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Detenzione documento falso per terzi: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10865/2024, ha confermato la condanna per un imputato accusato di detenzione di documento falso. La Corte ha chiarito che la detenzione di un documento d’identità falso per conto di un’altra persona costituisce l’ipotesi aggravata del reato previsto dall’art. 497-bis, secondo comma, del codice penale, anche se non si è partecipato alla sua contraffazione. Il ricorso dell’imputato è stato rigettato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Documento Falso per terzi: quando è reato aggravato?

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 10865 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità e rilevanza pratica: la detenzione documento falso. Nello specifico, i giudici hanno chiarito i confini tra l’ipotesi base e quella aggravata del reato previsto dall’articolo 497-bis del codice penale, delineando quando il possesso di un documento contraffatto per conto di terzi integri la fattispecie più grave.

I Fatti del Caso: La Detenzione di un Documento Falso

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in primo grado e in appello, nei confronti di un individuo per il reato di cui agli artt. 110 e 497-bis, secondo comma, del codice penale. La condotta contestata consisteva nell’aver detenuto una carta d’identità falsa, intestata a un’altra persona (coimputato nel procedimento), e nell’averla esibita presso un ufficio pubblico. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse rientrare nell’ipotesi meno grave prevista dal primo comma dell’art. 497-bis, poiché non aveva concorso alla materiale falsificazione del documento.

La Decisione della Corte: la corretta applicazione dell’art. 497-bis

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici di legittimità hanno offerto una chiara interpretazione della norma, distinguendo nettamente le diverse condotte punite. La Corte ha spiegato che l’articolo 497-bis del codice penale delinea un quadro sanzionatorio progressivo.

Le Motivazioni: la distinzione tra primo e secondo comma

La Corte ha chiarito che l’ipotesi base, descritta nel primo comma, punisce la detenzione di un documento falso valido per l’espatrio, quando il detentore non ha partecipato alla sua contraffazione e lo detiene per un uso proprio.

Il secondo comma, invece, prevede due distinte ipotesi aggravate, introdotte dalla congiunzione disgiuntiva “ovvero”:
1. La fabbricazione o formazione del documento falso, anche se destinato ad uso personale.
2. La detenzione documento falso per conto altrui (o per uso non personale).

Secondo la Cassazione, quest’ultima ipotesi non richiede affatto che il detentore abbia partecipato alla falsificazione. Il semplice fatto di possedere il documento nell’interesse di un’altra persona è sufficiente a integrare la fattispecie aggravata. Nel caso di specie, l’imputato deteneva il documento falso a nome del coimputato, ricadendo quindi pienamente nella seconda ipotesi aggravata.

La Corte ha inoltre respinto le doglianze relative al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e alla mancata esclusione della recidiva. I giudici hanno ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse logica e completa, avendo considerato i precedenti penali specifici dell’imputato come indice di una maggiore pericolosità e non essendo emersi elementi di meritevolezza tali da giustificare una diminuzione di pena.

Infine, un aspetto processuale interessante riguarda il rigetto della richiesta di liquidazione delle spese legali avanzata dalla parte civile. La Cassazione ha applicato il principio, stabilito dalle Sezioni Unite, secondo cui nel rito camerale “non partecipato”, il rimborso è dovuto solo se la parte civile fornisce un contributo utile alla decisione, ad esempio con memorie scritte ben argomentate. Nel caso in esame, la memoria presentata era stata ritenuta meramente “di stile” e quindi non meritevole di ristoro.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati di falso: la legge punisce con maggiore severità non solo chi materialmente crea il falso, ma anche chi se ne fa portatore per conto di altri. La detenzione documento falso nell’interesse di terzi è considerata una condotta particolarmente grave perché agevola la circolazione di documenti contraffatti e potenzialmente l’occultamento di identità per fini illeciti. Questa pronuncia serve da monito: la responsabilità penale non si ferma al falsario, ma si estende a chiunque contribuisca, anche con la sola detenzione, alla catena dell’illegalità.

Possedere un documento falso per un’altra persona è reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la detenzione di un documento falso per conto di un’altra persona integra l’ipotesi di reato aggravato previsto dall’articolo 497-bis, secondo comma, del codice penale.

Per commettere il reato aggravato di detenzione di documento falso per conto altrui, è necessario aver partecipato alla sua falsificazione?
No. La sentenza chiarisce che per configurare questa specifica ipotesi di reato aggravato è sufficiente la detenzione del documento nell’interesse di un terzo, a prescindere da un eventuale concorso nella sua materiale contraffazione.

La parte civile ottiene sempre il rimborso delle spese legali in Cassazione se il ricorso dell’imputato viene rigettato?
No. Nei giudizi in Cassazione che si svolgono senza la partecipazione fisica delle parti, il rimborso delle spese alla parte civile è subordinato alla condizione che essa abbia fornito un contributo utile alla decisione, ad esempio attraverso memorie scritte dettagliate, e non limitandosi a conclusioni generiche o di stile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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