Detenzione di Droga: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26684/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità di un ricorso e sui criteri per valutare la prescrizione nel reato di detenzione di droga. La pronuncia ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata, confermando la condanna emessa nei gradi di merito e ribadendo principi fondamentali sia in materia processuale che sostanziale.
Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione
Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per il reato di illecita detenzione di marijuana. La difesa ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due principali motivi: l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione e un vizio di motivazione riguardo all’affermazione di responsabilità, sostenendo che la sostanza fosse destinata all’uso personale e non allo spaccio.
La Questione della Prescrizione nella Detenzione di Droga
Il primo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione, è stato ritenuto manifestamente infondato dalla Suprema Corte. La difesa, nel calcolare i termini, non aveva considerato un cruciale periodo di sospensione. Tra un’udienza del giugno 2019 e la successiva del dicembre 2019 erano trascorsi sei mesi e dodici giorni a causa di un rinvio richiesto dalla stessa difesa. Questo periodo di sospensione, come previsto dalla legge, deve essere sommato al termine massimo di prescrizione (in questo caso, sette anni e sei mesi dalla data del reato, 24/08/2015). Di conseguenza, al momento della sentenza di secondo grado (13/07/2023), il reato non era ancora prescritto.
I Criteri per Distinguere Uso Personale e Spaccio
Il secondo motivo di ricorso è stato giudicato meramente reiterativo delle argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ricordato che la destinazione allo spaccio, e non all’uso personale, era stata correttamente desunta da una serie di elementi oggettivi e concordanti. Nello specifico, i giudici di merito avevano valorizzato:
* Il quantitativo: La sostanza stupefacente (marijuana) era sufficiente per confezionare circa 83 dosi medie singole, una quantità ritenuta apprezzabile e non compatibile con un consumo puramente personale.
* Le modalità di conservazione: La droga era parzialmente già suddivisa in dosi.
* Il possesso di strumenti: L’imputata aveva la disponibilità di un bilancino di precisione, strumento tipicamente utilizzato per la pesatura e il confezionamento delle dosi da vendere.
Questi indizi, valutati nel loro complesso, hanno portato i giudici a escludere l’ipotesi dell’uso personale.
Le Motivazioni della Decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha concluso che il ricorso non mirava a evidenziare vizi di legittimità della sentenza impugnata, ma a proporre una diversa e più favorevole interpretazione delle prove, un’attività che non è consentita in sede di legittimità. L’analisi del merito dei fatti è compito esclusivo dei giudici di primo e secondo grado. Quando un ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte, senza individuare specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza d’appello, esso viene dichiarato inammissibile.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali. Primo, nel calcolo della prescrizione è essenziale tenere conto di tutti i periodi di sospensione, specialmente quelli derivanti da rinvii richiesti dalla difesa. Secondo, per distinguere tra uso personale e spaccio, i giudici devono basarsi su un’analisi complessiva di indizi oggettivi come la quantità di sostanza, le modalità di confezionamento e la presenza di strumenti idonei. Un ricorso in Cassazione che non affronta specifici vizi giuridici della sentenza, ma cerca solo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Perché il reato di detenzione di droga non è stato dichiarato prescritto in questo caso?
Il reato non è stato dichiarato prescritto perché nel calcolo dei termini non era stato considerato un periodo di sospensione di sei mesi e dodici giorni, causato da un rinvio d’udienza chiesto dalla difesa. Tale periodo, sommato al termine massimo, ha reso la sentenza di secondo grado tempestiva.
Quali elementi hanno convinto i giudici che la droga non fosse per uso personale?
I giudici hanno escluso l’uso personale basandosi su tre elementi principali: il quantitativo apprezzabile di sostanza (sufficiente per circa 83 dosi), la parziale suddivisione in dosi e la disponibilità di un bilancino di precisione.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle Ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 26684 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 26684 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 19/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 13/07/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che COGNOME NOME – imputata del delitto di illecita detenzione di marijuana – ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza del 13/07/2023, con cui la Corte d’Appello di Palermo ha confermato la condanna in primo grado irrogata dal Tribunale di Termini Imerese, censurando la mancata declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione e deducendo violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento all’affermazione di responsabilità;
ritenuto che la prima doglianza sia manifestamente infondata, non avendo la ricorrente tenuto conto dei periodi di sospensione della prescrizione. Al riguardo, è sufficiente prendere in considerazione il periodo di sei mesi e dodici giorni trascorso tra l’udienza del 04/06/2019 (in cui la difesa ha chiesto un rinvio per munirsi di procura speciale) e quella successiva del 18/12/2019. Tale periodo, sommato al termine massimo di sette anni e sei mesi decorrente dalla data di consumazione del reato (24/08/2015), consente di ritenere tempestiva l’emissione della sentenza di secondo grado;
ritenuto altresì che la residua censura sia meramente reiterativa delle doglianze già dedotte in appello e motivatamente disattese dalla Corte territoriale, che ha escluso l’ipotesi di detenzione della droga per uso personale non solo alla luce del quantitativo certamente apprezzabile, anche se ricondotto nell’alveo del comma 5 dell’art. 73 (marijuana per circa 83 dosi medie singole: cfr. pag. 2 della sentenza), ma anche della parziale suddivisione in dosi e della disponibilità, in capo alla COGNOME, di un bilancino di precisione);
ritenuto pertanto che il ricorso intenda prospettare una diversa e più favorevole lettura delle risultanze acquisite e che debba essere dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE delle Ammende
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE delle ammende.
Così deciso in Roma, il 19 aprile 2024
Il Consigl . GLYPH
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Il Presidente