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Detenzione stupefacenti: indizi e prova dello spaccio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. La decisione si fonda non solo sul possesso di cocaina e denaro, ma su un quadro indiziario complessivo, che include un cellulare nascosto, numerose chiamate ricevute e la presenza in una nota piazza di spaccio. La Corte ha ritenuto la tesi dell’uso personale inverosimile di fronte alla coerenza dell’impianto accusatorio.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Stupefacenti: Quando la Somma degli Indizi Fa la Prova

La distinzione tra uso personale e spaccio è una delle questioni più delicate in materia di detenzione stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, Num. 3556/2025) offre un chiaro esempio di come i giudici valutino l’insieme degli elementi a disposizione per determinare la finalità della detenzione. Il caso analizzato dimostra che, al di là della quantità di sostanza sequestrata, è il quadro indiziario complessivo a essere decisivo.

I Fatti del Caso: Dall’Assoluzione alla Condanna

La vicenda processuale ha origine con una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Trani. Tuttavia, la Corte d’Appello di Bari ribaltava la decisione, condannando l’imputato per il reato di illecita detenzione continuata di cocaina. L’imputato, non accettando la condanna, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione da parte della Corte territoriale.

Le Argomentazioni Difensive

Il ricorrente basava la sua difesa su tre punti principali:
1. Mancata considerazione della provenienza lecita del denaro: Sosteneva che i contanti rinvenuti fossero il frutto dell’attività lavorativa sua e della sua compagna.
2. Assenza di materiale per il confezionamento: Evidenziava come, a parte la sostanza, non fossero stati trovati altri materiali tipicamente usati per il confezionamento delle dosi.
3. Violazione delle regole di valutazione della prova: Contestava il modo in cui i giudici di secondo grado avevano interpretato gli elementi a suo carico.

Detenzione stupefacenti e il Quadro Indiziario: La Valutazione della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto le argomentazioni difensive, giudicando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici supremi hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente costruito un quadro accusatorio solido e coerente, basato non su un singolo elemento, ma su una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti.

Gli elementi chiave valorizzati dalla Corte sono stati:
* La sostanza e il denaro: Il ritrovamento di otto involucri di cocaina e di 480 Euro in banconote di piccolo taglio durante il fermo.
* I telefoni cellulari: Il possesso di due telefoni, di cui uno occultato in un borsello nascosto sotto gli indumenti intimi, che continuava a ricevere numerose chiamate durante le operazioni di perquisizione.
* Il luogo e l’orario: L’imputato era stato fermato in piena notte in una zona notoriamente conosciuta come piazza di spaccio.
* Ulteriore denaro contante: La perquisizione domiciliare aveva portato alla luce altre ingenti somme di denaro (1.310 Euro sul comodino e 3.500 Euro in una cabina armadio), la cui disponibilità non era stata giustificata in modo convincente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione della Corte d’Appello è immune da censure. I giudici di merito non hanno ignorato la tesi difensiva dell’uso personale, ma l’hanno ritenuta “recessiva” e “soccombente” rispetto alla forza dell’impianto accusatorio. La ricostruzione alternativa fornita dall’imputato non era in grado di spiegare logicamente la concomitanza di tutti questi elementi. La presenza di un telefono nascosto e le continue chiamate, unite al denaro e al luogo del fermo, costituivano un quadro probatorio che andava ben oltre il semplice possesso per consumo personale.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel diritto penale in materia di stupefacenti: la prova della finalità di spaccio può essere raggiunta anche attraverso elementi indiziari. Non è necessario cogliere il reo in flagranza di cessione. La coerenza e la convergenza di più indizi (denaro, cellulari, luogo, orario) possono costruire una prova logica così forte da superare la tesi dell’uso personale. La decisione insegna che, nel processo penale, la valutazione non si ferma ai singoli fatti, ma li analizza nel loro complesso, cercando la spiegazione più logica e coerente che essi, insieme, sono in grado di fornire.

Possedere una piccola quantità di droga e del denaro è sufficiente per una condanna per spaccio?
No, non automaticamente. Tuttavia, come dimostra questa ordinanza, se questi elementi si combinano con altri indizi gravi e precisi – come il possesso di un cellulare nascosto che riceve molte chiamate, la presenza in una nota piazza di spaccio e il rinvenimento di altre ingenti somme di denaro – il quadro complessivo può condurre a una condanna per detenzione a fini di spaccio.

Come viene valutata la tesi difensiva dell’uso personale?
La tesi dell’uso personale viene valutata confrontandola con tutti gli elementi raccolti dall’accusa. In questo caso, è stata ritenuta debole e inverosimile (‘soccombente’) perché non era in grado di fornire una spiegazione logica per la totalità degli indizi, come la necessità di nascondere un telefono sotto gli indumenti o la disponibilità di così tanto denaro contante.

Quali elementi, oltre alla droga, sono considerati forti indizi di spaccio in questo caso?
La sentenza evidenzia diversi elementi chiave: la detenzione di denaro in banconote di piccolo taglio, il possesso di due telefoni cellulari di cui uno occultato e destinatario di numerose chiamate, la presenza dell’imputato in piena notte in una zona nota per lo spaccio e il ritrovamento di ulteriori e consistenti somme di denaro contante presso la sua abitazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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