della responsabilità

La Cassazione ha ritenuto inammissibile questa censura, ribadendo che la quantità di droga superiore ai limiti tabellari, pur non essendo una prova decisiva di per sé, concorre a fondare la conclusione dello spaccio se unita ad altri elementi. Nel caso specifico, il confezionamento, il bilancino di precisione e il denaro sequestrato costituivano un quadro indiziario solido e logicamente motivato dalla Corte d’Appello.

Secondo Motivo: La particolare tenuità del fatto non sollevata in appello

L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile perché la questione non era stata sollevata nei motivi di appello. La giurisprudenza è ferma nel negare che tale causa di esclusione della punibilità possa essere dedotta per la prima volta in Cassazione, ostandovi la previsione dell’art. 606, comma 3, c.p.p.

Terzo Motivo: L’esclusione dell’attenuante del lucro di speciale tenuità

Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato su questo punto. La Corte Territoriale aveva correttamente escluso l’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) in considerazione sia della quantità di sostanza detenuta, sia dell’ingente somma di denaro trovata. Questi elementi, secondo i giudici, denotavano un non ridotto disvalore della condotta e una rilevante entità del potenziale lucro, incompatibili con la ‘speciale tenuità’ richiesta dalla norma.

Quarto Motivo: Niente attenuanti generiche e conferma della recidiva

La Cassazione ha ritenuto inammissibile anche questo motivo. La negazione delle circostanze attenuanti generiche era stata adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello sulla base dei precedenti penali dell’imputato e del disvalore del fatto. Anche la conferma della recidiva è stata giudicata corretta, poiché motivata non solo dal precedente specifico, ma anche dalla natura omogenea del nuovo reato, indice di una elevata capacità a delinquere.

Quinto Motivo: La congruità della pena

Infine, è stato dichiarato inammissibile il motivo relativo all’entità della pena. La Corte d’Appello aveva confermato la pena stabilita in primo grado, ritenendola adeguata al fatto e motivandola in base all’intensità del dolo e alla condotta di vita dell’imputato. Tale valutazione, essendo congrua e non manifestamente illogica, si sottrae al sindacato di legittimità della Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza riafferma principi cardine in materia di detenzione stupefacenti e di procedura penale. In primo luogo, la prova della finalità di spaccio si basa su una valutazione complessiva degli indizi, dove la quantità è solo uno dei tanti fattori. In secondo luogo, evidenzia l’importanza della strategia processuale: le eccezioni, come quella sulla particolare tenuità del fatto, devono essere sollevate tempestivamente nei gradi di merito. Infine, la decisione ribadisce che il giudizio della Corte di Cassazione è un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione, non una terza istanza di merito per rivalutare i fatti.

La sola quantità di droga superiore ai limiti di legge è sufficiente a provare lo spaccio?
No, secondo la Corte la quantità superiore ai limiti tabellari non è una prova decisiva di per sé, ma può concorrere a fondare la prova dell’intento di spaccio se unita ad altri elementi, come le modalità di confezionamento, il possesso di strumenti per la pesatura e la detenzione di somme di denaro ingiustificate.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
No, la Corte ha stabilito che tale questione è inammissibile se non è stata precedentemente sollevata nei motivi di appello, a condizione che la norma (art. 131-bis c.p.) fosse già in vigore al momento della sentenza di secondo grado.

Come vengono valutati i precedenti penali ai fini della concessione delle attenuanti generiche e dell’applicazione della recidiva?
I precedenti penali e il disvalore del fatto possono essere considerati elementi ostativi preponderanti per la concessione delle attenuanti generiche. Per la recidiva, il giudice deve motivare non solo sulla base dei precedenti, ma anche apprezzando come la nuova condotta criminosa riveli una maggiore capacità a delinquere del reo, come nel caso di reati della stessa natura commessi a breve distanza di tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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