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Detenuto 41-bis: Diritto all’acquisto di CD musicali

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso del Ministero della Giustizia contro la decisione di un Tribunale di Sorveglianza che autorizzava un detenuto 41-bis all’acquisto di CD musicali e di un lettore. La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza, stabilendo che il tribunale non aveva adeguatamente considerato l’impatto delle necessarie verifiche di sicurezza sulle risorse umane e materiali dell’istituto penitenziario. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio che dovrà bilanciare più attentamente il diritto del detenuto con le inderogabili esigenze di sicurezza del regime carcerario speciale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenuto 41-bis e Diritto alla Musica: La Cassazione Interviene sui Limiti

Il diritto alla cultura e alla musica per un detenuto 41-bis si scontra con le rigide esigenze di sicurezza. Con la sentenza n. 9668 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema delicato: la possibilità per un soggetto sottoposto al regime di ‘carcere duro’ di acquistare e possedere CD musicali e un relativo lettore. La Corte ha annullato la decisione di un Tribunale di Sorveglianza, sottolineando la necessità di un bilanciamento concreto tra i diritti della persona e le imprescindibili necessità di controllo e sicurezza.

I Fatti del Caso

Un detenuto sottoposto al regime speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario aveva presentato un reclamo contro il diniego dell’amministrazione carceraria alla sua richiesta di acquistare CD musicali e un lettore digitale. Inizialmente, il Tribunale di Sorveglianza di L’Aquila aveva parzialmente accolto la richiesta. Il Tribunale aveva riconosciuto la facoltà di acquisto per una certa tipologia di supporti musicali (CD di autori nazionali e internazionali, sigillati e con marchio SIAE), ordinando alla Casa Circondariale di predisporre le necessarie misure per consentirlo.

Il Ricorso del Ministero della Giustizia

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per Cassazione. Il Ministero ha sostenuto che il Tribunale di Sorveglianza non avesse tenuto adeguatamente conto delle peculiarità del regime 41-bis. Secondo il ricorrente, consentire l’uso di tali dispositivi imporrebbe all’amministrazione penitenziaria una serie di controlli complessi e dispendiosi. Tali controlli, volti a prevenire l’introduzione di messaggi o strumenti non consentiti, richiederebbero un significativo impiego di risorse umane e materiali, andando a incidere sull’organizzazione generale dell’istituto. La decisione del Tribunale, quindi, avrebbe invaso la sfera di discrezionalità dell’amministrazione penitenziaria senza una valutazione completa delle implicazioni operative e di sicurezza.

Le Motivazioni della Cassazione sul caso del detenuto 41-bis

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso del Ministero. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene il diritto del detenuto a fruire di elementi culturali non possa essere negato a priori, la sua concreta attuazione deve sempre essere vagliata alla luce delle superiori esigenze di sicurezza che caratterizzano il regime 41-bis. La giurisprudenza ha costantemente affermato che è legittimo il provvedimento dell’amministrazione penitenziaria che nega l’acquisto di dispositivi musicali e lettori digitali, qualora l’organizzazione dell’istituto non consenta di effettuare i controlli necessari a escludere rischi per la sicurezza.

Il Tribunale di Sorveglianza, secondo la Cassazione, ha commesso un errore nel non approfondire l’incidenza pratica della sua decisione. Ha affermato un principio di diritto senza però verificare concretamente se l’amministrazione penitenziaria avesse le risorse e l’organizzazione per implementarlo in sicurezza. La Corte ha specificato che le affermazioni sulle scarse ricadute per l’amministrazione, contenute nell’ordinanza impugnata, erano prive di un ‘sicuro ancoraggio a dati oggettivi e precisi’ relativi all’effettiva organizzazione dell’istituto.

Le Conclusioni

Per queste ragioni, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Sorveglianza di L’Aquila per un nuovo giudizio. Il Tribunale dovrà ora effettuare una valutazione più approfondita e compiuta. Sarà necessario analizzare, sulla base di argomentazioni concrete, l’effettiva incidenza delle attività di messa in sicurezza dei CD e dei lettori sull’organizzazione dell’istituto penitenziario, in termini di impiego di risorse umane e materiali. In sostanza, non basta affermare un diritto, ma bisogna dimostrare che il suo esercizio sia concretamente compatibile con le inderogabili esigenze di sicurezza del ‘carcere duro’.

Un detenuto in regime di 41-bis ha un diritto assoluto ad acquistare e usare un lettore CD e dei CD musicali?
No, non si tratta di un diritto assoluto. La Corte di Cassazione ha specificato che questo diritto deve essere bilanciato con le preminenti esigenze di ordine e sicurezza pubblica, caratteristiche fondamentali del regime 41-bis, che possono legittimamente limitarlo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale di Sorveglianza?
La Corte ha annullato l’ordinanza perché il Tribunale, nel riconoscere il diritto del detenuto, non ha adeguatamente valutato l’impatto concreto che i necessari controlli di sicurezza sui dispositivi avrebbero avuto sull’organizzazione e sulle risorse, sia umane che materiali, dell’istituto penitenziario.

Cosa dovrà fare ora il Tribunale di Sorveglianza nel nuovo giudizio?
Il Tribunale dovrà riesaminare il caso e valutare in modo compiuto e sulla base di approfondimenti argomentativi, se le attività di controllo e messa in sicurezza dei dispositivi musicali siano sostenibili dall’organizzazione dell’istituto, considerando l’effettivo impiego di risorse che richiederebbero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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