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Detenzione sostanze stupefacenti: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per la detenzione di sostanze stupefacenti (nandrolone). La finalità di spaccio è stata confermata da vari elementi, come l’assenza di prescrizione medica, una nota indicante un destinatario e il tentativo di occultare la merce. Inammissibile anche la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto, a causa della abitualità della condotta del ricorrente, desunta da precedenti condanne.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Sostanze Stupefacenti: Quando gli Indizi Prevalgono

L’ordinanza n. 8191/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la giustizia valuti la detenzione sostanze stupefacenti, distinguendo tra uso personale e finalità di spaccio. In questa analisi, esamineremo un caso in cui il ricorso di un imputato è stato dichiarato inammissibile, consolidando principi importanti sulla valutazione delle prove e sull’applicazione di istituti come la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dalla Corte d’Appello per la detenzione di medicinali contenenti nandrolone, una sostanza pacificamente classificata come stupefacente e inserita nella Tabella I. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali: contestava la finalità di spaccio attribuitagli e lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La difesa sosteneva che la detenzione non fosse finalizzata alla cessione a terzi. Tuttavia, diversi elementi probatori contrastavano questa tesi. Innanzitutto, l’imputato non aveva alcuna prescrizione o certificato medico che giustificasse il possesso di tali farmaci. In secondo luogo, sulle buste contenenti i medicinali era presente una scritta che indicava chiaramente un destinatario terzo. L’elemento più significativo, però, è stata la condotta dell’imputato al momento dell’arrivo dei carabinieri: egli ha tentato di disfarsi delle buste lanciandole oltre il muro di confine della sua abitazione, un gesto osservato dagli agenti e registrato dal sistema di videosorveglianza interno.

Il Ricorso e i Motivi di Inammissibilità per la Detenzione Sostanze Stupefacenti

Il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato giudicato inammissibile per entrambe le doglianze.

La Finalità di Cessione a Terzi

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha ritenuto che il ricorso fosse meramente riproduttivo di argomentazioni già esaminate e correttamente respinte dal giudice di merito. La Corte d’Appello, con una valutazione logica e priva di vizi, aveva già stabilito la finalità di cessione basandosi su una serie di indizi gravi, precisi e concordanti:

1. Assenza di giustificazione medica: La mancanza di prescrizioni rendeva ingiustificato il possesso dei farmaci.
2. Indicazione del destinatario: La scritta sulle buste era una prova quasi diretta dell’intenzione di cedere la sostanza a un’altra persona.
3. Tentativo di occultamento: Il gesto di lanciare le prove al di là del muro è stato interpretato come un chiaro tentativo di eludere il controllo, comportamento incompatibile con una detenzione per uso personale.

La Cassazione ha quindi confermato che la valutazione dei giudici di merito era immune da censure, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza. La Corte di merito aveva correttamente individuato un elemento ostativo all’applicazione di tale beneficio: l’abitualità della condotta. Questa è stata desunta da due precedenti condanne irrevocabili a carico dell’imputato per reati della stessa indole. L’art. 131-bis c.p., infatti, esclude dal suo ambito di applicazione i comportamenti non occasionali, e la presenza di precedenti specifici è un indicatore chiave per stabilire tale abitualità.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ha ribadito principi consolidati. Innanzitutto, ha sottolineato che il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Se la valutazione probatoria del giudice di secondo grado è logica e ben argomentata, non può essere messa in discussione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione solida, basata su elementi concreti e non su mere congetture, per stabilire la finalità di spaccio.

In secondo luogo, ha confermato che la valutazione sull’abitualità della condotta, ai fini dell’esclusione della particolare tenuità del fatto, si basa su elementi oggettivi come le condanne precedenti. La presenza di due sentenze irrevocabili per reati simili è stata ritenuta sufficiente a qualificare il comportamento dell’imputato come non occasionale, precludendo così l’accesso al beneficio.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la prova della finalità di spaccio nella detenzione sostanze stupefacenti può essere raggiunta anche attraverso elementi indiziari, purché gravi, precisi e concordanti. La condotta dell’imputato, l’assenza di giustificazioni lecite e le circostanze materiali del ritrovamento sono tutti fattori che il giudice deve attentamente considerare. Inoltre, viene ribadita la portata dell’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, il quale non è un beneficio indiscriminato ma è subordinato all’assenza di abitualità nel comportamento del reo. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, una conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso.

Quali elementi possono dimostrare la finalità di spaccio nella detenzione di sostanze stupefacenti?
Secondo la Corte, elementi come l’assenza di prescrizioni mediche, la presenza di scritte sulle confezioni che indicano un destinatario terzo e la condotta dell’imputato volta a disfarsi delle sostanze all’arrivo delle forze dell’ordine sono prove sufficienti per configurare la finalità di spaccio.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La causa di non punibilità non si applica quando il comportamento dell’imputato è ritenuto abituale. L’abitualità può essere desunta, come in questo caso, dalla presenza di precedenti condanne irrevocabili per reati della stessa indole.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della decisione impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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