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Detenzione di stupefacenti: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una donna per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, in concorso con il partner. La droga era stata rinvenuta nella loro auto, nella borsetta della donna e in una cassaforte comune. La Corte ha rigettato il ricorso, specificando che l’ingente quantità e varietà della droga, le modalità di occultamento e la presenza di molto contante escludono la possibilità di qualificare il reato come ‘fatto di lieve entità’. Inoltre, ha chiarito che l’esito più favorevole del processo separato a carico del complice non ha alcuna influenza sulla decisione, data l’autonomia di ciascun giudizio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione di Stupefacenti in Concorso: La Cassazione Chiarisce i Criteri di Valutazione

La recente sentenza n. 6242/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri per valutare la gravità del reato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, specialmente in un contesto di concorso di persone. La pronuncia analizza il caso di una donna condannata per il possesso di eroina e hashish, affrontando due questioni cruciali: la solidità delle prove a carico di chi non detiene materialmente tutta la sostanza e i parametri per distinguere un fatto di lieve entità da uno ordinario.

I Fatti del Caso: Droga in Auto, in Borsa e in Cassaforte

Il caso ha origine da un controllo su una coppia a bordo di un’autovettura. Durante l’ispezione, le forze dell’ordine rinvengono sostanze stupefacenti. Le successive perquisizioni portano alla scoperta di ulteriore droga (eroina e hashish) all’interno dell’abitazione comune dei due, occultata in una cassaforte, insieme a una bilancina di precisione e una notevole somma di denaro. Una parte della droga viene trovata anche nella borsetta della donna.

La Corte di Appello, confermando la sentenza di primo grado, ritiene la donna pienamente responsabile del reato in concorso con il partner, giudicato separatamente. La difesa della donna, tuttavia, propone ricorso in Cassazione, sostenendo la sua estraneità ai fatti e chiedendo, in subordine, la riqualificazione del reato nell’ipotesi più lieve prevista dalla legge.

La Posizione della Difesa e i Motivi di Ricorso

La difesa basava il proprio ricorso su tre punti principali:

1. Errata valutazione delle prove: Si contestava il valore probatorio attribuito alle reazioni emotive della donna al momento del ritrovamento della droga e si sosteneva la mancanza di prove certe sulla sua disponibilità delle chiavi della cassaforte.
2. Travisamento della prova: Secondo la ricorrente, le testimonianze degli agenti operanti erano state interpretate in modo contraddittorio dai giudici di merito.
3. Errata qualificazione giuridica: Si chiedeva di applicare l’ipotesi del fatto di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), anche in considerazione del fatto che il co-imputato aveva beneficiato di tale qualificazione in un procedimento separato (patteggiamento).

La Decisione della Cassazione sulla detenzione di stupefacenti

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato. La Corte ha confermato la condanna, fornendo una motivazione chiara e strutturata che consolida importanti principi in materia di detenzione di stupefacenti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con un’analisi puntuale.

Inammissibilità dei Primi Motivi: La Ricostruzione dei Fatti

I primi due motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la correttezza logica e giuridica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva basato la sua decisione su un insieme coerente di elementi: la condotta della ricorrente durante il controllo, la droga trovata nella sua borsetta, l’ingente somma di denaro di cui non sapeva giustificare la provenienza, e la disponibilità delle chiavi della cassaforte. Questi elementi, letti nel loro complesso, rendevano la conclusione sulla sua piena consapevolezza e partecipazione all’attività illecita del tutto logica e priva di vizi.

La Qualificazione del Reato di detenzione di stupefacenti: Perché Non è un Fatto di Lieve Entità

Il cuore della sentenza risiede nella motivazione con cui viene respinta la richiesta di qualificare il fatto come di lieve entità. La Corte ha evidenziato che i giudici di merito hanno correttamente valutato una serie di indici di non lieve entità:

* Quantità: Oltre 70 grammi di eroina e 400 grammi di hashish sono stati ritenuti una quantità non modica.
* Qualità: La detenzione contemporanea di droghe pesanti (eroina) e leggere (hashish) è un fattore che depone per una maggiore gravità.
* Modalità di occultamento: L’uso di una cassaforte indica un’organizzazione non banale e una volontà di nascondere prove importanti.
* Finalità dello spaccio: L’attività era destinata al mercato di un’altra città, suggerendo una delocalizzazione e un’organizzazione più strutturata.
* Disponibilità di denaro: L’ingente quantità di contante è stata interpretata come segno di una florida attività di spaccio e di una notevole capacità di approvvigionamento.

L’insieme di questi elementi è stato giudicato incompatibile con la fattispecie attenuata, che presuppone un’offensività minima.

La Diversa Sorte Processuale del Concorrente

Infine, la Corte ha affrontato la questione della diversa qualificazione giuridica applicata al co-imputato. La Cassazione ha affermato un principio fondamentale: la separazione dei processi comporta l’autonomia delle valutazioni di ciascun giudice. Il fatto che il partner abbia patteggiato una pena sulla base della lieve entità non crea alcuna contraddizione giuridica né vincola il giudice che procede separatamente nei confronti del concorrente. Una diversa valutazione giuridica della medesima vicenda storica è pienamente legittima nel rispetto dell’autonomia decisionale che caratterizza ogni singolo processo.

Le Conclusioni

La sentenza consolida alcuni principi chiave in materia di detenzione di stupefacenti. In primo luogo, ribadisce che la prova della consapevolezza e del concorso nel reato può derivare da un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti, senza che sia necessaria la detenzione materiale di tutta la sostanza. In secondo luogo, chiarisce che la valutazione sulla lieve entità del fatto non si basa solo sulla quantità, ma su un’analisi complessiva che include le modalità dell’azione, la varietà delle sostanze e gli altri elementi sintomatici della pericolosità della condotta. Infine, sottolinea l’irrilevanza, ai fini della decisione, di un diverso e più favorevole esito processuale ottenuto da un co-imputato in un procedimento separato, salvaguardando il principio di autonomia del giudizio.

La detenzione di una grande quantità e varietà di droga può essere considerata un reato di lieve entità?
No, la Corte ha stabilito che la notevole quantità (oltre 70 grammi di eroina e 400 di hashish), la diversa qualità delle sostanze (pesanti e leggere) e altri elementi come l’occultamento in una cassaforte sono incompatibili con l’ipotesi di lieve entità.

Se un co-imputato ottiene una qualificazione più favorevole del reato in un processo separato, questo vincola il giudice dell’altro processo?
No. La Corte ha chiarito che la diversa soluzione adottata in un procedimento separato non crea alcuna inconciliabilità. Ogni giudice mantiene la propria autonomia valutativa sulla base degli atti del proprio processo, quindi un esito diverso è pienamente legittimo.

Quali elementi, oltre alla quantità di droga, sono rilevanti per escludere la lieve entità del fatto nella detenzione di stupefacenti?
Oltre alla quantità e qualità della sostanza, la Corte ha dato rilievo al luogo di custodia e occultamento (una cassaforte), alla delocalizzazione dell’attività di spaccio (destinata a un’altra città) e alla presenza di una consistente quantità di denaro contante, considerata indice di una solida capacità di approvvigionamento e commercializzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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