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Detenzione documento falso: quando è reato aggravato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7787/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di detenzione di documento falso. La Corte ha stabilito che fornire la propria fotografia per la creazione di un documento contraffatto costituisce concorso nella falsificazione, integrando così la fattispecie più grave prevista dal secondo comma dell’art. 497-bis c.p., e non la semplice detenzione di cui al primo comma.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Documento Falso: Quando la Semplice Foto Aggrava il Reato

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 7787/2024 offre un chiarimento cruciale sulla detenzione documento falso, delineando il confine tra la semplice detenzione e il più grave concorso nella falsificazione. La pronuncia sottolinea come un gesto apparentemente minore, come fornire la propria fotografia, possa trasformare la natura del reato, comportando conseguenze penali significativamente più severe. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per reati legati alla falsificazione di documenti. In particolare, la Corte d’Appello di Roma aveva confermato la sua responsabilità per il reato previsto dall’articolo 497-bis, secondo comma, del codice penale (capo A), che punisce la fabbricazione o il concorso nella fabbricazione di documenti di identità falsi. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente che la sua condotta dovesse essere ricondotta all’ipotesi meno grave del primo comma dello stesso articolo, ovvero la sola detenzione di un documento falso senza aver partecipato alla sua creazione.

Le Argomentazioni della Difesa

La difesa ha tentato di ottenere una derubricazione del reato, argomentando che l’imputato non avesse materialmente creato il documento, ma ne fosse stato un semplice possessore. Sulla base di questa premessa, veniva richiesta anche l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto il motivo relativo alla derubricazione ‘manifestamente infondato’, in quanto basato su una tesi in palese contrasto sia con il dato testuale della norma incriminatrice sia con la giurisprudenza consolidata in materia.

Le Motivazioni: la Differenza Cruciale nella detenzione documento falso

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione che la Corte opera tra le due ipotesi previste dall’art. 497-bis del codice penale.

La Distinzione tra Primo e Secondo Comma dell’art. 497-bis c.p.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato:

* Il primo comma punisce la mera detenzione di un documento falso, ma solo se chi lo possiede non ha concorso in alcun modo alla sua contraffazione.
* Il secondo comma, che prevede una pena più severa, punisce non solo le condotte di fabbricazione e formazione del documento, ma anche la sua detenzione (per uso personale o non) quando il detentore ha partecipato alla sua creazione.

Nel caso specifico, è emerso che l’imputato aveva contribuito alla falsificazione quantomeno fornendo la propria fotografia al falsario. Questo atto, secondo la Corte, è sufficiente per configurare un concorso nella contraffazione, escludendo così la possibilità di applicare la fattispecie meno grave. La Corte ha richiamato un proprio precedente (sentenza n. 48241/2019) relativo a un caso analogo, in cui l’esibizione di un documento valido per l’espatrio, ma contraffatto con la propria effigie, era stata correttamente qualificata come il reato più grave.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame conferma un orientamento rigoroso e di fondamentale importanza pratica. Dimostra che, in materia di detenzione documento falso, qualsiasi forma di contributo attivo alla creazione del falso è giuridicamente rilevante e sufficiente a integrare la fattispecie aggravata. Non è necessario essere l’autore materiale della contraffazione; anche un’azione preparatoria come la fornitura della propria foto costituisce un anello della catena criminale che il legislatore ha inteso punire più severamente. Questa pronuncia serve da monito: la responsabilità penale non si limita al possesso passivo, ma si estende a ogni atto che agevola e rende possibile la falsificazione.

Qual è la differenza tra la detenzione di un documento falso (primo comma art. 497-bis c.p.) e il concorso nella sua falsificazione (secondo comma)?
La detenzione sanzionata dal primo comma riguarda chi possiede un documento falso senza aver partecipato alla sua creazione. Il secondo comma, più grave, si applica a chi fabbrica il documento o a chi, pur detenendolo, ha concorso alla sua contraffazione.

Fornire la propria fotografia per creare un documento falso è considerato semplice detenzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, fornire la propria foto è un atto di partecipazione (concorso) nella falsificazione. Di conseguenza, tale condotta rientra nella fattispecie più grave prevista dal secondo comma dell’art. 497-bis c.p. e non in quella della semplice detenzione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché la tesi difensiva era ‘manifestamente infondata’, ovvero in palese contrasto con il testo della legge e con l’orientamento consolidato della giurisprudenza, che considera il contributo alla falsificazione, anche solo fornendo una foto, come un’ipotesi di reato più grave della mera detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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