LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Detenzione farmaci oppioidi: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati, condannati per un complesso schema criminale che includeva la detenzione farmaci oppioidi a fini di spaccio, il furto di ricettari medici, la falsificazione di prescrizioni e la truffa al Servizio Sanitario. La Corte ha ribadito che la sua funzione non è rivalutare i fatti, ma controllare la logicità della motivazione. Ha confermato che la prova del reato può basarsi su intercettazioni (la cosiddetta “droga parlata”) e sull’integrità delle confezioni dei farmaci, anche in assenza di analisi tossicologiche specifiche.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Farmaci Oppioidi: Quando le Prove Indiziarie Bastano

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18638/2025, si è pronunciata su un caso complesso di detenzione farmaci oppioidi a fini di spaccio, confermando la condanna per gli imputati e delineando importanti principi sulla valutazione delle prove e i limiti del giudizio di legittimità. Questa decisione ribadisce che per una condanna possono essere sufficienti prove indiziarie solide e conversazioni intercettate, anche senza un’analisi tossicologica su tutta la sostanza.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’indagine su un traffico di farmaci a base di ossicodone. Secondo l’accusa, confermata nei primi due gradi di giudizio, una segretaria di uno studio medico sottraeva ricette in bianco e, in concorso con altri soggetti, le compilava falsamente per acquistare ingenti quantità di farmaci oppioidi. Questi farmaci venivano poi destinati al commercio illecito, presumibilmente verso l’estero.

L’indagine era partita dal sequestro di un primo quantitativo di compresse ai danni di un coimputato. Attraverso intercettazioni telefoniche e messaggistiche, gli investigatori hanno ricostruito l’intera rete, individuando il ruolo direttivo di uno degli imputati e il coinvolgimento cruciale della segretaria, l’unica, oltre ai medici, ad avere accesso ai ricettari e alle password del sistema informatico.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi. In sintesi, le difese hanno sostenuto:

1. Mancanza di prove certe: Assenza di analisi tossicologiche sulle pastiglie sequestrate, la cui natura drogante era stata desunta solo dalle indicazioni sulla confezione.
2. Travisamento delle prove: Errata interpretazione delle conversazioni intercettate, dalle quali non emergerebbe un ruolo direttivo di uno degli imputati né un suo collegamento con la segretaria.
3. Mancata riqualificazione del reato: La richiesta di derubricare il reato a tentativo, in particolare per le pastiglie non sequestrate ma solo menzionate nelle conversazioni (c.d. “droga parlata”).
4. Inversione dell’onere della prova: Per la segretaria, si è lamentato che la condanna si basasse sulla sua sola possibilità di accesso ai ricettari, senza prove dirette di contatti con gli altri coimputati.

La Prova nella Detenzione Farmaci Oppioidi secondo la Corte

La Suprema Corte ha respinto integralmente entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili per manifesta infondatezza. La sentenza si fonda su principi cardine del processo penale e del giudizio di legittimità.

In primo luogo, la Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di controllo sulla legittimità e sulla coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate. Le censure degli imputati, secondo i giudici, erano meri tentativi di proporre una diversa lettura degli elementi probatori, attività preclusa in sede di Cassazione, specialmente in presenza di una “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito (primo grado e appello) che giungono alle medesime conclusioni.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte chiariscono punti fondamentali. Anzitutto, viene specificato che l’esame degli elementi probatori spetta interamente ai giudici di merito. La Cassazione può intervenire solo se il percorso argomentativo risulta palesemente illogico o contraddittorio, cosa non riscontrata nel caso di specie.

Riguardo alla questione della prova, la sentenza è netta: la detenzione farmaci oppioidi a fini di spaccio è integrata dalla semplice detenzione. La prova di tale detenzione, anche per le quantità non sequestrate (“droga parlata”), può legittimamente derivare dal contenuto inequivocabile delle conversazioni intercettate, in cui i correi discutevano della disponibilità delle sostanze.

Anche la censura sulla mancata analisi tossicologica viene respinta. I giudici di merito avevano ragionevolmente valorizzato l’originalità e l’integrità delle confezioni dei farmaci, il cui principio attivo era chiaramente indicato. Questo elemento è stato ritenuto sufficiente a dimostrare la qualità drogante della sostanza, rendendo superflua un’ulteriore perizia chimica.

Le conclusioni

La sentenza n. 18638/2025 offre spunti di riflessione cruciali. Innanzitutto, consolida l’orientamento secondo cui il giudizio della Corte di Cassazione è un controllo di legittimità e non una terza istanza di merito. In secondo luogo, riafferma la validità probatoria delle intercettazioni per dimostrare l’esistenza di quantitativi di droga non materialmente recuperati. Infine, stabilisce che, in contesti come quello del traffico di farmaci, la prova della natura stupefacente può essere desunta da elementi logici e documentali, come le indicazioni sulle confezioni originali, senza che sia sempre indispensabile un’analisi di laboratorio.

È sempre necessaria un’analisi tossicologica per condannare per detenzione di stupefacenti?
No, la sentenza chiarisce che non è necessaria quando l’originalità e l’integrità delle confezioni dei farmaci, che indicano il principio attivo, sono accertate e considerate prove sufficienti dai giudici di merito.

Si può essere condannati per spaccio di droga che non è stata sequestrata fisicamente?
Sì. Questo caso conferma il principio della “droga parlata”, secondo cui la prova della detenzione e dello spaccio può essere desunta da altri elementi, come il contenuto incriminante di conversazioni intercettate in cui i correi parlano della disponibilità di ulteriori quantitativi di sostanza.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o proporre una ricostruzione alternativa. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze dei giudici di merito, senza sovrapporre la propria valutazione a quella già compiuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati