LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Detenzione domiciliare estero: quando vale in Italia?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la detenzione domiciliare estero, se limitata a poche ore notturne, non può essere detratta dalla pena da scontare in Italia. La misura è stata equiparata a un obbligo di dimora, non sufficientemente restrittivo da essere considerato fungibile con la detenzione carceraria. Il ricorso di un condannato, che chiedeva il riconoscimento del periodo trascorso con braccialetto elettronico nel Regno Unito, è stato quindi rigettato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Domiciliare Estero: È Scomputabile dalla Pena in Italia?

La questione della detenzione domiciliare estero e della sua validità ai fini dello scomputo della pena in Italia è un tema complesso che interseca diritto internazionale e procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo i confini entro cui una misura restrittiva subita all’estero può essere considerata ‘fungibile’ con la pena detentiva italiana. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato con sentenza definitiva dalla Corte d’Appello di Venezia, presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la revoca di un ordine di carcerazione. La richiesta si basava sulla tesi che la pena di un anno e quattro mesi di reclusione fosse già stata in parte scontata all’estero. Nello specifico, il condannato era stato sottoposto nel Regno Unito, in attesa di estradizione, alla misura della detenzione domiciliare con braccialetto elettronico, con l’obbligo di rimanere in casa dalle ore 23:00 alle ore 3:00.

Secondo la difesa, tale misura, seppur limitata a quattro ore notturne, doveva essere equiparata alla detenzione domiciliare prevista dalla legge italiana e, di conseguenza, detratta dalla pena residua. La Corte d’Appello di Venezia rigettava l’istanza, assimilando la misura a un ‘obbligo di dimora aggravato’, non computabile ai fini dell’espiazione della pena. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito i criteri per valutare la fungibilità tra le misure restrittive estere e la pena detentiva italiana, e si sono espressi anche sulla validità delle procedure di notifica all’imputato resosi irreperibile.

Detenzione Domiciliare Estero e Fungibilità: l’Analisi della Corte

Il punto centrale della sentenza riguarda l’applicazione dell’art. 657 del codice di procedura penale, che disciplina lo scomputo del presofferto. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo di dimora non è, di norma, fungibile con la pena detentiva. Può diventarlo solo in casi eccezionali, ovvero quando le prescrizioni imposte siano talmente severe e arbitrarie da renderlo, di fatto, assimilabile al regime degli arresti domiciliari.

Nel caso specifico, l’obbligo di permanere in casa per sole quattro ore notturne è stato ritenuto una limitazione circoscritta, che non impedisce il normale svolgimento della vita sociale e lavorativa. Si tratta di una fascia oraria comunemente dedicata al riposo, la cui restrizione non determina quella compressione totale della libertà personale tipica della detenzione domiciliare.

La Questione del Decreto di Irreperibilità

Il ricorrente aveva anche contestato la validità del decreto di irreperibilità emesso nei suoi confronti, sostenendo che le autorità non avessero condotto ricerche approfondite all’estero, ad esempio consultando la banca dati VIS (Sistema Informativo Visti). La Corte ha respinto anche questa doglianza, specificando che la completezza delle ricerche va valutata in base agli elementi noti al momento del loro svolgimento. Poiché il condannato aveva eletto domicilio in Italia e non vi erano indicazioni di un suo trasferimento all’estero, le ricerche sul territorio nazionale erano state correttamente ritenute sufficienti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la misura britannica, per le sue specifiche modalità, non integra uno ‘stato detentivo vero e proprio’. Le limitazioni imposte alla libertà di movimento erano finalizzate a un controllo della condotta del soggetto in un’ottica preventiva, ma non raggiungevano l’intensità di una misura detentiva. La restrizione era limitata a una ‘fisiologica soglia temporale’ in cui si collocano le ordinarie occupazioni domestiche e il riposo, senza travalicare le finalità della misura stessa.

Di conseguenza, non essendo ravvisabile un’imposizione arbitraria o sproporzionata, la Corte ha escluso che la misura potesse essere equiparata alla detenzione domiciliare e, pertanto, ha negato la violazione dell’art. 657 c.p.p. Per quanto riguarda l’irreperibilità, i giudici hanno ribadito che non sussiste un obbligo di estendere le ricerche all’estero in assenza di specifici elementi che indichino la presenza del ricercato fuori dal territorio nazionale.

Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: non tutte le restrizioni della libertà personale subite all’estero sono automaticamente valide per ridurre la pena da scontare in Italia. La valutazione della fungibilità richiede un’analisi caso per caso della natura e dell’intensità della misura straniera. Una detenzione domiciliare estero limitata a poche ore, specialmente se notturne, difficilmente sarà considerata equivalente alla detenzione carceraria. La decisione rafforza il principio secondo cui solo una significativa e continuativa compressione della libertà personale può essere scomputata dalla pena definitiva.

Una misura restrittiva subita all’estero, come la detenzione domiciliare notturna, può essere sempre scalata dalla pena da scontare in Italia?
No, non sempre. La Corte di Cassazione ha chiarito che una misura come l’obbligo di permanenza domiciliare per poche ore notturne non è equiparabile alla detenzione domiciliare e quindi non è ‘fungibile’, cioè non può essere detratta dalla pena detentiva, a meno che le restrizioni imposte non siano così severe e arbitrarie da renderla di fatto assimilabile agli arresti domiciliari.

Per dichiarare l’irreperibilità di un imputato, le autorità italiane sono obbligate a cercarlo anche all’estero?
No, non sussiste un obbligo generalizzato di estendere le ricerche all’estero. Le ricerche devono essere considerate complete sulla base degli elementi noti al momento. Se l’imputato ha eletto domicilio in Italia e non vi sono elementi che indichino un suo trasferimento all’estero, le ricerche condotte sul territorio nazionale sono considerate sufficienti per una valida emissione del decreto di irreperibilità.

Cosa rende una misura come l’obbligo di dimora ‘assimilabile’ agli arresti domiciliari ai fini del calcolo della pena?
Secondo la giurisprudenza citata, l’obbligo di dimora diventa assimilabile agli arresti domiciliari quando le prescrizioni imposte, come l’obbligo di permanenza domiciliare, sono applicate in modo arbitrario, per un lasso di tempo che eccede sia le esigenze cautelari sia il tempo normalmente dedicato al riposo e alla vita domestica, comprimendo di fatto la libertà personale in modo analogo alla detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati