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Detenzione stupefacenti: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una condanna per detenzione stupefacenti. L’appello è stato ritenuto generico e ripetitivo. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, che avevano correttamente escluso l’ipotesi del fatto di lieve entità a causa dell’ingente quantitativo di droga (254 dosi) e confermato la pena sulla base della persistenza criminale e dei precedenti specifici dell’imputato.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Stupefacenti: La Cassazione e il Ricorso Generico

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi consolidati in materia di detenzione stupefacenti, sottolineando quando un ricorso possa essere considerato inammissibile. Il caso analizzato offre spunti importanti sulla valutazione del reato di lieve entità e sulla conferma della pena in presenza di recidiva. Comprendere questa decisione è fondamentale per capire i limiti del giudizio di legittimità e i criteri utilizzati dai giudici per qualificare la gravità di un reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato in primo grado dal Tribunale e in appello dalla Corte d’Appello per il reato di illecita detenzione di sostanze stupefacenti. La difesa dell’imputato aveva basato il proprio appello su due punti principali: la richiesta di applicazione dell’ipotesi di reato di lieve entità (prevista dal comma 5 della normativa sugli stupefacenti) e la mancata esclusione della recidiva qualificata.

Entrambe le richieste erano state respinte dalla Corte territoriale, che aveva confermato integralmente la sentenza di primo grado. L’imputato ha quindi deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, contestando la decisione d’appello per violazione di legge e vizio di motivazione.

La Decisione della Corte sulla detenzione stupefacenti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno ritenuto che le censure mosse dalla difesa fossero meramente ripetitive e generiche. In altre parole, l’appellante non ha sviluppato un confronto critico ed efficace con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse questioni già adeguatamente analizzate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio rende il ricorso non meritevole di esame nel merito.

La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione sono chiare e si articolano su più livelli. In primo luogo, riguardo alla mancata applicazione dell’ipotesi lieve di detenzione stupefacenti, la Corte ha evidenziato come la decisione dei giudici di merito fosse solidamente argomentata. L’esclusione di tale ipotesi non si basava solo sull’obiettiva rilevanza del quantitativo di droga sequestrata (ben 254 dosi complessive), ma anche sulle modalità complessive della condotta e sulle circostanze dell’azione. Questa valutazione globale è stata considerata immune da vizi logici o giuridici.

In secondo luogo, anche la conferma della recidiva e la congruità della pena sono state ritenute correttamente motivate. La Corte territoriale aveva sottolineato l’assenza di elementi positivamente valutabili a favore dell’imputato, la sua pervicacia nel delinquere e i suoi precedenti specifici. Questi fattori, secondo la Cassazione, giustificano pienamente sia il giudizio di equivalenza delle circostanze sia la pena inflitta, rendendo le critiche del ricorrente infondate.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Esso serve a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Un ricorso che si limita a ripetere le argomentazioni già respinte, senza individuare specifici errori di diritto nella sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Sul piano sostanziale, la decisione conferma che la valutazione sulla lieve entità del fatto nella detenzione stupefacenti non dipende solo dal dato quantitativo, ma da un’analisi complessiva della condotta. Infine, la pervicacia criminale e i precedenti specifici restano elementi decisivi nella commisurazione della pena, legittimando una risposta sanzionatoria adeguata alla pericolosità sociale del soggetto.

Quando un ricorso per cassazione in materia di stupefacenti può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è meramente ripetitivo delle argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di merito, senza un effettivo e critico confronto con le motivazioni della sentenza che si impugna.

Perché non è stata riconosciuta l’ipotesi del fatto di lieve entità?
L’ipotesi di lieve entità è stata esclusa non solo per l’ingente quantitativo di droga detenuta (254 dosi), ma anche per le modalità complessive della condotta e le circostanze dell’azione, che sono state giudicate incompatibili con una minore gravità del reato.

Quali elementi hanno giustificato la conferma della pena inflitta?
La pena è stata confermata sulla base di una valutazione negativa della personalità del ricorrente, in particolare per l’assenza di elementi positivi, la sua pervicacia nel delinquere e i suoi precedenti penali specifici in materia di stupefacenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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