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Detenzione di stupefacenti: Cassazione e uso personale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha confermato che il notevole quantitativo di droga (hashish per 443 dosi, 22 volte oltre il limite) e il possesso di un bilancino di precisione sono elementi sufficienti a escludere sia la destinazione a uso personale sia l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione di Stupefacenti: Quando la Quantità Esclude Uso Personale e Tenuità del Fatto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri utilizzati per distinguere la detenzione di stupefacenti per uso personale da quella finalizzata allo spaccio. La Suprema Corte ha chiarito come il superamento significativo dei limiti quantitativi, unito ad altri elementi indiziari come il possesso di un bilancino di precisione, renda insostenibile sia la tesi dell’uso personale sia l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un giovane contro la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato. L’imputato era stato trovato in possesso di diverse sostanze stupefacenti: una quantità di marijuana sufficiente per circa 10 dosi e, soprattutto, una quantità di hashish che consentiva di confezionare oltre 443 dosi medie, con un principio attivo (THC) superiore di 22 volte alla soglia massima detenibile per legge. Oltre alle sostanze, sulla sua persona era stato rinvenuto un bilancino di precisione.

La difesa sosteneva che la detenzione fosse esclusivamente per uso personale e, in subordine, chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla detenzione di stupefacenti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. I motivi del ricorso sono stati ritenuti una semplice riproposizione di censure già correttamente valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha sottolineato la logicità e correttezza giuridica della motivazione della Corte d’Appello, immune da vizi di legittimità.

I Criteri per Distinguere l’Uso Personale dallo Spaccio

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per valutare la destinazione della droga, il giudice deve considerare tutte le circostanze oggettive e soggettive del fatto. Il solo dato ponderale, ovvero la quantità di sostanza, non crea una presunzione assoluta di spaccio. Tuttavia, esso assume una rilevanza indiziaria crescente all’aumentare delle dosi ricavabili.

Nel caso specifico, la detenzione di una quantità di hashish 22 volte superiore al limite massimo consentito, unita al ritrovamento del bilancino di precisione, è stata considerata un quadro probatorio solido, idoneo a dimostrare una finalità non meramente personale della detenzione.

L’Inapplicabilità della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. I giudici hanno chiarito che la fattispecie di lieve entità prevista dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5) è diversa da quella generale dell’art. 131-bis c.p.

Per l’applicazione di quest’ultima, è necessaria una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale. Ciò include le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. La Corte ha ritenuto che la pluralità di sostanze, l’ingente quantitativo di hashish e la disponibilità di uno strumento come il bilancino indicassero una gravità della condotta incompatibile con la “particolare tenuità”.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa della giurisprudenza esistente. I giudici hanno ribadito che la valutazione sulla destinazione della droga deve essere globale e non parcellizzata. Il superamento dei limiti tabellari, pur non essendo di per sé una prova decisiva, può legittimamente concorrere a fondare la conclusione dello spaccio se unito ad altri elementi, come le modalità di presentazione della sostanza o il possesso di strumenti tipici dell’attività di cessione. Inoltre, la Corte ha specificato che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. richiede un’analisi del “fatto storico” in tutta la sua concretezza, valutando la gravità complessiva del comportamento e il bisogno di pena che ne consegue, giudizio che nel caso di specie ha dato esito negativo per l’imputato.

le conclusioni

Questa ordinanza conferma che nel campo della detenzione di stupefacenti, la linea di demarcazione tra uso personale e spaccio dipende da una valutazione complessiva di tutti gli elementi a disposizione del giudice. Il possesso di quantitativi che eccedono di molto i limiti legali, specialmente se accompagnato da altri indizi come bilancini o materiale per il confezionamento, rende estremamente difficile sostenere la tesi dell’uso personale. La decisione serve da monito: la gravità del fatto, valutata nel suo complesso, è determinante non solo per la qualificazione del reato ma anche per escludere benefici come la non punibilità per particolare tenuità.

La sola quantità di droga è sufficiente a provare lo spaccio?
No, la Corte ribadisce che il solo dato ponderale non determina una presunzione di spaccio. Tuttavia, un quantitativo di droga superiore ai limiti tabellari, specialmente se di molto (come in questo caso, 22 volte), concorre a fondare tale conclusione insieme ad altri elementi, come il possesso di un bilancino di precisione.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte ha ritenuto che non sussistessero i presupposti. Per valutare la “particolare tenuità”, si devono considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno. In questo caso, il notevole quantitativo di hashish, la pluralità di sostanze e la disponibilità di un bilancino sono stati giudicati elementi che escludono la tenuità dell’offesa.

Quali elementi usa il giudice per distinguere la detenzione per uso personale da quella per spaccio?
Il giudice deve effettuare una valutazione globale di tutte le circostanze oggettive e soggettive del fatto. Queste includono il dato quantitativo della sostanza, il superamento dei limiti di legge, le modalità di presentazione della droga e altre circostanze dell’azione (come il ritrovamento di strumenti per pesare o confezionare, tipo un bilancino di precisione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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