Detenzione Domiciliare Negata: Quando la Pericolosità Sociale Prevale
L’accesso alle misure alternative alla detenzione, come la detenzione domiciliare, rappresenta un momento cruciale nel percorso di esecuzione della pena. Tuttavia, non è un diritto automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, n. 3280/2024) ribadisce i criteri fondamentali che i giudici devono valutare, sottolineando come la persistente pericolosità sociale del condannato e l’assenza di un serio percorso di risocializzazione possano precludere tale beneficio, anche a fronte di una pena residua contenuta.
Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro il Diniego della Misura Alternativa
Un detenuto ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, che aveva respinto la sua richiesta di essere ammesso alla misura della detenzione domiciliare. Il Tribunale aveva motivato il diniego sulla base di due elementi principali:
1. Inidoneità del luogo di espiazione: L’ambiente in cui il condannato avrebbe dovuto scontare la misura era stato ritenuto inadeguato, in quanto potenzialmente favorevole alla ripresa di condotte devianti.
2. Mancata revisione critica: Il soggetto non aveva dimostrato di aver avviato un processo di riflessione sui propri trascorsi criminali, un passo considerato essenziale per un’efficace risocializzazione.
Il ricorrente, di contro, sosteneva che le argomentazioni del Tribunale fossero meramente confutative e non evidenziassero vizi di legittimità nel provvedimento impugnato.
I Criteri per la Concessione della Detenzione Domiciliare
Il fulcro della questione ruota attorno ai presupposti per la concessione della detenzione domiciliare. Questa misura alternativa non si limita a un mero calcolo matematico della pena residua, ma richiede una valutazione complessa della personalità del condannato e del contesto in cui verrebbe inserito. La giurisprudenza, richiamata anche in questa ordinanza (Sez. 1, n. 14962/2009), è costante nell’affermare che l’ammissione a tale misura presuppone che lo stato detentivo alternativo sia comunque idoneo a contenere il rischio di recidiva.
In altre parole, il giudice deve essere convinto che, anche al di fuori del carcere, il condannato non rappresenti un pericolo per la collettività.
Le Motivazioni della Decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione del Tribunale di Sorveglianza. Secondo gli Ermellini, la decisione impugnata era ben motivata, logica e saldamente ancorata ai fatti emersi nel corso dell’istruttoria. Il giudizio del Tribunale si basava su una persistente pericolosità sociale del condannato, il quale, se ammesso alla misura, avrebbe esposto la collettività al rischio di nuove manifestazioni antisociali.
La Corte ha specificato che i motivi del ricorso erano puramente contestatori e non riuscivano a individuare vizi logici o giuridici nel ragionamento del giudice di sorveglianza. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per annullare l’ordinanza.
Conclusioni
L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sui limiti e le condizioni per l’accesso alla detenzione domiciliare. La decisione rafforza il principio secondo cui la finalità rieducativa della pena non può prescindere dalla tutela della sicurezza collettiva. La concessione di una misura alternativa richiede prove concrete di un cambiamento da parte del condannato, che deve dimostrare di aver intrapreso un percorso di revisione critica del proprio passato e di non costituire più un pericolo. In assenza di tali elementi, anche una pena residua breve non è sufficiente a giustificare l’uscita dal regime carcerario. La sentenza ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, data l’evidente infondatezza del ricorso.
Quali sono i motivi principali per cui può essere negata la detenzione domiciliare?
La detenzione domiciliare può essere negata principalmente per due ragioni: l’inidoneità del luogo in cui si sconterebbe la pena, se considerato un ambiente che favorisce la ripresa di condotte criminali, e la persistente pericolosità sociale del condannato, valutata anche in base alla sua mancata volontà di avviare un percorso di revisione critica e risocializzazione.
La durata della pena residua è l’unico fattore determinante per ottenere la detenzione domiciliare?
No, la durata della pena residua, anche se contenuta, non è l’unico né il più importante fattore. La decisione si basa su un giudizio complessivo sulla personalità del condannato e sul rischio di recidiva. Se il soggetto è ancora considerato socialmente pericoloso, la misura viene negata indipendentemente dalla pena rimanente.
Cosa significa che un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione, ma ritiene che il ricorso sia infondato o manchi dei requisiti previsti dalla legge. In questo caso, i motivi del ricorso sono stati giudicati meramente contestatori delle valutazioni del Tribunale di Sorveglianza, senza individuare reali vizi di legittimità (errori di diritto o vizi logici) nella decisione impugnata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3280 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3280 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 26/10/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
BEN FRED) NOME NOME NOME DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 06/06/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di BOLOGNA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e l’ordinanza impugnata; letti i motivi del ricorso;
rilevato che il Tribunale di sorveglianza ha spiegato, con dovizia di pertin argomentazioni, che la possibilità di ammettere NOME COGNOME alla misur alternativa alla detenzione della detenzione domiciliare è preclusa dall’inidoneità del luogo in cui egli espierebbe la sanzione, collocato ambiente che agevolerebbe la ripresa di condotte devianti, sia dall’omesso avvi da parte del condanNOME, di un processo di revisione critica dei propri tras criminosi ed inteso, più in generale, alla risocializzazione;
che, quindi, la decisione contestata si impernia su un giudizio di persist pericolosità sociale del condanNOME, la cui ammissione alla misura invocata giudizio del Tribunale di sorveglianza, esporrebbe la collettività al rischio nuove manifestazioni antisociali, ciò che impone, pur al cospetto di una pe residua contenuta, la protrazione dell’esecuzione in forma intramuraria;
che, a fronte di un provvedimento esente da vizi logici, saldamente ancora alle emergenze istruttorie e coerente con il condiviso indirizzo ermeneut secondo cui l’ammissione alla detenzione domiciliare presuppone che i corrispondente stato detentivo consenta di contenere il rischio di recidiv questo senso, cfr., tra le altre, Sez. 1, n. 14962 del 17/03/2009, Castiglion 243745 – 01), il ricorrente oppone rilievi critici meramente confutativi, che riescono ad enucleare vizi rilevanti in sede di legittimità;
che, pertanto, deve essere dichiarata la inammissibilità del ricorso, conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, i mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della cau di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore del Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa de ammende.
Così deciso il 26/10/2023.