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Detenzione di stupefacenti: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. La sentenza conferma che la valutazione sulla destinazione della sostanza deve basarsi su un’analisi complessiva di vari elementi, come il confezionamento in dosi, il possesso di denaro contante e la condotta dell’imputato. Il ricorso è stato ritenuto generico e manifestamente infondato, in quanto non contestava efficacemente le logiche motivazioni della Corte d’Appello, la quale aveva anche negato le attenuanti generiche a causa dei numerosi precedenti penali del ricorrente.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione di Stupefacenti: Quando un Ricorso Diventa Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33948/2025, ha offerto importanti chiarimenti sui criteri per distinguere la detenzione di stupefacenti per uso personale da quella finalizzata allo spaccio, e sulle condizioni che rendono un ricorso inammissibile. La pronuncia sottolinea come una valutazione complessiva degli indizi sia fondamentale e come un’impugnazione generica, priva di argomentazioni specifiche, non possa superare il vaglio di legittimità. Questo caso fornisce una guida preziosa per comprendere la logica seguita dai giudici in materia di reati legati alla droga.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale e successivamente della Corte d’Appello di Firenze. L’imputato era stato trovato in possesso di 8,18 grammi lordi di cocaina, suddivisi in 9 confezioni. Oltre alla sostanza, gli erano stati trovati 320 euro in banconote di piccolo e medio taglio. Le circostanze dell’azione e la situazione personale dell’imputato (disoccupato e senza fonti di reddito lecite) avevano convinto i giudici di merito che la droga fosse destinata alla cessione a terzi, configurando così il reato di cui all’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Errata qualificazione del fatto: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente configurato la detenzione di stupefacenti come finalizzata allo spaccio, invertendo l’onere della prova e non considerando che la detenzione fosse per uso personale.
2. Eccessività della pena: Il ricorrente lamentava una pena base eccessiva, che vanificava i suoi sforzi di risocializzazione.
3. Diniego delle attenuanti generiche: Si contestava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, ritenuta ingiustificata.

L’Analisi della Corte sulla Detenzione di Stupefacenti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, definendolo manifestamente infondato e generico. I giudici hanno evidenziato che i motivi proposti non facevano altro che riproporre le stesse questioni già esaminate e logicamente respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuove e specifiche critiche alla sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’analisi rigorosa delle motivazioni della sentenza d’appello, ritenendole congrue, logiche e giuridicamente corrette.

Sulla Qualificazione del Fatto e le Prove

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha ribadito che la destinazione allo spaccio era stata correttamente desunta da una valutazione unitaria e complessiva di tutti gli elementi disponibili. I giudici di merito avevano tenuto conto non solo della quantità, ma anche del confezionamento in dosi multiple, del possesso di una somma di denaro significativa per una persona disoccupata e in banconote di vario taglio (tipico dell’attività di spaccio), e della condotta dell’imputato, che aveva tentato di disfarsi della sostanza alla vista degli operanti. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da censure, in quanto basata su un quadro indiziario solido e coerente.

Sulla Dosimetria della Pena e le Attenuanti

Anche i motivi relativi alla pena sono stati respinti. La Cassazione ha osservato che la pena base, sebbene superiore al minimo edittale, non era sproporzionata rispetto alla gravità del fatto e non richiedeva una motivazione particolarmente approfondita, essendo lontana dalla media tra minimo e massimo.

Il diniego delle attenuanti generiche è stato ampiamente giustificato dalla Corte d’Appello. I giudici avevano evidenziato i numerosi e gravi precedenti penali dell’imputato, che dimostravano una stabile inclinazione a delinquere. Inoltre, era stata sottolineata la sua volontà di sottrarsi alle proprie responsabilità, l’assenza di qualsiasi condotta collaborativa o di ravvedimento, anche parziale. In assenza di elementi positivi di valutazione, il diniego delle attenuanti è stato considerato corretto.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: un ricorso per cassazione non può limitarsi a una generica contestazione della decisione di merito. È necessario che l’impugnazione articoli critiche specifiche, indicando le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che rendono la motivazione della sentenza impugnata illogica o in violazione di legge. In materia di detenzione di stupefacenti, la decisione conferma che la distinzione tra uso personale e spaccio si basa su una valutazione globale degli indizi, dove il confezionamento, il denaro e il comportamento dell’imputato assumono un ruolo cruciale.

Quali elementi distinguono la detenzione di stupefacenti per uso personale da quella finalizzata allo spaccio secondo la Corte?
La distinzione si basa su una valutazione complessiva e unitaria di vari indizi, tra cui la quantità e tipologia della sostanza, il suo confezionamento in dosi separate, il possesso di somme di denaro in banconote di piccolo taglio (incompatibile con la situazione reddituale dichiarata), e le circostanze concrete dell’azione, come il tentativo di disfarsi della droga.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché manifestamente infondato e generico. Non ha sollevato specifiche critiche giuridiche alla sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte con motivazione logica e congrua dalla Corte d’Appello.

Perché non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche non sono state concesse a causa dei numerosi e gravi precedenti penali dell’imputato, che indicavano una sua stabile radicazione nella commissione di reati. Inoltre, sono stati considerati negativamente la sua volontà di sottrarsi alle responsabilità, l’assenza di condotte collaborative con le forze dell’ordine e la mancanza di qualsiasi segno di ravvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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