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Detenzione animali protetti: la clausola di esiguità

Una donna viene condannata per la detenzione di 7 cardellini, specie protetta. La Corte di Cassazione annulla parzialmente la sentenza, chiarendo un punto fondamentale: per il reato ex art. 727-bis c.p. sulla detenzione animali protetti, il giudice deve sempre valutare se la quantità di esemplari e l’impatto sulla specie siano trascurabili (c.d. clausola di esiguità). La condanna per il reato previsto dalla legge sulla caccia (L. 157/1992) diventa, invece, definitiva.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Animali Protetti: Non Sempre Reato Grazie alla Clausola di Esiguità

La detenzione animali protetti è una questione delicata che interseca la sensibilità ambientale con le norme penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante chiave di lettura sull’applicazione dell’art. 727-bis del codice penale, introducendo il concetto di valutazione caso per caso basata sulla “clausola di esiguità”. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali sono le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso in Analisi

Una signora veniva condannata dal Tribunale per aver detenuto sette cardellini, una specie animale protetta rientrante nell’allegato II della Convenzione di Berna. Gli uccelli erano privi di anello di identificazione e di qualsiasi documento che ne attestasse la tracciabilità e la legittima provenienza. La condanna riguardava i reati previsti dall’art. 30 della legge sulla caccia (n. 157/1992) e dall’art. 727-bis del codice penale.

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. La mancata valutazione, da parte del giudice di merito, della cosiddetta “clausola di esiguità” prevista dall’art. 727-bis c.p., che esclude la punibilità se l’azione riguarda una quantità trascurabile di esemplari con un impatto irrilevante sulla conservazione della specie.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), data l’esiguità del numero di animali e lo stato di incensuratezza della ricorrente.

L’Analisi della Corte e la detenzione animali protetti

La Corte di Cassazione ha esaminato i due profili di reato contestati in modo distinto, giungendo a conclusioni diverse.

La Violazione della Legge sulla Caccia

Per quanto riguarda il reato previsto dall’art. 30, comma 1, lett. h) della Legge 157/1992, la Corte ha ritenuto il ricorso infondato. La valutazione del giudice di primo grado, basata sulle testimonianze della polizia giudiziaria e sulla documentazione fotografica, è stata considerata adeguatamente motivata. Era emerso che i sette volatili erano cardellini autoctoni, appartenenti a specie protetta, per i quali è vietata la cattura e la detenzione. Su questo punto, la condanna è diventata definitiva.

La Clausola di Esiguità nell’Art. 727-bis c.p.

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’altro reato contestato, quello di detenzione animali protetti ai sensi dell’art. 727-bis c.p. Questa norma punisce chiunque uccida, catturi o detenga esemplari di specie animali selvatiche protette, ma contiene una specifica eccezione: il fatto non è penalmente rilevante se “l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie”.

La Corte ha rilevato che il giudice di merito ha completamente omesso di valutare questo aspetto. Ha applicato la norma in modo quasi automatico, configurando un concorso formale tra i reati senza verificare se i due requisiti della clausola di esiguità – quantità trascurabile e impatto trascurabile – fossero presenti nel caso specifico.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha chiarito che i due criteri della clausola di esiguità devono sussistere contemporaneamente per escludere il reato. Non basta che il numero di animali sia piccolo; è necessario anche che l’impatto sulla conservazione della specie sia irrilevante. Si tratta di una valutazione che il giudice deve compiere caso per caso, tenendo conto delle caratteristiche della condotta e della specie protetta coinvolta.

Nel caso in esame, il Tribunale non ha fornito alcuna motivazione su questo punto, limitandosi a dichiarare la sussistenza di entrambi i reati. Questa omissione costituisce un vizio della sentenza, che non permette di comprendere se la soglia di offensività richiesta dall’art. 727-bis c.p. sia stata effettivamente superata. Per questo motivo, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente a questo reato, rinviando il caso a un nuovo giudice che dovrà effettuare la valutazione mancante.

Infine, la Corte ha respinto la richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Il giudice di merito aveva correttamente evidenziato che due dei cardellini detenuti erano in fase di cova, un elemento che dimostra la capacità della condotta di aumentare il numero di animali illegalmente detenuti, escludendo così la particolare tenuità.

Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio fondamentale: la detenzione animali protetti non integra automaticamente il reato previsto dall’art. 727-bis c.p. È onere del giudice accertare in concreto se la condotta superi la soglia di offensività definita dalla clausola di esiguità. La decisione sottolinea la necessità di una valutazione sostanziale e non meramente formale, distinguendo le condotte marginali da quelle effettivamente dannose per il patrimonio faunistico. La condanna per la violazione della legge sulla caccia, tuttavia, rimane valida, confermando che la detenzione di un numero anche limitato di fringillidi (superiore a cinque) costituisce comunque un illecito penale ai sensi di tale normativa specifica.

Quando la detenzione di animali protetti non è reato secondo l’art. 727-bis c.p.?
La detenzione non è reato quando l’azione soddisfa contemporaneamente due condizioni: riguarda una quantità trascurabile di esemplari e ha un impatto altrettanto trascurabile sullo stato di conservazione della specie. La valutazione deve essere fatta dal giudice caso per caso.

È possibile essere condannati per la detenzione di pochi animali protetti?
Sì. Anche se il reato ex art. 727-bis c.p. può essere escluso dalla clausola di esiguità, possono sussistere altre norme, come l’art. 30 della Legge 157/1992 (legge sulla caccia), che puniscono la detenzione di un numero anche esiguo di esemplari di determinate famiglie di uccelli (es. fringillidi in numero superiore a cinque), a prescindere dall’impatto sulla specie. In questo caso, la condanna per tale reato è diventata definitiva.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non è stata applicata perché il giudice ha ritenuto che la condotta non fosse di particolare tenuità. La circostanza che due dei cardellini detenuti stessero covando è stata considerata un elemento indicativo della capacità della condotta di implementare il numero di animali protetti detenuti illegalmente, escludendo quindi la marginalità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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