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Detenzione domiciliare reati ostativi: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva la detenzione domiciliare. L’ordinanza stabilisce che, in tema di detenzione domiciliare per reati ostativi, la condanna per uno dei delitti elencati nell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario rappresenta una causa ostativa assoluta. Non è quindi necessario né rilevante accertare l’eventuale insussistenza di collegamenti attuali del condannato con la criminalità organizzata, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Domiciliare e Reati Ostativi: La Cassazione Conferma la Preclusione Assoluta

Con l’ordinanza n. 2660 del 2024, la Corte di Cassazione si è nuovamente pronunciata sul tema della detenzione domiciliare reati ostativi, ribadendo un principio consolidato e di fondamentale importanza pratica. La decisione chiarisce che la condanna per uno dei delitti elencati nell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario preclude automaticamente l’accesso alla detenzione domiciliare prevista dall’art. 47-ter, comma 1-bis, senza che sia necessario valutare l’attualità dei collegamenti del condannato con la criminalità organizzata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo, condannato per delitti aggravati dall’agevolazione mafiosa, la cui istanza di detenzione domiciliare era stata dichiarata inammissibile dal Tribunale di Sorveglianza di Milano. Il Tribunale aveva basato la sua decisione sulla natura ‘ostativa’ del reato, che, secondo la normativa, impedisce l’accesso a tale beneficio.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi Difensiva

Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha impugnato il provvedimento sostenendo una tesi differente. Secondo la difesa, il semplice rinvio dell’art. 47-ter all’art. 4-bis non dovrebbe comportare un’applicazione automatica del divieto. Al contrario, il giudice avrebbe dovuto verificare l’assenza di elementi concreti che facessero ritenere ancora sussistenti i collegamenti del condannato con la criminalità organizzata. In sostanza, si chiedeva un’interpretazione meno rigida e più attenta alla situazione attuale del soggetto.

Detenzione Domiciliare Reati Ostativi: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo completamente la tesi difensiva e confermando la correttezza della decisione del Tribunale di Sorveglianza. Le motivazioni si fondano su un’interpretazione letterale e consolidata della normativa.

Il Rinvio Formale al Catalogo dei Reati

Il punto centrale della decisione è la natura del rinvio operato dall’art. 47-ter, comma 1-bis, all’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario. La Cassazione chiarisce che si tratta di un rinvio ‘formale’ o ‘materiale’, finalizzato unicamente a identificare il catalogo dei delitti che precludono la misura. La norma sulla detenzione domiciliare, quindi, non ‘importa’ l’intero e complesso meccanismo dell’art. 4-bis, che prevede diverse ‘fasce’ di operatività e la possibilità di superare la presunzione di pericolosità in altri contesti.

Per la specifica misura della detenzione domiciliare, il legislatore ha operato una scelta netta: la condanna irrevocabile per uno dei delitti elencati nell’art. 4-bis costituisce una causa ostativa assoluta e insuperabile.

La Giurisprudenza Consolidata

La Corte ha rafforzato la propria decisione citando numerosi precedenti conformi, tra cui sentenze che avevano già stabilito come la condanna per reati ostativi sia di per sé preclusiva, a nulla rilevando l’insussistenza di collegamenti attuali con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva. Questo orientamento, come sottolineato, è stato anche avallato dalla Corte Costituzionale (sent. n. 50 del 2020), che non ha ravvisato profili di incostituzionalità in questa interpretazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio di diritto di notevole impatto per chi è condannato per detenzione domiciliare reati ostativi. La pronuncia stabilisce in modo inequivocabile che, ai fini della concessione della detenzione domiciliare ex art. 47-ter, comma 1-bis, non vi è spazio per una valutazione discrezionale del giudice sulla pericolosità attuale del condannato. La condanna per un reato incluso nella lista dell’art. 4-bis agisce come una barriera legale invalicabile. Questa interpretazione rigorosa, basata sulla volontà del legislatore di escludere categoricamente certi condannati da specifici benefici, limita le possibilità di accesso a misure alternative al carcere, indipendentemente dal percorso rieducativo o dal distacco effettivo dall’ambiente criminale.

Cosa succede se una persona condannata per un ‘reato ostativo’ chiede la detenzione domiciliare?
Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta è automaticamente preclusa. La condanna per uno dei delitti specificamente elencati nell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario agisce come un divieto assoluto per l’accesso a questa misura, senza possibilità di ulteriori valutazioni.

Per ottenere la detenzione domiciliare in questi casi, è utile dimostrare di non avere più legami con la criminalità organizzata?
No. L’ordinanza chiarisce che l’eventuale insussistenza di collegamenti attuali con ambienti criminali è irrilevante. La preclusione deriva direttamente dalla natura del reato per cui si è stati condannati e non dalla pericolosità sociale attuale del soggetto.

Perché la legge è così rigida su questo punto?
La Corte spiega che il richiamo dell’art. 47-ter (sulla detenzione domiciliare) all’art. 4-bis ha il solo scopo di identificare una lista di reati. Non intende importare l’intero meccanismo di valutazione previsto dall’art. 4-bis per altri benefici. Si tratta di una scelta precisa del legislatore di creare una causa ostativa tassativa e insuperabile per questa specifica misura alternativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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