LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Detenzione banconota falsa: non basta il rinvenimento

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di detenzione di banconota falsa. Secondo la Corte, il semplice rinvenimento di un’unica banconota contraffatta da 20 euro nell’abitazione dell’imputato, condivisa con altri, non è sufficiente a dimostrare né la sua consapevolezza della falsità né, soprattutto, l’intenzione di metterla in circolazione, elemento essenziale per la configurazione del delitto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Banconota Falsa: Quando il Ritrovamento Non Prova il Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 18343/2025, affronta un caso emblematico di detenzione banconota falsa, stabilendo un principio di diritto fondamentale: il semplice rinvenimento di un’unica banconota contraffatta di modico valore non è di per sé sufficiente a fondare una condanna. Per configurare il reato previsto dall’art. 455 del Codice Penale, è indispensabile provare l’intenzione specifica di mettere in circolazione il denaro falso. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, confermata in primo e secondo grado, per il reato di detenzione di monete falsificate. Durante una perquisizione nella sua abitazione, condivisa con altri familiari, veniva rinvenuta una sola banconota da 20 euro contraffatta, custodita all’interno di un cassetto. L’imputato veniva ritenuto penalmente responsabile per aver detenuto tale banconota al fine di metterla in circolazione.

I Motivi del Ricorso e la Prova della Detenzione Banconota Falsa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, articolando due motivi principali.

La Mancanza di Prova sull’Intento Criminale

Il primo motivo contestava la decisione dei giudici di merito. Secondo il ricorrente, la corte territoriale aveva erroneamente basato la condanna sul mero dato oggettivo del ritrovamento della banconota. La difesa sosteneva che tale elemento non fosse sufficiente a dimostrare tre aspetti cruciali:
1. L’esclusiva attribuibilità della detenzione all’imputato, data la condivisione dell’abitazione.
2. La consapevolezza della falsità della banconota.
3. La volontà specifica (dolo specifico) di metterla in circolazione.

La Particolare Tenuità del Fatto

In secondo luogo, la difesa lamentava la mancata applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), considerato l’esiguo valore della banconota e la minima entità del potenziale danno.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio ad un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’elemento soggettivo del reato di detenzione banconota falsa. I giudici hanno ribadito che per la configurabilità del delitto di cui all’art. 455 c.p. è necessario il dolo specifico, ovvero la precisa intenzione di mettere in circolazione le banconote ricevute in malafede.

Questo fine specifico non può essere presunto, ma deve essere rigorosamente provato attraverso ‘elementi sintomatici, gravi e convergenti’. Il semplice possesso di una singola banconota di valore modesto, come una da 20 euro, non rappresenta un elemento sufficiente a dimostrare, in modo inequivoco, tale intenzione. Altri indizi, come il numero e il valore complessivo delle banconote detenute, potrebbero invece costituire una prova in tal senso, ma nel caso di specie mancavano del tutto. La Corte ha quindi ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse carente, in quanto fondata su una presunzione non supportata da prove concrete.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio di garanzia fondamentale: una condanna penale non può basarsi su mere congetture. Per il reato di detenzione banconota falsa, l’accusa ha l’onere di provare, al di là di ogni ragionevole dubbio, non solo che l’imputato possedeva denaro falso sapendolo tale, ma anche che aveva l’intenzione concreta di utilizzarlo. Il solo rinvenimento di una banconota di scarso valore, in assenza di altri elementi indiziari, non è sufficiente a superare la presunzione di innocenza.

Il semplice possesso di una banconota falsa è reato?
No. Secondo questa sentenza, per configurare il reato previsto dall’art. 455 c.p., non basta il mero possesso. È necessario che l’accusa dimostri anche la consapevolezza della falsità e, soprattutto, l’intenzione specifica di mettere la banconota in circolazione.

Cosa deve provare l’accusa per ottenere una condanna per detenzione di denaro falso?
L’accusa deve fornire elementi di prova ‘sintomatici, gravi e convergenti’ che dimostrino in modo inequivoco l’intenzione dell’agente di mettere in circolazione la banconota. Il solo ritrovamento non è una prova sufficiente.

Una singola banconota da 20 euro falsa può portare a una condanna?
In assenza di altri elementi, è molto difficile. La Corte di Cassazione ha chiarito che il rinvenimento di un’unica banconota di valore esiguo non è un elemento idoneo, da solo, a dimostrare la finalità di metterla in circolazione, che è un requisito essenziale del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati