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Detenuto 41-bis: no al lettore CD di notte in cella

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che consentiva a un detenuto 41-bis di tenere un lettore CD in cella anche di notte. La Corte ha stabilito che la limitazione oraria non nega il diritto all’ascolto della musica, ma ne regola le modalità di esercizio per ragioni di sicurezza, una scelta che rientra nel potere discrezionale dell’Amministrazione Penitenziaria e non è sindacabile dal giudice se non manifestamente irragionevole.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lettore CD in cella: la Cassazione definisce i limiti per il detenuto 41-bis

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13097/2024, affronta una questione delicata riguardante i diritti e le restrizioni per un detenuto 41-bis. Il caso specifico verte sulla possibilità di tenere un lettore CD in cella durante le ore notturne, offrendo importanti chiarimenti sulla distinzione tra la titolarità di un diritto e le modalità del suo esercizio in un contesto di massima sicurezza.

Il caso in esame: la richiesta del detenuto e la decisione del Tribunale

Un detenuto sottoposto al regime penitenziario differenziato, noto come “carcere duro”, aveva presentato un reclamo al Magistrato di Sorveglianza. L’oggetto della doglianza era il divieto imposto dall’amministrazione penitenziaria di tenere con sé, all’interno della camera di pernottamento, un lettore di compact disk (CD) senza limitazioni orarie. In particolare, il dispositivo veniva ritirato durante la notte.

Il Tribunale di Sorveglianza di L’Aquila, confermando una precedente decisione, aveva accolto la richiesta del detenuto. Secondo il Tribunale, il ritiro notturno del lettore CD costituiva una misura meramente afflittiva e non giustificata da reali esigenze di sicurezza. I giudici di sorveglianza avevano osservato che il controllo sull’integrità del dispositivo poteva essere agevolmente effettuato durante le ordinarie perquisizioni, verificando semplicemente la permanenza di un sigillo. Pertanto, la limitazione era stata rimossa.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la gestione degli oggetti in cella rientra nel potere organizzativo dell’amministrazione, finalizzato a prevenire usi impropri e a garantire la sicurezza, specialmente durante le ore notturne quando la sorveglianza è ridotta.

I poteri del giudice e dell’amministrazione penitenziaria

Il nodo centrale della questione non era se il detenuto avesse il diritto di ascoltare musica, diritto già riconosciuto, ma chi avesse la competenza a stabilirne le concrete modalità di fruizione. La difesa del Ministero ha evidenziato che la regolamentazione sull’uso di dispositivi elettronici spetta all’amministrazione penitenziaria, la quale deve bilanciare i diritti dei detenuti con le inderogabili esigenze di sicurezza proprie del regime 41-bis, volte a recidere ogni contatto con le organizzazioni criminali esterne.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, annullando senza rinvio la decisione del Tribunale di Sorveglianza. La motivazione si fonda su un principio giuridico consolidato: la netta distinzione tra il “diritto soggettivo” del detenuto e le “mere modalità di esercizio” di tale diritto.

La Corte ha chiarito che il diritto del detenuto, nel suo nucleo essenziale, è protetto e tutelabile attraverso il reclamo giurisdizionale. La sua negazione totale sarebbe illegittima. Tuttavia, le modalità pratiche con cui questo diritto viene esercitato sono inevitabilmente soggette alla regolamentazione dell’amministrazione penitenziaria. Queste regole sono espressione di un potere discrezionale finalizzato a garantire l’ordine, la disciplina e la sicurezza all’interno dell’istituto.

Nel caso specifico, la scelta di ritirare il lettore CD durante le ore notturne è stata considerata una misura organizzativa del tutto ragionevole. La Corte ha sottolineato che durante la notte le attività penitenziarie sono sospese e la vigilanza del personale è ridotta. Permettere il possesso continuo del dispositivo aumenterebbe il rischio di manomissioni o usi impropri, difficilmente controllabili in quelle ore. Di conseguenza, la limitazione oraria non costituisce una negazione del diritto di ascoltare musica, ma una sua prudente regolamentazione. Il Tribunale di Sorveglianza, intervenendo su questa scelta, ha ecceduto i propri poteri, invadendo la sfera di competenza esclusiva dell’amministrazione.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un confine cruciale tra il potere giudiziario e quello amministrativo nel contesto penitenziario. Il giudice di sorveglianza ha il compito di proteggere i diritti fondamentali dei detenuti da violazioni o negazioni ingiustificate. Non può, tuttavia, sostituirsi all’amministrazione nelle scelte gestionali e organizzative, a meno che queste non risultino “manifestamente irragionevoli” o tali da annullare di fatto il diritto stesso.

La decisione di limitare l’uso del lettore CD alle sole ore diurne per un detenuto 41-bis è stata ritenuta una scelta proporzionata e funzionale a scopi di sicurezza, pertanto legittima. Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui le modalità di vita carceraria, pur dovendo rispettare il nucleo incomprimibile dei diritti della persona, possono essere legittimamente compresse per esigenze superiori di ordine pubblico e sicurezza, specialmente in regimi detentivi di massima allerta.

Un detenuto 41-bis ha diritto a tenere un lettore CD in cella 24 ore su 24?
No. Secondo la Cassazione, la possibilità di utilizzare un lettore CD può essere limitata a fasce orarie, come quelle diurne, per ragioni di sicurezza e organizzazione penitenziaria. Il ritiro notturno è una modalità di esercizio del diritto, non una sua negazione.

Il giudice di sorveglianza può annullare una regola della prigione che ritiene eccessivamente punitiva?
Può farlo solo se la regola nega un diritto fondamentale del detenuto o se è manifestamente irragionevole. Non può sostituirsi all’amministrazione penitenziaria nelle scelte organizzative e di sicurezza che sono discrezionali, come la gestione degli oggetti in cella durante la notte.

Qual è la differenza tra un “diritto” del detenuto e le “modalità di esercizio” di tale diritto?
Il “diritto” è il nucleo fondamentale e intangibile (es. il diritto di ascoltare musica). Le “modalità di esercizio” sono le regole pratiche che ne disciplinano l’attuazione (es. gli orari per ascoltare musica). La Corte ha chiarito che mentre la negazione del diritto è illegittima, le modalità di esercizio sono affidate alla discrezionalità dell’amministrazione, purché non siano irragionevoli o tali da svuotare il diritto stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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