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Detenuti 41-bis: acquisto riviste e sicurezza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che consentiva a un detenuto in regime speciale di acquistare qualsiasi rivista. La Corte ha stabilito che le restrizioni, che impongono l’acquisto tramite canali interni al carcere, sono legittime e necessarie per i detenuti 41-bis. Tali misure non violano il diritto all’informazione, ma servono a prevenire comunicazioni illecite con l’esterno e a garantire la sicurezza, impedendo che la stampa diventi un veicolo per messaggi criptici.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Detenuti 41-bis: la Cassazione ribadisce i limiti sull’acquisto di riviste

Introduzione: Il Bilanciamento tra Diritti e Sicurezza nel Regime Carcerario Speciale

La gestione dei detenuti 41-bis rappresenta una delle sfide più complesse per l’ordinamento penitenziario, richiedendo un costante equilibrio tra la tutela dei diritti fondamentali della persona e le imprescindibili esigenze di sicurezza e prevenzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta proprio su questo delicato bilanciamento, affrontando la questione dell’acquisto di riviste e stampa da parte di chi è sottoposto al regime del cosiddetto “carcere duro”. La Corte ha annullato la decisione di un Tribunale di sorveglianza che aveva concesso un’autorizzazione generalizzata, riaffermando la legittimità delle restrizioni vigenti.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto e le Decisioni Precedenti

Il caso trae origine dal reclamo di un detenuto sottoposto al regime speciale ex art. 41-bis Ord. pen., il quale si era visto limitare la possibilità di acquistare riviste non incluse in un elenco prestabilito dall’amministrazione penitenziaria (modello 72). Inizialmente, il Magistrato di sorveglianza aveva parzialmente accolto la sua richiesta, ordinando alla casa di reclusione di consentire l’acquisto di qualsiasi rivista in libera vendita, pur sottoponendola al normale visto di controllo.
Contro questa decisione, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aveva presentato reclamo al Tribunale di sorveglianza, sostenendo che un’autorizzazione così ampia e indiscriminata avrebbe comportato un’attività di controllo insostenibile e avrebbe legittimato una richiesta generica non conforme alla normativa. Tuttavia, il Tribunale rigettava il reclamo. Di conseguenza, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

L’Analisi della Cassazione sul Regime per i detenuti 41-bis

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Ministero, procedendo ad annullare senza rinvio l’ordinanza impugnata. La decisione si fonda su un’attenta analisi delle finalità e della regolamentazione specifica che governa il regime detentivo speciale.

Le Finalità del Regime 41-bis

Il fulcro del ragionamento della Corte risiede nella natura stessa dell’art. 41-bis. Questo regime non è una semplice aggravante della pena, ma uno strumento volto a recidere i legami tra i detenuti appartenenti a organizzazioni criminali, terroristiche o eversive e i membri ancora in libertà. L’obiettivo primario è impedire che, anche dal carcere, possano continuare a impartire ordini e a mantenere il controllo sulle attività illecite dell’organizzazione.

La Regolamentazione sull’Acquisto della Stampa

In questa prospettiva, le norme che regolano l’ingresso di beni dall’esterno, inclusa la stampa, sono di cruciale importanza. La circolare dipartimentale del 2 ottobre 2017 stabilisce chiaramente che quotidiani, riviste e libri possono essere acquistati dai detenuti in regime speciale esclusivamente all’interno dell’istituto, tramite l’impresa di mantenimento o personale delegato. È correlativamente vietata la ricezione di tale materiale dall’esterno, ad esempio tramite pacchi postali o durante i colloqui con i familiari. Queste misure, sottolinea la Corte, non sono arbitrarie ma si basano sulla pluriennale esperienza che ha dimostrato come libri e riviste siano stati spesso utilizzati come veicoli per comunicazioni illecite e messaggi in codice.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che le prescrizioni ministeriali non pregiudicano in modo significativo il diritto del detenuto a informarsi o a studiare. Esse non negano la possibilità di ricevere pubblicazioni, ma la incanalano verso percorsi sicuri e controllabili. Questo approccio, già avallato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 122 del 2017, non viola la libertà di manifestazione del pensiero né il diritto allo studio. Incide unicamente sulle modalità di acquisizione dei beni, proprio per evitare che un libro o una rivista si trasformino in uno strumento per comunicazioni occulte con l’esterno, di difficile individuazione per il personale addetto alla censura.
Pertanto, consentire un acquisto indiscriminato di qualsiasi pubblicazione, come stabilito dai giudici di merito, creerebbe un onere di controllo sproporzionato per l’amministrazione e aprirebbe una falla nel sistema di sicurezza che il regime 41-bis intende garantire. La richiesta del detenuto, se accolta in termini così ampi, vanificherebbe la funzione stessa delle restrizioni.

Le Conclusioni: Prevalenza delle Esigenze di Sicurezza

In conclusione, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: nel bilanciamento tra i diritti del detenuto e le esigenze di ordine e sicurezza pubblica, le specifiche limitazioni previste per i detenuti 41-bis in materia di acquisto della stampa sono legittime e proporzionate. L’annullamento dell’ordinanza impugnata ripristina la piena vigenza delle regole che impongono l’acquisto di libri e riviste esclusivamente tramite i canali interni al penitenziario, considerati l’unico strumento idoneo a garantire il necessario controllo e a prevenire il pericolo di comunicazioni con le organizzazioni criminali.

Un detenuto in regime 41-bis può acquistare liberamente qualsiasi rivista in commercio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’acquisto di stampa (quotidiani, riviste, libri) deve avvenire esclusivamente attraverso i canali interni all’istituto penitenziario, come l’impresa di mantenimento, per garantire il controllo e la sicurezza. Un’autorizzazione generale e indiscriminata è illegittima.

Le restrizioni sull’acquisto della stampa violano il diritto all’informazione del detenuto?
No. Secondo la Suprema Corte, che richiama anche una precedente pronuncia della Corte Costituzionale, queste misure non limitano il diritto a ricevere e tenere pubblicazioni, ma incidono solo sulle modalità di acquisizione per evitare che la stampa diventi un veicolo di comunicazioni illecite.

Per quale motivo è necessario limitare le modalità di acquisto di libri e riviste per i detenuti al 41-bis?
La ragione principale è prevenire che i detenuti utilizzino libri e riviste per inviare o ricevere messaggi in codice da e verso l’esterno, mantenendo così i contatti con le organizzazioni criminali di appartenenza. L’acquisto tramite canali interni e controllati è una misura di sicurezza essenziale per recidere tali legami.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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