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Detenzione ai fini di spaccio: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per detenzione ai fini di spaccio nei confronti di un individuo trovato in possesso di un notevole quantitativo di hashish, un bilancino di precisione e una somma di denaro. La sentenza sottolinea che la combinazione di questi elementi costituisce un quadro probatorio solido, anche in assenza di prove dirette di cessione. Le giustificazioni dell’imputato, ritenute non provate e inverosimili, non sono state sufficienti a superare gli indizi a suo carico. È stata inoltre confermata la confisca del denaro.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione ai Fini di Spaccio: Quando Scatta la Condanna?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2321 del 2024, ha affrontato un caso emblematico di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, delineando con chiarezza i criteri utilizzati per distinguere tra uso personale e attività illecita. La decisione conferma che un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti può essere sufficiente a fondare una condanna, anche in assenza della prova di una cessione diretta della droga. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Droga, Bilancino e Contanti non Giustificati

Il caso ha origine dal controllo di un uomo, trovato in possesso di un panetto di hashish dal peso considerevole, sufficiente a confezionare oltre 1000 dosi singole. Oltre alla sostanza, le forze dell’ordine hanno rinvenuto un bilancino di precisione e una somma di 840 euro in contanti. L’imputato, condannato sia in primo grado che in appello, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la detenzione fosse per uso personale.

La Tesi Difensiva Smontata

La difesa ha tentato di giustificare ogni elemento:
* La droga: una scorta personale, essendo l’imputato un consumatore abituale.
* Il denaro: un’anticipazione sullo stipendio ricevuta lo stesso giorno per provvedere al mantenimento delle figlie.
* Il bilancino: uno strumento utilizzato per pesare la sostanza al momento dell’acquisto e verificare la quantità.

Tuttavia, la Corte ha ritenuto queste giustificazioni del tutto sfornite di prova e intrinsecamente contraddittorie. Nessuna prova è stata fornita riguardo all’anticipazione dello stipendio, e la stessa necessità di un prestito per mantenere le figlie è stata vista come incompatibile con la capacità economica di acquistare una scorta così ingente di stupefacente per uso personale.

La Valutazione degli Indizi nella detenzione ai fini di spaccio

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: la prova della detenzione ai fini di spaccio può essere raggiunta anche su base logica e indiziaria. Nel caso specifico, i giudici hanno considerato la convergenza di più elementi:
1. Quantità ingente: Il quantitativo di principio attivo, capace di produrre oltre 1000 dosi, è stato ritenuto incompatibile con un mero uso personale, specialmente considerando la volatilità del principio attivo che sconsiglia scorte a lungo termine.
2. Bilancino di precisione: È lo strumento tipico utilizzato per la suddivisione della sostanza in dosi da vendere.
3. Denaro contante: La presenza di una somma di denaro non giustificata, unita agli altri elementi, assume un forte valore indiziario, venendo interpretata come il provento o lo strumento dell’attività di spaccio.

La Confisca del Denaro

Un punto specifico del ricorso riguardava la confisca degli 840 euro. La difesa ne contestava la legittimità, sostenendo la mancanza di un nesso di pertinenzialità diretta con il reato, dato che non era stata provata alcuna cessione. La Cassazione ha respinto anche questa doglianza. Ha chiarito che, sebbene il denaro non potesse essere confiscato come ‘corpo del reato’ ai sensi dell’art. 240 c.p. (mancando la prova della vendita), la sua confisca era legittima ai sensi dell’art. 240-bis c.p. (confisca allargata o per sproporzione). Questa norma permette di confiscare beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza e che risultano sproporzionati rispetto al suo reddito. Poiché l’imputato non ha fornito una prova credibile dell’origine lecita del denaro, la misura è stata ritenuta corretta.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso ritenendolo infondato. Le motivazioni della decisione si basano sulla coerenza e sulla forza logica del quadro probatorio costruito dai giudici di merito. La sentenza sottolinea che la valutazione degli elementi non deve essere atomistica, ma complessiva. L’insieme degli indizi (quantità della droga, bilancino, denaro) crea un ‘mosaico’ che, in assenza di spiegazioni alternative credibili e provate, conduce logicamente alla conclusione che la detenzione era finalizzata allo spaccio. I giudici hanno specificato che le mere affermazioni difensive, se non supportate da riscontri oggettivi, non possono incrinare un quadro accusatorio così solido. La precedente condanna per un reato analogo, pur non essendo l’elemento decisivo, è stata considerata come un ulteriore tassello che rafforzava il profilo di responsabilità dell’imputato.

le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui, per configurare il reato di detenzione ai fini di spaccio, non è indispensabile cogliere il colpevole in flagranza di cessione. La finalità di spaccio può essere desunta con certezza da elementi indiziari, quali la quantità e qualità della sostanza, il possesso di strumenti per il confezionamento e la disponibilità di denaro contante di cui non si sa giustificare la provenienza. L’onere di fornire una spiegazione alternativa plausibile e documentata ricade sull’imputato. In mancanza, il quadro indiziario, se grave e concordante, è pienamente sufficiente a sostenere un giudizio di colpevolezza.

Quali elementi trasformano la detenzione di droga da uso personale a reato di spaccio?
Secondo la sentenza, la trasformazione avviene in presenza di un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti. Elementi chiave sono un quantitativo di sostanza superiore alle esigenze di un consumatore medio, il possesso di strumenti come bilancini di precisione per la suddivisione in dosi e la disponibilità di somme di denaro non giustificate.

È necessario essere colti nell’atto di vendere la droga per essere condannati per spaccio?
No, non è necessario. La Corte chiarisce che la finalità di spaccio può essere provata logicamente attraverso la valutazione complessiva degli indizi a disposizione, anche se non vi è una prova diretta della cessione della sostanza a terzi.

Le giustificazioni fornite dall’imputato possono evitare la condanna?
Le giustificazioni possono evitare la condanna solo se sono credibili, coerenti e, soprattutto, provate. Semplici affermazioni, come sostenere che il denaro sia un anticipo sullo stipendio o la droga una scorta personale, non sono sufficienti se non supportate da elementi di prova concreti che ne dimostrino la veridicità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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