LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Detenzione abusiva di munizioni: la Cassazione chiarisce

Un soggetto viene condannato per aver detenuto 25 cartucce nonostante un divieto prefettizio. La Corte di Cassazione interviene sul caso di detenzione abusiva di munizioni, annullando la condanna per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità (art. 650 c.p.) in virtù del principio di sussidiarietà, in quanto prevale la norma specifica (art. 697 c.p.). La Corte conferma però la condanna per quest’ultimo reato, specificando che i limiti quantitativi per l’obbligo di denuncia non si applicano in presenza di un divieto assoluto di detenzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenzione Abusiva di Munizioni: La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre importanti chiarimenti sulla corretta qualificazione giuridica della detenzione abusiva di munizioni, specialmente quando questa si sovrappone alla violazione di un provvedimento dell’autorità. La pronuncia analizza il rapporto tra la norma specifica dell’art. 697 c.p. e quella generale dell’art. 650 c.p., delineando i confini applicativi e le conseguenze in termini sanzionatori. Un caso che evidenzia come un divieto prefettizio possa rendere irrilevante la modesta quantità di munizioni detenute.

I Fatti del Caso: La Scoperta delle Munizioni

Il procedimento trae origine dal rinvenimento, avvenuto l’11 dicembre 2019, di venticinque cartucce calibro 32 per fucile da caccia presso l’abitazione di un cittadino. A carico di quest’ultimo era stato emesso un decreto dal Prefetto, in data 27 maggio 2019, che gli faceva esplicito divieto di detenere armi, munizioni ed esplosivi. Di conseguenza, il Tribunale di primo grado lo aveva dichiarato colpevole delle contravvenzioni di detenzione abusiva di munizioni e di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, condannandolo a una pena pecuniaria.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’imputato, tramite il suo legale, ha proposto ricorso per cassazione basato su quattro motivi principali:
1. Prescrizione: sosteneva che il termine massimo di prescrizione fosse già maturato al momento della sentenza.
2. Particolare tenuità del fatto: lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità, data la ridotta offensività della condotta.
3. Violazione del principio di sussidiarietà: eccepiva l’errata contestazione del reato di cui all’art. 650 c.p. (inosservanza dei provvedimenti dell’autorità), poiché la condotta era già specificamente punita dall’art. 697 c.p. (detenzione abusiva di munizioni).
4. Insussistenza del reato: affermava che la detenzione di un numero di cartucce inferiore a mille non integrasse il reato, poiché solo il superamento di tale soglia fa scattare l’obbligo di denuncia.

L’Analisi della Cassazione sulla detenzione abusiva di munizioni

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, accogliendone uno e rigettando gli altri. L’analisi si è concentrata sui punti di diritto sollevati, fornendo una lettura chiara delle norme applicabili.

Il Principio di Sussidiarietà: Prevale la Norma Specifica

Il terzo motivo di ricorso è stato ritenuto fondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la detenzione abusiva di munizioni integra la contravvenzione specifica prevista dall’art. 697 c.p. Di conseguenza, non può trovare applicazione la norma generica dell’art. 650 c.p. Quest’ultima, infatti, ha natura sussidiaria e si applica solo quando la violazione di un obbligo o di un divieto imposto dall’autorità non è già sanzionata da un’altra disposizione di legge. Per questo motivo, la sentenza è stata annullata senza rinvio limitatamente a tale capo d’accusa, poiché il fatto non sussiste.

I Limiti Quantitativi e il Divieto del Prefetto

La Corte ha giudicato infondato il motivo relativo al numero di cartucce. La previsione di legge che esenta dall’obbligo di denuncia per la detenzione di un massimo di mille cartucce non è applicabile al caso di specie. Tale esenzione, infatti, riguarda il possesso di munizioni collegate ad armi regolarmente denunciate. Nel caso in esame, invece, la detenzione era vietata in radice da un provvedimento specifico del Prefetto. La presenza di tale divieto assoluto rende irrilevante il quantitativo di munizioni detenute, configurando comunque il reato di cui all’art. 697 c.p.

Le Motivazioni

La Corte ha rigettato anche il motivo relativo alla prescrizione, chiarendo che il termine, per un reato permanente come la detenzione di munizioni, inizia a decorrere dal momento del sequestro ed era stato legittimamente sospeso. Infine, è stata respinta anche la doglianza sulla mancata applicazione della particolare tenuità del fatto. Secondo i giudici, il ricorso su questo punto era generico e non autosufficiente. Il giudice di merito aveva implicitamente escluso la tenuità del fatto in ragione della non minimale offensività della condotta, riguardante oggetti potenzialmente lesivi. Le argomentazioni difensive (come la pregressa consegna di armi o la modesta offensività delle cartucce) non erano state supportate da elementi concreti nel ricorso, rendendolo inammissibile su questo punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato parzialmente la sentenza impugnata, escludendo il reato ex art. 650 c.p. per il principio di sussidiarietà. Ha però confermato la responsabilità dell’imputato per la detenzione abusiva di munizioni ai sensi dell’art. 697 c.p., rideterminando la pena in 133,00 euro di ammenda. La decisione sottolinea che un divieto specifico emesso dall’autorità prevale su eventuali esenzioni quantitative previste dalla legge, rendendo illecita la detenzione di qualsiasi quantità di munizioni.

Quale reato si configura se detengo munizioni violando un divieto specifico dell’autorità?
Si configura esclusivamente la contravvenzione di detenzione abusiva di munizioni prevista dall’art. 697 del codice penale. La norma generale sull’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità (art. 650 c.p.) non si applica, in virtù del principio di sussidiarietà.

L’esenzione dalla denuncia per un numero limitato di cartucce si applica anche a chi ha ricevuto un divieto di detenzione dal Prefetto?
No. La sentenza chiarisce che la norma che esenta dall’obbligo di denuncia per la detenzione di un numero di cartucce inferiore a mille non si applica a chi è stato colpito da un provvedimento prefettizio che vieta in modo assoluto la detenzione di armi e munizioni.

Perché la Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente valutato la non minimale offensività della condotta, trattandosi di oggetti (le munizioni) potenzialmente utilizzabili per scopi lesivi. Inoltre, ha giudicato il ricorso su questo punto come generico e carente di autosufficienza, poiché le argomentazioni difensive non erano state adeguatamente supportate da elementi concreti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati