Detenzione di Stupefacenti: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di garantire la corretta applicazione della legge. Questo caso riguarda la detenzione di stupefacenti e ci offre uno spunto chiaro su quali elementi probatori distinguono lo spaccio dall’uso personale e sui limiti di un ricorso presentato al giudice di legittimità.
I Fatti di Causa
Un giovane uomo veniva condannato in primo e secondo grado alla pena di sei mesi di reclusione e 600 euro di multa per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La condanna si basava su una serie di elementi raccolti durante un controllo:
* Doppia sostanza: L’imputato era in possesso di due diversi tipi di droga (cocaina e hashish).
* Confezionamento: Entrambe le sostanze erano già suddivise in dosi singole (9 stecchette per tipo).
* Denaro contante: Gli furono trovati 84 euro in banconote di piccolo taglio, compatibili con l’attività di vendita al dettaglio.
* Comportamento e luogo: L’uomo si trovava in un’area nota per lo spaccio, seduto su una poltroncina abbandonata, ed era stato visto avere un breve contatto con due ragazze che lo avevano avvicinato.
Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, articolando quattro motivi di doglianza.
I Motivi del Ricorso e la Detenzione di Stupefacenti
L’imputato ha contestato la sentenza d’appello sotto diversi profili, chiedendo di fatto una nuova valutazione del caso. I motivi principali erano:
1. Errata valutazione della responsabilità penale: Una critica generale sulla dichiarazione di colpevolezza.
2. Illeceità della detenzione: Una contestazione sulla motivazione che aveva qualificato il possesso come finalizzato allo spaccio.
3. Mancato riconoscimento di un’attenuante: Il diniego della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62, n. 4, c.p.).
4. Eccessività della pena: Una critica sulla determinazione del trattamento sanzionatorio.
In sostanza, la difesa ha cercato di convincere la Cassazione che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a provare l’intento di spaccio, suggerendo una lettura alternativa delle prove a favore di un uso personale.
La Decisione della Suprema Corte: Un Ricorso Basato sui Fatti
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su una regola cardine del giudizio di legittimità: la Corte non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono ripresentare le stesse argomentazioni fattuali già esaminate e respinte dai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). I ricorsi proposti, secondo i giudici, erano “mere doglianze in punto di fatto”, cioè critiche alla valutazione delle prove, e non censure su violazioni di legge.
Le Motivazioni
La Corte ha analizzato punto per punto i motivi del ricorso, spiegando perché fossero irricevibili. I giudici hanno sottolineato che la sentenza della Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e sufficiente su ogni aspetto. In particolare, è stato evidenziato come l’insieme degli indizi fosse univoco nel dimostrare la finalità di spaccio, escludendo l’ipotesi dell’uso personale. La combinazione della detenzione di due tipi di droghe diverse, una delle quali “pesante”, la suddivisione in dosi pronte per la vendita, il possesso di denaro di piccolo taglio e la condotta dell’imputato in un luogo noto per lo spaccio costituivano un quadro probatorio solido e coerente.
Anche riguardo al diniego dell’attenuante, la Corte ha ritenuto corretta la motivazione dei giudici d’appello: la disponibilità di due sostanze diverse non poteva essere considerata un fatto di mera occasionalità. Infine, la pena, di poco superiore al minimo edittale, è stata giudicata correttamente motivata in relazione alla gravità del fatto, caratterizzato appunto dalla presenza di più tipi di stupefacenti.
Le Conclusioni
Questa ordinanza riafferma che il processo davanti alla Corte di Cassazione ha dei confini ben precisi. Non è la sede per tentare di ottenere una nuova e più favorevole interpretazione delle prove. Se la motivazione della sentenza impugnata è logica, coerente e completa, le valutazioni sui fatti sono insindacabili. Per chi è accusato di detenzione di stupefacenti, questo significa che gli indizi raccolti (tipo e quantità di droga, confezionamento, denaro) vengono valutati nel loro complesso e, se convergenti, possono formare una prova più che sufficiente a fondare una condanna per spaccio. L’esito del ricorso, dichiarato inammissibile con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione, serve da monito sulla necessità di fondare i ricorsi in Cassazione su reali violazioni di legge e non su mere speranze di una rilettura dei fatti.
