Detenzione di Droga: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel processo penale: il ricorso davanti alla Suprema Corte non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il caso in esame riguarda una condanna per detenzione di droga, dove il ricorrente ha tentato, senza successo, di far valere la tesi dell’uso personale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.
Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione
La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Milano, che aveva confermato la responsabilità penale di un soggetto per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti. L’imputato, non accettando la condanna, ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su un unico punto: la sostanza stupefacente in suo possesso era destinata esclusivamente all’uso personale e non allo spaccio.
La Decisione della Suprema Corte sulla detenzione di droga
La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda sulla natura stessa del giudizio di legittimità. La Suprema Corte, infatti, non ha il compito di riesaminare i fatti e le prove come farebbe un giudice di primo o secondo grado, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.
La Tesi Difensiva dell’Uso Personale
Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non qualificare la sua condotta come detenzione per uso personale. Tuttavia, per far valere questo argomento in Cassazione, non è sufficiente riproporre semplicemente la propria versione dei fatti. È necessario dimostrare che la motivazione della sentenza d’appello sia viziata da ‘manifeste illogicità’, ovvero da contraddizioni palesi e insanabili nel ragionamento del giudice.
I Limiti del Ricorso in Cassazione
La Cassazione ha chiarito che il ricorso presentato si limitava a contrapporre una diversa interpretazione dei fatti a quella già motivatamente fornita dalla Corte di Appello. Quest’ultima, per affermare la responsabilità dell’imputato, aveva già considerato elementi cruciali come ‘la quantità di droga detenuta e le modalità della detezione’. Il ricorso, non riuscendo a scalfire la coerenza logica di tale valutazione, è risultato privo dei requisiti per essere accolto.
Le Motivazioni
La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel principio secondo cui il ricorso per Cassazione non può essere una mera riproposizione delle argomentazioni già respinte nei gradi di merito. I giudici di legittimità hanno ritenuto che l’argomentazione difensiva fosse generica e non indicasse specifiche e palesi contraddizioni nel percorso logico seguito dalla Corte d’Appello. La sentenza impugnata aveva adeguatamente giustificato la propria decisione, rendendo l’appello alla Suprema Corte un tentativo infruttuoso di ottenere una nuova valutazione del merito.
Le Conclusioni
Questa pronuncia conferma che la distinzione tra detenzione di droga per spaccio e per uso personale è una questione di fatto, la cui valutazione è rimessa ai giudici di merito. Per contestare efficacemente tale valutazione in Cassazione, è indispensabile individuare e provare vizi logici gravi e manifesti nella sentenza, non bastando semplicemente riproporre la propria tesi difensiva. La conseguenza dell’inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorso per detenzione di droga è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente si è limitato a sostenere che la droga fosse per uso personale, senza però dimostrare la presenza di ‘manifeste illogicità’ nel ragionamento della sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato.
Cosa significa che la motivazione della sentenza impugnata non presenta ‘manifeste illogicità’?
Significa che il ragionamento seguito dai giudici della Corte d’Appello per giungere alla condanna era coerente, logico e basato sugli elementi acquisiti, come la quantità di droga e le modalità di detenzione. Non presentava, quindi, errori logici evidenti che potessero giustificare un annullamento da parte della Cassazione.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del suo ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6153 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6153 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il 18/11/1996
avverso la sentenza del 10/01/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
ritenuto che il ricorso di COGNOME è inammissibile perché assume che la droga in possesso del ricorre fosse da lui detenuta per uso personale senza evidenziare manifest illogicità nella argomentazione con la quale la sentenza impugnata ha riconosciuto la su responsabilità evidenziando la quantità dì droga detenuta e le modalità della detezione;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condan del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favor della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente ai pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13 dicembre 2024
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