Detenzione Inumana: Quando il Ricorso è Inammissibile? L’Analisi della Cassazione
Il concetto di detenzione inumana rappresenta un principio cardine nella tutela dei diritti fondamentali della persona privata della libertà. Tuttavia, per far valere tale diritto in sede giudiziaria, non è sufficiente una generica lamentela. Come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, il ricorso deve essere specifico, ben motivato e non meramente riproduttivo di argomentazioni già esaminate. In caso contrario, il rischio è una declaratoria di inammissibilità con conseguente condanna alle spese.
Il Caso: Reclamo per le Condizioni Carcerarie
Un detenuto aveva proposto reclamo per ottenere un risarcimento a causa delle condizioni di detenzione, a suo dire inumane, sofferte presso la casa circondariale di Augusta. Le censure si concentravano su due aspetti principali: lo spazio vitale all’interno della cella, ritenuto insufficiente, e la presunta mancanza di fornitura di acqua.
Il Tribunale di Sorveglianza, in prima istanza, aveva rigettato il reclamo. A seguito di tale decisione, il detenuto ha proposto ricorso per cassazione, insistendo sulle medesime doglianze.
L’Analisi della Cassazione sul Ricorso per Detenzione Inumana
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. La decisione non entra in un nuovo esame dei fatti, ma si concentra sulla struttura e sul contenuto del ricorso stesso, ritenendolo carente sotto profili cruciali. Secondo i giudici, l’impugnazione si limitava a riproporre le stesse questioni già vagliate e respinte dal Tribunale di Sorveglianza, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della decisione impugnata.
Questo approccio rende il ricorso un mero atto formale, privo della necessaria specificità richiesta per attivare una revisione da parte della Corte di legittimità. In sostanza, il ricorrente non ha spiegato perché la valutazione del primo giudice fosse errata, ma si è limitato a ripetere la propria versione dei fatti.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha basato la sua decisione su alcuni punti fermi. In primo luogo, ha evidenziato come il Tribunale di Sorveglianza avesse condotto un’istruttoria adeguata, basandosi sulle informazioni fornite dall’Amministrazione penitenziaria. Da tale istruttoria era emerso che:
1. Spazio in Cella: Lo spazio a disposizione del detenuto non era fisso, ma variava da 9 metri quadrati (quando si trovava da solo) a 4,5 metri quadrati (in presenza di un altro compagno di cella). Questi valori sono stati ritenuti, nel contesto generale, non sufficienti a integrare di per sé una violazione.
2. Fornitura Idrica: La presunta mancanza d’acqua non era un problema specifico dell’istituto penitenziario né una negligenza dell’amministrazione. Si trattava, invece, di un razionamento orario dell’erogazione idrica che affliggeva l’intero comune di Augusta a causa di problematiche strutturali dell’impianto idrico comunale. La condizione, pertanto, era condivisa da tutti i cittadini e non costituiva un trattamento degradante mirato ai detenuti.
Il ricorso, non contestando in modo puntuale e documentato questi accertamenti di fatto, si è rivelato inefficace e, quindi, manifestamente infondato.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi intende agire in giudizio per la tutela dei propri diritti: la specificità e la concretezza delle argomentazioni sono essenziali. Un ricorso per detenzione inumana non può basarsi su affermazioni generiche. È necessario contestare punto per punto le motivazioni della decisione che si impugna, offrendo elementi di prova o argomenti giuridici idonei a dimostrarne l’erroneità. In caso contrario, l’impugnazione è destinata a essere dichiarata inammissibile, con l’ulteriore conseguenza, come in questo caso, della condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria per aver promosso un ricorso palesemente infondato, aggravando inutilmente il lavoro della giustizia.
Un ricorso per detenzione inumana può essere dichiarato inammissibile?
Sì, un ricorso può essere dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza se risulta generico, non si confronta specificamente con le motivazioni della decisione impugnata e si limita a riproporre argomenti già valutati e correttamente respinti dal giudice precedente.
Lo spazio in cella inferiore a una certa soglia è sempre considerato trattamento inumano?
Dal provvedimento si evince che la valutazione dello spazio è un elemento cruciale. In questo caso, uno spazio variabile tra 9 mq (in cella singola) and 4,5 mq (in cella doppia) è stato ritenuto, nel contesto della decisione impugnata, non sufficiente a configurare un trattamento inumano, specialmente perché il ricorso non ha efficacemente contestato tale valutazione di fatto.
La carenza d’acqua in carcere costituisce sempre detenzione inumana?
Non necessariamente. Nel caso esaminato, la Corte ha dato rilievo al fatto che la limitazione della fornitura d’acqua era dovuta a un razionamento orario applicato a tutta la cittadinanza per problemi all’impianto idrico comunale. Essendo una problematica generale e non una negligenza specifica dell’amministrazione penitenziaria, non è stata considerata un trattamento inumano o degradante.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18496 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18496 Anno 2024
Presidente: FIORDALISI DOMENICO
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a NISCEMI il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 09/11/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di PERUGIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visto il ricorso presentato da NOME COGNOME avverso l’ordinanza con la quale il Tribunale di sorveglianza di Perugia ha rigettato il reclamo nei riguardi dell’ordinanza con la quale il Magistrato di sorveglianza non aveva riconosciuto i rimedi risarcitori per la detenzione inumana negli Istituti penitenziari di Milan Opera, Augusta, Spoleto, Como e Caltanissetta;
rilevato che il ricorrente ha limitato le proprie censure al periodo trascorso in detenzione nella casa Circondariale di Augusta e ha dedotto l’errata valutazione delle complessive condizioni di detenzione, in punto di spazio nella cella e di mancanza di fornitura di acqua;
ritenuto che il ricorso è inammissibile per manifesta infondatezza, risolvendosi nella prospettazione di enunciati ermeneutici in palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità ed essendo riproduttivo di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi, con corrett argomenti giuridici, dal Tribunale di sorveglianza;
rilevato, invero, che il Giudice del provvedimento impugnato – con motivazione aderente alle informazioni trasmesse dall’Amministrazione penitenziaria – ha ritenuto accertato che il detenuto, nel carcere di Augusta, ha avuto a disposizione uno spazio variabile da 9 mq (ove collocato in cella da solo) ai 4,5 (quando ristretto con unico, ulteriore compagno di cella), che l’acqua asseritamente mancante, in realtà era solo soggetta a razionamento orario (come avveniva per tutti i cittadini di Augusta per problemi dell’impianto idric comunale);
ritenuto che il ricorso – che non si confronta con la motivazione dell’ordinanza, assistita da ampia e critica motivazione e che resiste efficacemente alle infondate e non adeguatamente specifiche critiche difensive – dev’essere pertanto dichiarato inammissibile e che a detta declaratoria segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e – per i profili di colpa connessi all’irritualit dell’impugnazione (Corte cost. n. 186 del 2000) – di una somma in favore della cassa delle ammende che si stima equo determinare, in rapporto alle questioni dedotte, in euro tremila;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Il Presidente
Così deciso il 28 marzo 2024
Il Consigliere estensore