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Detenzione domiciliare sostitutiva: evasione e limiti

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale riguardo la detenzione domiciliare sostitutiva. Il reato di evasione si configura solo se l’assenza ingiustificata dal domicilio supera le dodici ore. In un caso riguardante un allontanamento di breve durata, la Corte ha annullato la sentenza di merito, assolvendo l’imputato perché il fatto non costituisce reato, specificando la differenza con altre misure come gli arresti domiciliari.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Domiciliare Sostitutiva: Non è Evasione se l’Assenza è Breve

La recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale del diritto penale: la configurabilità del reato di evasione nel contesto della detenzione domiciliare sostitutiva. Con una decisione chiara, i giudici supremi hanno stabilito che l’allontanamento dal domicilio, per integrare il reato, deve protrarsi per più di dodici ore. Questa pronuncia è fondamentale per distinguere questa misura da altre forme di restrizione domiciliare e per garantire una corretta applicazione della legge.

Il Caso in Esame: Un’Assenza di Breve Durata

Un uomo, sottoposto alla pena della detenzione domiciliare sostitutiva, veniva trovato dalla Polizia Giudiziaria fuori dalla sua abitazione. Tuttavia, il tempo trascorso dal momento in cui avrebbe dovuto essere in casa e il momento del controllo era nettamente inferiore alle dodici ore. Il Tribunale di primo grado lo aveva assolto per la particolare tenuità del fatto. L’imputato, non soddisfatto di questa formula assolutoria che comunque riconosceva la sussistenza di un reato, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il fatto, semplicemente, non costituisse reato.

La Disciplina della Detenzione Domiciliare Sostitutiva

Il cuore della questione risiede nella corretta interpretazione della normativa applicabile. La difesa ha giustamente evidenziato che il caso non doveva essere disciplinato dall’articolo 385 del codice penale, che punisce genericamente l’evasione, ma da una norma speciale.

La legge di riferimento è l’articolo 72 della Legge n. 689 del 1981, recentemente modificato. Questa disposizione regola specificamente le violazioni delle pene sostitutive, tra cui la semilibertà e, appunto, la detenzione domiciliare sostitutiva. La norma stabilisce in modo inequivocabile che la condotta penalmente rilevante si concretizza solo quando il condannato “per più di dodici ore, senza giustificato motivo, rimane assente” dal luogo di detenzione.

La Differenza con gli Arresti Domiciliari

È essenziale non confondere la detenzione domiciliare sostitutiva (una pena che sostituisce il carcere dopo una condanna definitiva) con gli arresti domiciliari (una misura cautelare applicata durante le indagini o il processo). Mentre per gli arresti domiciliari anche un breve allontanamento non autorizzato può integrare il reato di evasione secondo l’art. 385 c.p., per la pena sostitutiva il legislatore ha previsto una soglia di tolleranza molto più alta, fissata in dodici ore di assenza continuata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito che la norma speciale (art. 72, L. 689/1981) prevale su quella generale (art. 385 c.p.). Il legislatore ha volutamente introdotto una soglia temporale per distinguere le violazioni delle prescrizioni, che possono avere conseguenze amministrative (come la revoca della misura), dalla commissione di un autonomo reato di evasione.

Nel caso specifico, l’imputato era autorizzato a uscire fino alle ore 14:00 di un dato giorno ed è stato trovato fuori casa alle 00:40 del giorno successivo. L’intervallo di tempo era palesemente inferiore alle dodici ore. Di conseguenza, l’azione non integrava la fattispecie di reato prevista dalla legge. La Corte ha quindi annullato la sentenza senza rinvio, assolvendo l’imputato con la formula più favorevole “perché il fatto non sussiste”, eliminando così ogni pregiudizio derivante dall’iscrizione della sentenza nel casellario giudiziale.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di garanzia di fondamentale importanza. Per chi sconta una detenzione domiciliare sostitutiva, un’assenza ingiustificata dal domicilio non si traduce automaticamente nel grave reato di evasione. È necessario superare il limite temporale di dodici ore. La decisione della Cassazione non solo fornisce una guida interpretativa chiara per i tribunali, ma offre anche certezza giuridica ai cittadini, ribadendo che le norme penali devono essere interpretate restrittivamente e che le diverse misure restrittive della libertà personale hanno presupposti e conseguenze differenti.

Quando si commette il reato di evasione in caso di detenzione domiciliare sostitutiva?
Secondo la Corte di Cassazione, basandosi sull’art. 72 della L. 689/1981, il reato di evasione per chi è sottoposto a detenzione domiciliare sostitutiva si configura solo quando l’allontanamento ingiustificato dal domicilio si protrae per più di dodici ore.

Qual è la differenza tra detenzione domiciliare come misura cautelare e come pena sostitutiva ai fini dell’evasione?
La sentenza chiarisce che per gli arresti domiciliari (misura cautelare), l’evasione è regolata dall’art. 385 del codice penale e può essere integrata anche da un breve allontanamento. Per la detenzione domiciliare sostitutiva (pena), invece, si applica la norma speciale (art. 72, L. 689/1981) che richiede un’assenza superiore alle dodici ore per costituire reato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con la formula “perché il fatto non sussiste”?
La Corte ha utilizzato questa formula perché l’azione dell’imputato, essendo l’assenza durata meno di dodici ore, non rientrava nella definizione legale del reato di evasione previsto per la detenzione domiciliare sostitutiva. Questa assoluzione nel merito è più favorevole di quella per “particolare tenuità del fatto”, in quanto nega l’esistenza stessa del reato e impedisce l’iscrizione della sentenza nel casellario giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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