Quando il possesso di droga è considerato spaccio e non uso personale secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, la finalità di spaccio viene desunta da un insieme di elementi indiziari valutati nel loro complesso, quali: a) la detenzione contestuale di più tipi di sostanze (nel caso specifico, cocaina e hashish); b) la suddivisione della droga in dosi singole pronte alla vendita; c) il ritrovamento di una somma di denaro in banconote di piccolo taglio; d) la condotta dell’imputato, come sostare in un noto luogo di spaccio e avere contatti brevi con altre persone.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un caso?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso basato esclusivamente su una diversa interpretazione dei fatti è destinato a essere dichiarato inammissibile.
Perché è stata negata la circostanza attenuante del danno di particolare tenuità?
La circostanza attenuante è stata negata perché, secondo i giudici, le specifiche modalità del fatto non erano compatibili con una mera occasionalità della cessione. In particolare, la disponibilità da parte dell’imputato di due distinte tipologie di sostanze stupefacenti è stata ritenuta un elemento che escludeva la particolare tenuità del danno.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 5944 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 5944 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 20/12/2024
ORDINANZA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
sul ricorso proposto da: NOME nato a ERICE il 10/06/1999
avverso la sentenza del 06/03/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
M
Rilevato che COGNOME NOMECOGNOME condannato per il reato di cui all’art. 73, comma 5, d.P.R. n. 309 del 1990 alla pena di sei mesi di reclusione e di 600,00 euro di multa, articolando quattro motivi di ricors deduce, nel primo, la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine alla dichiarazione di pe responsabilità del ricorrente, nel secondo, il vizio di motivazione relativamente alla ritenuta illece detenzione della droga, nel terzo, la violazione di legge e il vizio di motivazione con riguardo alla dini della circostanza attenuante di cui all’art. 62, n.4, cod. pen., e, nel quarto, il vizio di motivazione in alla determinazione del trattamento sanzionatorio;
Considerato che i primi due motivi espongono censure non consentite dalla legge in sede di legittimità poiché costituite da mere doglianze in punto di fatto, volte a prefigurare una rivalutazione e/o alternat rilettura delle fonti probatorie, ed inoltre manifestamente infondate, posto che la sentenza impugnata ha esposto analiticamente gli elementi ritenuti sintomatici della detenzione della sostanza stupefacente a fin di spaccio, con esclusione ad un uso personale, quali: a) la contestuale detenzione di due tipi di sostanza stupefacente (sia cocaina che hashish); b) la suddivisione della stessa in dosi singole (n. 9 stecchette pe ciascuna sostanza); c) il rinvenimento della somma di 84 euro, suddivisa in banconote di piccolo taglio; d) la condotta dell’imputato, il quale, avendo con se la droga, sostava in un noto luogo di spaccio, anch sedendosi su una poltroncina abbandonata, e veniva raggiunto da due ragazze con le quali aveva un brevissimo contatto;
Osservato che il terzo motivo espone censure non consentite dalla legge in sede di legittimità perché costituite da mere critiche in punto di fatto inerenti al trattamento punitivo benché sorretto da suffic e non illogica motivazione e da adeguato esame delle doglianze difensive, in quanto la sentenza impugnata ha giustificato congruamente il diniego della circostanza attenuante di cui all’art. 62, n.4, cod. p evidenziando che le specifiche modalità del fatto concreto consentono di escludere la mera occasionalità della cessione, anche per la disponibilità di due distinte tipologie di sostanze stupefacenti;
Reputato che il quarto motivo espone censure non consentite dalla legge in sede di legittimità perché costituite da mere critiche in punto di fatto inerenti al trattamento punitivo benché sorretto da suffic e non illogica motivazione e da adeguato esame delle doglianze difensive, in quanto la Corte d’appello ha correttamente motivato la determinazione della pena, avendo evidenziato la contestuale detenzione di due sostanze stupefacenti di tipo diverso, una delle quali avente natura di droga pesante, ed essendosi discostata di poco dal minimo edittale;
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000 in favore della Cassa delle Ammende, sussistendo profili di colpa nella determinazione delle cause di inammissibilità;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 20 dicembre 2024.